Il Timone editore, 2024, pagg. 188. Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo? O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?". Pensieri luminosi Nel vocabolario la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più del dovuto, più del giusto. In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...
Fazi Editore, 2024, pagg.179.
Incipit
"Tutto a un tratto la bocca aveva cominciato a sanguinare e avevo sputato un dente sul palmo della mano. Aveva piovuto tutto il giorno, una pioggia greve e scrosciante, ma in quel momento, a sera inoltrata, le nuvole si serano svuotate.
Sulla lingua avevo avvertito un sapore metallico e, mentre deglutivo e mi raschiavo la gola, dalla finestra del soggiorno vedevo la luna che, come recisa a metà, pendeva a occidente sopra i boschi del Vestmarka. Novembre era agli sgoccioli".
Pensieri luminosi
Per riflettere con voi su questo libro parto dall'immagine di copertina che mi ha molto incuriosito. È un quadro dal titolo Hug (Abbraccio) ed è opera dell'artista uzbeko Alisher Kushakov. Rappresenta, appunto, un abbraccio tra un uomo e una donna di una grande potenza emotiva. È un abbraccio forte, suggestivo, da togliere il fiato. L'uno e l'altra sembrano perdersi un un amore profondo, l'attrazione è tangibile e le loro grandi mani sembrano volere prendere tutto l'uno dell'altra in fisicità, corporeità. Amore senza riserve, incondizionato. Un amore traboccante di passione, rappresentato da quel rosso che invade la copertina, ma in qualche modo disturbante ed è il colore anche del sangue.
Già, perché la storia qui raccontata è una storia di passioni in cui Ingeborg, la donna amata da Tollak, è sua e lui è Tollak di Ingeborg, così come si riconosce lui e come viene riconosciuto dalla comunità in cui vive. Amore totale fino a quando lei scompare misteriosamente.
Ci troviamo in Norvegia, al limitare di un bosco, al limitare al contempo della civiltà.
Ormai Tollak è anziano, alcolizzato, malato e vive in una quasi solitudine in una vecchia casa fatiscente, sporca, con il legno marcio, disordinata così come è lui. Quasi un fantasma del passato, perché è lì che lui vive ancora, quando esisteva Ingeborg, la sua amata.
Ma un giorno tenta di connettersi con il presente, almeno il tempo necessario per rivelare dei segreti ai suoi figli.
Li attende con ansia crescente perché necessitano di risposte, o forse è lui che dopo tanti anni sente un desiderio lancinante di raccontare verità per troppo tempo taciute, nascoste.
Una vicenda che si nutre di amore e tenebra, di mortifica assenza e di amore presente ogni secondo che agli occhi malati di Tollak ha una strana fascinazione, una conturbante sensualità.
Un tempo quella casetta era il nido d'amore per lui e Ingeborg, lontano dalla città, dalle trasformazioni e dal progresso. Per lui bastava il lavoro alla segheria. Un posto quasi magico, dove la natura si mostrava in tutta la sua bellezza selvaggia e selvatica, dove erano presenti animali veri e leggendari.
Una visione bucolica, in cui ci si poteva perdere tra le valli e la brughiera. Luoghi che un tempo avevano attraversato insieme per mano lei così solare, ironica e i suoi fianchi larghi così sensuali, lui più taciturno e introverso, ma anche con una rabbia interna che spesso riusciva a malapena a controllare.
Ad un certo punto la loro idilliaca relazione ha una brusca frenata, qualcosa in Ingeborg si era rotto. Era caduta in uno strano silenzio, molto irritante per Tollak e poi era sparita, incomprensibilmente.
E mentre ripensa tutto ciò aspetta e aspetta i figli. A fargli compagnia nell'attesa c'è Otto, o meglio Oddo, uomo adulto che in realtà ha la mente di un bambino e che lui ha cresciuto come un figlio.
La scrittura del norvegese Tore Renberg ha una potenza incredibile. Narra di amore con rabbia, intensità, magnetismo e ne racconta pure l'odio con le stesse caratteristiche.
Ho letto con l'acceleratore a mille questo libro che mi ha attratta e al contempo turbata, ma che comunque non mi ha fatto desistere dalla lettura. Un modo di narrare acceso con frasi brevi, secche e per questo incisive che descrivono la crudeltà, portando in superficie un mondo interiore cupo, gotico, nero del protagonista.
Ma proprio quel giorno decide di lavarsi, vestirsi con indumenti puliti, in un certo senso redimersi. Un esame di coscienza da condividere con il resto della sua famiglia e la voce della sua coscienza saranno proprio i suoi figli.
Mia Ingeborg, tuo Tollak: aggettivi possessivi di una possessione che come un abbraccio soffoca, trattiene, afferra, costringe, monopolizza ma che non è amore.
Durante la lettura ho immaginato una scala a chiocciola, come un percorso complesso del lettore nel buio profondo della mente di Tollak.
La mia lampada ha illuminato questa frase:
"L'amavo in maniera totale, come nessun altro
uomo ha mai amato una donna e maledico le forze demoniache che me
l'hanno portata via".
Gli oli essenziali da uilizzare durante la lettura:
tre gocce di camomilla e tre gocce di pino silvestre da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per alleviare tensioni nervose e immergersi nelle atmosfere naturaliste del libro.
Un po' di luce sull'autore
Tore Renberg (1972, Stavanger, Norvegia) è uno scrittore norvegese. Ha vinto numerosi premi letterari e i suoi libri sono stati tradotti in ventidue lingue. Ha scritto anche sceneggiature e opere teatrali.
Oltre alla scrittura si dedica anche alla musica: suona in diversi gruppi musicali.
Lo scrittore Tore Renberg
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