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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Una carezza all'improvviso" Francesca Ziliotto.


Historica edizioni, 2023, pagg. 143.


Incipit

"Anna aveva quell'immagine davanti agli occhi. Era impietrita, non sapeva se chinarsi a raccogliere il mazzo di tulipani che le era caduto dalle mani in mezzo alla strada o continuare a fissare quell'uomo, fermo al semaforo col cane guida al seguito, di fronte a lei.
Le ricordava Leonardo, l'uomo che aveva amato per la vita e che, alla notizia che sarebbe diventato cieco entro breve tempo, era misteriosamente caduto nell'Adige e il suo corpo non era mai stato ritrovato".
 
Pensieri luminosi
 
Dopo aver terminato la lettura di questo romanzo, ho fatto un salto temporale negli anni degli studi universitari, quando studiavo concetti psicologici e sociologici e fra quelle pagine ho approfondito il significato di empatia, che è quella capacità di captare le corde emotive dell'altro ed entrare così in sintonia, in una sorta di musicalità percettiva per comunicare in modo sentito e per questo gratificante.
Fra le pagine di questo libro infatti l'autrice Francesca Ziliotto ha aperto le porte a questo grande e importante valore che ha permesso alla protagonista ritrovata, Anna, di avere una sensibilità particolare, che si amplifica al massimo ed è certamente la chiave di lettura per interpretare la storia che si snoda fra le pagine. 
Anna si mette nei panni dell'altro, indossa delle pietre preziose, raffigurate nella copertina, ed illumina il cammino di tante persone, non da ultimo il suo, portando luce. 
La penna, ancora una volta delicata dell'autrice, ci conduce nelle infinite stazioni dell'animo umano di tanti personaggi, già conosciuti un po' nel precedente romanzo, ma anche nuovi, che si sintonizzano con la protagonista e danno vita ad un vissuto interiore poliedrico. Un gioco emotivo che permette, nel momento in cui viene riconosciuto, di vedersi in qualche modo dall'esterno e comprendere che non si è più soli e incompresi. 
Ne nasce così un circolo virtuoso che aiuta a condividere i sentimenti dell'altro immedesimandosi e si allarga, piano piano, da Anna ad una consapevolezza e sensibilità di altri protagonisti della vicenda. 
Anna, e implicitamente Francesca stessa, offre il suo bene che viene accolto e allargato a sua volta.
Questo aspetto mi ha molto colpito, perchè si collega al vissuto di ciascuno di noi; è, per citare il titolo, una carezza che all'improvviso riscalda il cuore, dona sollievo all'anima. Tutto questo è fatto da gesti genuini, semplici, ma non scontati.
Ho scritto fino ad ora del sentimento che pervade il romanzo, l'empatia appunto, che se vogliamo è personaggio importantissimo nella vicenda, che dispiega certe ragioni, rende chiaro il cammino, nonostante la cecità, metaforica o reale che sia. Diventa come un bisogno strisciante che dona sollievo, libertà, giudizio.
L'empatia però si impregna anche di altro nel romanzo.
In questa nuova produzione la scrittrice ci conduce in un cammino strano e misterioso, in cui non mancano i colpi di scena. Un percorso che scorre parallelo alla vita di Anna, ai suoi dubbi, le sue domande che cercano ancora una risposta, alle perplessità del suo amore, alla necessità di avere coraggio nella perseveranza di un futuro da costruire con Tommaso. Ma aleggia nell'aria la presenza-assenza di Leonardo, la sua figura, scomparsa nel primo romanzo, che sembra materializzarsi sotto gli occhi di un'incredula Anna: realtà o immaginazione?
Nel mentre cerca di ritrovare pezzetti di sè, la protagonista è convolta in una curiosa serie di avventure investigative che saranno collegate alle sue vicende personali.
E ancora una volta, a fare da teatro alle diverse visissitudini di tanti personaggi c'è Verona, i suoi angoli magici, le sue penombre, la sua vitalità. 
"Una carezza all'improvviso", è davvero qualcosa che, appunto, come una carezza, ci fa stare bene, diventa terapeutica; una carezza scioglie la tensione emotiva, ci fa percepire di essere importanti in quel luogo, in  quel  momento. 
Una carezza è comunicazione affettiva e, allora, ritorniamo all'empatia che pervade il libro e ha lo sguardo del semplice sorriso, di un buffetto amichevole su una guancia.
Vi invito a leggerlo perchè è composto da piccole istantanee che comunicano una estrema sensibilità, accoglienza, attenzione all'altro, altruismo.
Buona lettura!


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"La sua mente era completamente libera da pensieri e preoccupazioni, come se fosse davvero slegato da tutto, da costrizioni e impegni. Probabilmente questo suo stato di grazia era dettato dal fatto che non poteva essere rintracciato, non aveva né cellulare né tablet né portatile... era solo lui, nella sua essenza, senza filtri o senza un social che potesse mettere in vetrina la sua vita".
 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di limone e tre gocce di eucalipto da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per renderci propositivi nella comunicazione e renderci sensibili all'altro.
 

Un po' di  luce sull'autrice 
Francesca Ziliotto (Verona, 13 maggio 1977) è una scrittrice italiana. Sposata, ha due bambini, Beatrice e Giulio. Laureata in Economia e Commercio, lavora in un'azienda del settore turistico. Pratica tennis e pilates e alla domenica va allo stadio. Le piace il ricamo e soprattutto i libri, specialmente di autrici italiane e partecipa alle presentazioni dal vivo nelle librerie. Le piace molto scrivere.

Bibliografia essenziale
-"Guarda sempre avanti", romanzo (2022).

 

INTERVISTA ALL'AUTRICE

 
Ciao Francesca e ri-benvenuta nel mio spazio letterario. Come è stata la genesi di questo tuo secondo romanzo?
Ciao Elisabetta, innanzitutto grazie per aver investito del tempo nel leggere “Una carezza all’improvviso”. Questo romanzo è stato fortemente voluto dai lettori di “Guarda sempre avanti” che mi hanno letteralmente obbligato a scrivere il sequel, anche se ho dato un taglio più sul giallo proprio perché volevo differenziarlo dal primo. 
 
Per l’idea del titolo da cosa ti sei lasciata influenzare?
Mi sono letteralmente ispirata ai buoni sentimenti di cui c’è tanto bisogno a mio parere in questo momento. Abbiamo tutti la necessità di dare e ricevere carezze, che siano sotto forma di parole, di gesti, di pensieri o di sogni.
 
La copertina riflette la luce armoniosa di cristalli su uno sfondo arancione. Come mai questa scelta? 
La storia ha a che fare con un misterioso furto di gioielli intorno al quale insiste anche la vita di Anna, il suo essere emotivamente forte e debole nello stesso momento, una persona preziosa da averne cura e nello stesso momento da amare e desiderare…
 
La prefazione al tuo libro è di Melissa Bentivegna. Quanto questa persona è importante nella tua vita di scrittrice? 
Anche questa volta ho affidato il mio romanzo alla preziosa prima lettura di Melissa. Il suo punto di vista è sempre stato per me fondamentale, perché come nel primo romanzo mi ha dato lo stimolo e la voglia di “provarci” e di inviare il romanzo ad una casa editrice per richiederne la pubblicazione così con le sue parole e prefazioni ha saputo arricchire i miei romanzi e renderli ancora più accattivanti, dando al lettore il desiderio di leggere il romanzo.
 
La dedica al tuo scritto è per i tuoi figli Beatrice e Giulio. In che maniera ti supportano nella tua avventura di narratrice? 
Insieme a mio marito che mi permette di trovare il tempo di scrivere, i miei figli sono sempre incuriositi da quello che scrivo, e quando ritrovano nel testo qualche aneddoto vissuto dalla nostra famiglia, sorridono e mi stimolano a proseguire questa avventura letteraria in cui mi sento davvero a mio agio.
 
La citazione che introduce la storia recita così: Se non sai che fare delle tue mani, trasformale in carezze” dello psicologo e scrittore francese Jaques Salomé. Come mai ha scelto questo autore e proprio le sue parole? 
Volevo un richiamo forte alla gentilezza , proprio in un periodo in cui bisogna ricordare agli uomini di utilizzare le mani come forma di amore verso le donne e non come strumento di morte: ovviamente mi riferisco ai femminicidi che stanno flagellando la nostra quotidianità e il mondo femminile.
 
In questo tuo scritto ritornano ancora, con un certo trasporto emotivo, le dinamiche amicali e anche qualcosa di più: l’empatia della protagonista Anna che si prodiga ad intercettare quel senso di malessere esistenziale di alcuni personaggi e cercare di favorire in loro la distensione emotiva, attraverso dei “regali” con i quali possano ritrovare serenità. Nella tua esistenza c’è stato qualcuno che ha fatto un grande gesto come quello di Anna nei tuoi confronti?
Testimonianze di affetto e grandi gesti ne ho avuti molti nella mia vita soprattutto nel periodo in cui ho dovuto rialzarmi da una brutta caduta emotiva. Ricordo una cara amica che mi ha portato ad un concerto di Tiziano Ferro a sorpresa e un’altra che mi ha accompagnato in palestra per mesi  per farmi distrarre e cercare di voltare pagina. Sono piccoli gesti che soprattutto in periodo bui ti fanno andare avanti!
 
La cecità di Leonardo, uno dei protagonisti della storia, sembra in qualche modo sottendere il disincanto della sua esistenza. Una cecità che diventa più ampia, quasi il non voler vedere, il non desiderare più nulla. Quando, secondo te, ci rendiamo ciechi  a noi stessi? 
Con questa domanda mi dai lo spunto per una bella riflessione: ci sono persone che egoisticamente tentano di cambiarci e di voler dare il loro tocco negativo  alle nostre vite e alle nostre storie; si deve avere il coraggio di non dar loro la possibilità di  cambiare il nostro modo di essere, avanti sempre e a testa alta lontano da condizionamenti.
 
Ancora una volta Verona è lo scenario del tuo libro, questa volta osservata nella sua fragilità sociale. Quanto, secondo te, c’è ancora da fare per rendere una città  più sicura?
Verona è la città che amo, in cui vivo e imprescindibilmente fa parte di me e della mia storia. Oggi più che mai sotto la lente dell’opinione pubblica per i recenti fatti di cronaca intorno ai poliziotti e le aggressioni in questura. Siamo tutti senza parole soprattutto quando proprio chi dovrebbe difenderti e proteggerti diventa “l’uomo nero”. Speriamo che le tante virtù di Verona, la cultura, i monumenti, il turismo, lo sport, la lirica e  il calore di questa città viva cancellino presto questa macchia tenebrosa.
 
Hai altri progetti in cantiere?
Sì, ho in mente una storia totalmente diversa da questo filone che considererei concluso… ti posso solo dire che riguarda il mondo femminile di generazione in generazione… ma intanto voglio riservare il giusto spazio ad “Una carezza all’improvviso” che penso meriti il suo tempo letterario soprattutto in questo periodo in cui ci approcciamo alle vacanze per una lettura forte ma nello stesso tempo avvincente, un giallo estivo insomma da leggere tutto d’un fiato sotto l’ombrellone!
 
Grazie di aver condiviso le tue riflessioni
Grazie a te!
 
 

 La scrittrice Francesca Ziliotto
 
 
 
 

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