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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Un Airone a Venezia" di Anna Bellini.

 

 

Ventura Edizioni, 2022, pagg. 236.

 

Incipit 

"L'odore del salmastro si mischia a quello della nebbia in questa atmosfera verde liquida che racchiude realtà diverse che appaiono tutte immaginarie. 
La mia casa si spalanca sul canale e quando apro le finestre l'aria color alga entra a fiotti, ma appena le richiudo penetra ugualmente in maniera clandestina, anzi si potrebbe dire che la casa sia impregnata di salmastro e nebbia perfino quando splende il sole".
 

Pensieri luminosi
 
Il viaggio è considerato come un movimento di emozioni, uno spostamento di sensazioni che permette di evadere dalla routine quotidiana. Lo spostare fisicamente il proprio corpo in un altro luogo, spesso nasce dall'esigenza di vedere con gli occhi qualcosa di nuovo ed inedito.
Sono diversi i verbi che possono accompagnarsi alla parola viaggio. Fondamentale è partire, lasciare qualcosa, allontanarsi anche dal dolore. Correlato troviamo il camminare; un percorrere ampio scandito da tappe, che non sono legate solo ad una realtà esteriore, ma soprattutto interiore, spirituale. Ogni viaggio è comunque un viaggio del cuore per cercare sè stessi, per conoscersi, provarsi e in questo mondo interiore magari scoprire i veri valori dell'esistenza. Il viaggio è una dinamicità che convolge tutta la persona; è una strada fatta di gambe, intelligenza, fatica, energie; è una mappa, un itinerario. Un altro verbo che lo accompagna è incontrare i propri bisogni, necessità, desideri, ma è anche incontro con l'altro che si disvela se solo noi lo lasciamo disvelarsi.
Il viaggio porta con sè anche il verbo raccogliere, in cui è possibile riempire di frutti maturi le nostre mani. In un viaggio riflessivo c'è una progressione nella comprensione, perchè ogni esperienza, condotta con la propria coscienza è mediata anche dalle emozioni.
L'insieme di tutte queste sensazioni le ho potute trovare nel romanzo di Anna Bellini "Un Airone a Venezia", che è appunto un viaggio in una città, Venezia, che si dischiude per lo più in luoghi lontani dal "contagio" turistico e ci regala scorci suggestivi ed inconsueti.
La protagonista di questo cammino insolito si chiama Chiara. I labirinti lagunari che ri-percorre scorrono paralleli al suo percorso labirintico nella sua interiorità. Ma tutto è come sviluppato attraverso un sogno, in una rappresentazione ad occhi aperti di ciò che si è sempre desiderato fare e vedere. Chiara affronta un nuovo capitolo della sua esistenza, ne scruta le tracce lasciate in un passato ancora una volta veneziano, ma ora sarà solo suo. Sì, perchè un tempo era accompagnata tra una calle e l'altra dall'enigmatico Matteo che la faceva sentire in continua oscillazione, un moto perpetuo che le regalava struggimento e nostalgia. Ma l'amore per quell'uomo non si poteva catalogare; non era possibile per lui creare dei lacci amorosi. Desiderava, pur nell'amore passionale che le donava, non essere obbligato in nessun modo a richamarla o essere a sua volta richiamato. Esigeva un amore che gli lasciasse la libertà di amare qualcun'altra e la sua bellezza decadente e l'incapacità di essere definita con un solo aggettivo, tanto è eternamente bellissima.
Attraverso una serie di circostanze e strani messaggi che dovrà in qualche modo decifrare, Matteo le farà comprendere ciò che lei non aveva intercettato completamente durante la loro relazione. Grazie a questa avventura fatata, nella protagonista avviene una metamorfosi che la porterà a crescere e parallelamente a sprigionare ancora di più la sua vena di artista, come se Venezia fosse cibo necessario per la sua mente, fucina per le sue idee. Riscoprirà e acolterà con più attenzione la sua voce interiore che la condurrà nei luoghi di un ieri, ma con la consapevolezza nuova dell'oggi, accompagnata da una cara amica. Il posto nostalgico e doloroso del passato diventa coraggio di affrontare le autentiche esigenze, di reinventare la vita.
Il cammino di Chiara a Venezia può diventare anche il nostro percorso che ci permette di perderci per ritrovarci nel cammino dell'esistenza con stupore e un pizzico di ironia, con amicizia e sorrisi, punti di vista diversi che nel romanzo sono rappresentati dalla figura di Tita Nane, un anziano un po' scorbutico, sarcastico ma dall'anima buona che la scrittrice ha ben caratterizzato e che, con il suo intercalare dialettale, ricorda le figure del teatro goldoniano.
Fra le calli, attraverso i ponti, in ogni artistico angolo in penombra, il capoluogo di regione veneto cela il suo fascino ammaliante, immortale. Venezia è la co-protagonista di questa storia che permette di aprirsi all'inaspettato, all'ignoto, alla sorpresa, alla curiosità per ri-trovare i propri tesori nascosti. Ma oltre a vedere, ad osservare nel romanzo si deve tendere anche l'orecchio anche al non detto, in quel pornunciare parole e pensieri che necessitano di una cura e di un'attenzione profonde; solo così si darà nuova luce ad immagini, ricordi.
Gli scorci insoliti di questa città fanno parte di Chiara in maniera totale e amare Venezia è amare Matteo per sempre. 
Il suo viaggio è così diventato un desiderio che si fa sguardo.
L'autrice con penna sensibile, ma soprattutto dosando poesia e studio delle fonti storico-linguistiche ci restituisce lo specchio riflettente della bellezza, che ha i connotati di una città unica al mondo. Venezia per essere realmente osservata esige un cambio di sguardo; non  quello del turista ma appunto del viaggiatore, che si lascia invadere perché essa è dono di splendore rilucente.
Mentre leggevo questo libro ho ricordato il film di Silvio Soldini "Pane e tulipani" che con delicata poesia offre anch'esso scorci di una Venezia insolita, vista con gli occhi stupiti della protagonista Rosalba che candidamente afferma di non esserci mai stata. L'interlocutore la guarda stupefatto e le chiede "Davvero non è mai stata a Venezia?" 
Rosalba rimedierà subito.
Una piacevole nota curiosa a fine libro sarà regalata ai lettori che sceglieranno di leggere questo romanzo, ma non dico di più!
Buona lettura!


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"La sera è tiepida e luminosa, le finestre aperte sulle calli lasciano intravedere la vita che scorre al di là dei muri che quasi si toccano, i recinti dei giardini traboccano glicine, che fiorisce di un timido viola, mentre le mimose cominciano a spegnere il giallo, i capitelli incastonati negli spigoli delle case che dividono i canali sono avvolti dal rumore dell'acqua, che mormora una preghiera e detta il tempo dei passi che si adeguano perdendo la frenesia da terra ferma".
 
 
Gli oli essenziali da utlilizzare durante la lettura:
tre gocce di pompelmo e tre gocce di cannella da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per prendere forza nei periodi meno facili e riscaldare i sentimenti.
 

 
Un po' di luce sull'autrice
Anna Bellini medico veronese, scrive, dipinge, recita. Da molti anni è attrice di teatro e si esibisce sia in Italia che all'estero con commedie classiche pirandelliane, shakespeariane, goldoniane sia con il cabaret ed è una apprezzata pittrice. Ha seguito i corsi di  pittura del Centro di Educazione Artistica di Verona, completando la sua formazione nei maggiori musei d'Europa tra cui Parigi, Bruxelles ma anche Hong Kong e Doha. 
 
Bibliografia essenziale 
- "La casa dei Monti dei Santi", libro per ragazzi (2003);
- "Il colore dei nomi" libro per ragazzi, (2008);
- "Anni e il mistero delle uova di gelsomino", libro per ragazzi (2008); 
- "Chebba e ritorno", romanzo (2010);
- "A tempo di blues", raccolta di poesie (2011);
-"Breviario ferroviario. Nostalgia d'infinito", romanzo (2011); 
- "Le avventure di una strega madrina", libro per ragazzi (2011);
- "Delirio erotico in versi liberi", raccolta di poesie (2012);
- "Nostalgia d'infinito", romanzo (2013);
- "Acqua terra fuoco",  raccolta di poesie (2013);
- "Le avventure di Squizzi nel Bosco della Fontana. Storia di una ricerca scientifica", libro per ragazzi (2013);
- "Arlecchino allo specchio", romanzo (2014);
- "Di me stessa musa", raccolta di poesie (2016);
- "Amare Picasso", raccolta di poesie (2016);
- "Marea nera", libro per ragazzi (2019);
- "Corona per Corona" (2020) romanzo;
- "Viviamo tutti in una bolla", raccolta di poesie (2020).


INTERVISTA ALL'AUTRICE
Ciao Anna e benvenuta nel mio spazio letterario. Vuoi parlarci  un po' di te? 
Ciao e grazie per avermi invitata qui. Parlare di me richiederebbe un sacco di tempo data la mia"vetusta età", ma sintetizzando al massimo ti dico che sono un medico, scrivo, dipingo, e recito.
 
Come è stata la genesi del tuo romanzo?  
Due sono gli scopi che stanno alla base del mio romanzo: far conoscere Venezia al di là dei soliti percorsi turistici invogliando la gente a cercare luoghi diversi da esplorare e visitare, e rendere omaggio a un'artista scomparso anni fa che ha amato Venezia e mi ha aiutata a scoprirla in modo diverso da quello tradizionale. 
 
Quale suggestione ti ha indotto a scegliere questo titolo?
Il titolo nasce da un soprannome. A Venezia tutti ne hanno uno e il protagonista del romanzo viene chiamato Airone per le lunghe gambe e le braccia che aperte sembrano delle ali.

 
L'immagine di copertina, una tua fotografia, mi rimanda un'immagine di Venezia che vine alla luce dopo la penombra... 
Ho scelto quella foto perchè se osservi le linee, formate dalla punta della gondola e dall'arco del ponte che le sta davanti, richiamano l'idea dell'ala. Per quanto riguarda il gioco di luce e ombra è quello che c'è nel libro, realtà e mistero si alternano fino allo svelamento finale.
 
La dedica del tuo scritto è:"Amo Venezia e ho amato un Airone dedicato a entrambi". Questi protagonisti che valore hanno per te?  
Entrambi i protagonisti hanno valore, per me è chiaro. Venezia perchè è la mia città di adozione fin da quando la vidi all'età di tre anni e da allora non sono più riuscita a farne a meno e l'Airone perchè mi ha trasmesso la sua Venezia e mi ha lasciato in dono la capacità di vederla e viverla in un modo diverso.
 
Il libro è un omaggio sentito a Venezia. Se dovessi descriverla con una parola quale sarebbe e perchè?
Venezia è magia. In tutti i sensi. Una città sull'acqua che sopravvive all'acqua per secoli e resiste alle orde dei turisti e ai tentativi di distruggerla, di ogni tipo, non può che essere magica.
 
La scelta narrativa di utilizzare, in alcune parti del racconto, il dialetto veneziano che valore aggiunto ha portato secondo te? 
Per quanto riguarda il dialetto, che in questo caso si rifà a quello settecentesco di Goldoni, ha due funzioni. La prima è un omaggio al teatro di Goldoni e ai suoi personaggi ai quali mi sono ispirata per tracciare alcuni caratteri come quello di Tita Nane che occhieggia al "Sior Todaro Brontolon" oppure a "I Rusteghi".
La seconda funzione è narrativa perchè i due personaggi che parlano in dialetto mai e poi mai avrebbero usato l'italiano. Il dialetto è la prima lingua con la quale alcuni di noi vengono in contatto e rimane la lingua più profonda, quella che aiuta a esprimere meglio le emozioni.
 
Quanto di Chiara, la protagonista, c'è in te e invece quanto si discosta? 
Chiara l'ho costruita col mio desiderio di vivere a Venezia e ho creato un personaggio che il desiderio lo ha realizzato. È  un'artista e crea quadri e quindi le ho attribuito una delle mie arti, ha amato un Airone e insegue il suo ricordo in giro per Venezia, cosa che spesso mi trovo a fare pure io.
 
Cosa significa per te scrivere? 
Scrivere è come leggere, se non scrivi e non leggi vivi una sola vita, se leggi e scrivi, ne vivi molte altre. Io scrivo perchè da sempre raccolgo e invento storie e quindi prima o poi le devo trasferire sulla carta. A quel punto vanno in giro con le loro gambe, non rimangono più chiuse nella mia testa, qualcun altro le legge e le vive e il ciclo continua.
 
Hai altri progetti in cantiere?
I progetti in cantiere sono sempre più di quanti la mia testa riesca a contenere. Sto finendo di scrivere un altro romanzo, sempre ambientato a Venezia in un vecchio palazzo nobiliare che sta andando in rovina in cui le storie dei suoi abitanti s'intrecciano fra di loro. Sempre Venezia e i suoi percorsi alternativi, un sacco di storie di vita di tutti i giorni, ancora il surreale perchè a Venezia i fantasmi sono di casa, e anche un sacco di... gatti.

Grazie di aver condiviso le tue riflessioni.
Grazie a te.
 
 

 La scrittrice Anna Bellini

 

 

 

 

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