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"Hypsas" di Valerio Mello.

 "Hypsas", Edizioni Ensemble, 2024, pagg. 55. "Incontro i morti sui margini dentati delle foglie, ospiti e pietrisco più brillanti - centellinando le veglie, perché i nomi vanno incontro a ciò che si ripete; e il sole di Eraclito è nuovo tutti i giorni. Quieta pulsione di ogni luogo, le acque sono tiepide e danno esile diadema, dolce fissità degli occhi ; morbide sculture sul bianco di parete accolgono corpi liberi"... Pensieri luminosi La raccolta di poesie di Valerio Mello è un percorso immersivo nella natura e del suo potere rigenerante, correlato però anche ad una visione particolare e aulica, quella delle antiche divinità che si trasformano  esse stesse in poesia. Un percorso di parole e immagini che come quadri astratti e simbolici accompagnano il lettore in una dimensione onirica. Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato leggere della terra, di alberi, di erba, di pietre secolari che si intersecano nella millenaria conoscenza, con la civiltà del sapere. Una

"Senza nessun senso di colpa" di Barbara Del Sordo.


PAV EDIZIONI, 2022, Pagg. 165

 

Incipit

"Sono nata durante l'età vittoriana, l'epoca della Noblesse Oblige, dove l'élite nobiliare si sentiva in dovere di governare la società per eredità, familiarità e discendenza. Niet'altro che un'apparenza di moralità esterna al mondo celata da fenomeni come la prostituzione e lo sfruttamento minorile".

 

Pensieri luminosi 

Il senso di colpa è un sentimento che produce, quando ne siamo coinvolti, un grande malessere, dispiacere ed è la voce della nostra coscienza che in un certo senso ci parla e predispone ad una crudele autocritica di noi stessi. L'abbiamo sperimentato tutti almeno una volta nei confronti dell'altro: un familiare, un amico, un conoscente, un figlio. Mi voglio soffermare sul senso di colpa riferito alla parola figlio (qui declinato al femminile) che secondo me, in una visione più ampia, diventa il filo conduttore di questa storia che è specchio della vita, almeno in parte della stessa autrice, o meglio del sentimento che l'attraversa. Una trama che parte lontano nel tempo (siamo nell'epoca vittoriana) e nello spazio (una Londra descritta nella sua periferia povera e degradata) e che arriva fino ai nostri giorni, nel nostro Paese.
Nelle prime pagine del romanzo ho incontrato la giovane Margaret, figlia non desiderata, un intralcio, un peso per chi vede la vita come un cammino difficile, estremamente povero. Vive, o meglio sopravvive, con un padre e una madre che riversano nei numerosi figli le loro frustrazioni, le loro pochezze non solo economiche ma soprattutto affettive. Non c'è posto per la gentilezza, la bontà, la cura, la sensibilità. L'unica cosa è andare avanti giorno dopo giorno, in un modo o nell'altro, spesso senza nessun ritegno morale. In quel tugurio sporco e puzzolente si respira solo disprezzo e indecenza senza fine.
La giovane Margaret in quel trascorrere del tempo, deprivato di qualsiasi contegno morale, decide che lei non sarà mai come la propria madre; sente fortemente il desiderio di allontanarsi da un presente senza luce e promette a sè stessa di fare di tutto per realizzare il sogno di diventare ricca, poter permettersi qualsiasi cosa desideri. Non vuole più patire la fame, il freddo, il disonore, la prepotenza. Sente che se diventerà qualcuno dovrà farlo anche a costo di trasformare la sua indole; si lascerà guidare dall'astuzia, dal tornaconto. Inizia a serpeggiare in lei il desiderio di vendicarsi del mondo perchè il mondo è stato crudele con lei. In maniera cosciente inizia ad allontanare, con una certa rabbia e risentimento, l'embrionale personalità generosa e sensibile per apparire invece sfrontata e utilizzare qualsiasi mezzo per scalare la piramide sociale.
Ma il destino avrà in serbo per lei ben altre strade che la condurranno dentro sè stessa e farle così ritrovare tutto il bene che lei possedeva in quel male familiare. Si ritroverà pronta a trasformarsi, a prendere coscienza che il mondo non è contro di lei, pronto a farle del male. Un po' alla volta cresce in lei l'attenzione per l'altro, il desiderio di raccontarsi, sì perchè anche la sua vita è degna di attenzione, di cura, di sostegno. Percepisce, grazie anche ad una amicizia importante, che anche lei vale e non servono corazze per mascherare la fragilità e il dolore. Un tesoro di amica ascolterà la sua storia e l'accetterà per come è. Margaret ri-vive così e impara ad essere forte per sè stessa, abbandonerà il suo guscio protettivo per abbracciare il bene che è nell'altro; lo riconoscerà nei gesti gentili in quello sguardo che le farà battere il cuore e andrà lontano fino nelle Indie per proseguire la sua vita degna di essere vissuta.
Desidero però riflettere, al di là dei particolari della trama che lascio a voi scoprire, sul significato altro che questa vicenda racchiude. 
Ho accennato prima alla parola figlio. Ecco, il cardine di questa storia, quella di Margaret, figlia si innesta in quella di un altro figlio, quello della stessa scrittrice, disabile e tutto il percorso di comprensione e accettazione di una realtà difficile.
Come Margaret anche Barbara si è chiesta "Perchè accade a me tutto questo?" "Devo aver dei sensi di colpa per quello che sto attraversando?" Una traiettoria personale che ho percepito come la consapevolezza, giorno dopo giorno, di qualcosa che si trasformava da complesso in altro. Le privazioni di Margaret, della sua sofferenza, pur nella diversità, racchiude le stesse sensazioni che la stessa autrice ha provato. Il disagio di Margaret credo sia stato anche quello di Barbara, avvolta da pensieri negativi, da strade tutte in salita, da vicoli ciechi, da finestre pesanti da aprire per far entrare la luce, nuova aria, ossigeno vivificante.
Il doppio filo di rinascita di Margaret e di Barbara si incastra in un meccanismo narrativo che ha un impatto molto forte e riconduce come un cerchio al titolo stesso. Come un percorso ad anello esse ritornano sui loro passi, ma i passi non sono quelli di prima. Si sono fatti più decisi, hanno incontrato altri passi con cui condividere un cammino, altre braccia con cui condividere un peso. Si tratta di una evoluzione umana che oscilla, come la scrittura dell'autrice, tra semplicità e complessità. Barbara come Margaret si racconta a noi in tutta umiltà, si dona in tutta la sua fragilità ma anche nella sua forza di cambiare la visione dell'orizzonte che, come un lampo, illumina il cielo e trasforma la difficoltà del vivere in desiderio di vivere, perchè la vita come afferma Barbara: "Va vissuta giorno dopo giorno, con forza e vigore, perchè nulla deve essere dato per scontato, perchè nessuno ci può dire cosa sia giusto o sbagliato se non il nostro cuore".  

La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Grazie alla passione per la lettura ho scoperto nuovi mondi, ho potuto ampliare le mie conoscenze, confermare i miei principi e a volte stravolgerli. I libri sono la mia famiglia, i miei sogni irrealizzati, il mio rifugio e, nello stesso tempo, il portale per la mia libertà".
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di mandarino e tre gocce di cannella da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per ritrovare una certa armonia interiore e dare valore ai momenti importati della nostra vita.
 
 
 
Un po' di  luce sull'autrice:
Barbara Del Sordo (6 gennaio 1973) è una scrittrice italiana. É una mamma e svolge la professione di Educatrice professionale, esperta nell'intelligenza emotiva. Ama il silenzio, la nebbia e la montagna. Le piace molto leggere e dipingere, in particolare volti di donna.
 
 
Bibliografia essenziale
- "Dal Kenia a Parigi - Le avventure di Bes" (2018), libro per bambini;
- "La danza marina dei sogni - Le avventure di Bes"(2020), libro per bambini;
- "Le arpie delle panchine verdi - Le indagini di Bia"(2023), racconto per bambini.
 
 
INTERVISTA ALL'AUTRICE
 
Ciao Barbara e benvenuta nel mio spazio letterario. Vuoi parlarci un po’ di te? 
Ciao prima di tutto grazie per il tempo che hai dedicato al mio libro ed ora a me. Sono una donna di 50 anni. Sono una mamma di due figli di cui uno autistico e come lavoro svolgo l’educatrice professionale e lavoro (dura chiamarlo così…) con ragazzi e bambini speciali come il mio. 
La mia più grande passione è l’arte adoro dipingere, visitare mostre, città e tutti i suoi musei, amo gli artisti di strada e quelli che come me almeno ci provano. La scrittura mi ha sempre accompagnato già dall’infanzia. Mi auto scrivevo favole o fiabe, illustrazioni incluse. Diventata grande grazie alla Buendia Books che ha scelto il mio primo racconto e grazie anche a mio figlio maggiore Giorgio, che mi ha spronato a provarci, sono entrata nel mondo dei piccoli scrittori. I primi due libri editi dalla Buendia Book sono due piccole “fiaschette" raccontano le avventure di un elfo Bes (elfo dei bei sogni) che entra nel mondo dei sogni dei bimbi e li fa viaggiare in un mondo fantastico affrontando in modo divertente le loro paure, incertezze. 
Poi è nato “Senza nessun senso di colpa “ per noi grandi ed infine “Le Arpie delle panchine verdi – Le indagini di Bia” edito dalla casa editrice Infinito Edizioni . 
Insomma cerco, tranne che con il romanzo, di vivere ancora in un mondo divertente e più semplice. Anche perché adoro le cose semplici, amo la nebbia, il silenzio, il mare d’inverno, lunghe passeggiate in montagna o presso fiere e mercatini, così come le torte alle mele. 
 
Come è stata la genesi del tuo romanzo? 
L’idea è nata dopo lunghe riflessioni durante i Lockdown. Ho deciso un giorno di guardare mio figlio che, disperato, saltava e piangeva per la chiusura di tutte le attività e di affrontare i miei sensi di colpa. Prima iniziando da lui, mi sono chiesta “Ho fatto e faccio tutto per lui?” “Cosa posso fare? Potevo dare di più? 
Poi ho rivoluzionato la mia mente, come quando decidi di mettere apposto la libreria. Così ho analizzato le mie amicizie, i miei famigliari, i rimpianti, i rimorsi, scoprendo che mi caricavo di un bagaglio non indifferente di "Sensi di colpa" per aver fatto dei no una cosa inutile. Allora ho pensato "Chi nella vita può permettersi di non provare sensi di colpa?" Ecco come è nata Margaret. 
 
Prendendo spunto dal titolo, che significato assume per te “Nessun senso di colpa”? 
Nessun senso di colpa assume un significato in apparenza semplice. Partendo dal fatto che i sensi di colpa non sono altro che i nostri pensieri negativi o meglio di giudizio negativo verso noi stessi, i sensi di colpa non esistono. Esistono le colpe o no.

La copertina del libro è stata realizzata da te. Cosa rappresenta? Sì, il disegno è stato realizzato da me, raffigura una donna che sta affrontando i suoi sensi di colpa, ma in modo positivo, immersa nei colori e nelle ampie vedute di se stessa .

La protagonista del tuo scritto, Margaret, ha una evoluzione interiore importante nel dipanarsi della vicenda. Può un risentimento come il suo trasformarsi in qualcosa di costruttivo anche per ogni essere umano nella vita di tutti i giorni? E come? Certo, io sono la prova. La disabilità può portare le persone ad odiare il mondo o il prossimo, oppure amarlo ancora di più. Io grazie a mio figlio ho imparato ad aspettare, a parlare e capire linguaggi diversi come quello del corpo, a riscoprirmi molto più sensibile di quanto pensavo, così come più testarda e forte. Amo tutte le persone e non riesco a vivere nell’odio o astio, non ne sarei capace. 
 
Il romanzo è ambientato in parte a Londra e in parte in India. Come mai hai scelto questo tipo di ambientazioni? 
Ho scelto queste ambientazioni, perché avrei voluto esserci io su quel treno, su quel traghetto e vivere in modo da benestante quel periodo storico. 
 
La lettura di diversi romanzi famosi fanno compagnia alla protagonista durante un suo lungo viaggio. So che anche tu ami molto leggere. C’è un romanzo, fra i tanti, che ricordi con maggior piacere? 
Il mio preferito, "ll Diario di Camilla Claudel" una donna ebrea pittrice, scultrice che i suoi genitori hanno fatto trasferire in America da Parigi a causa del nazismo e dove ha incontrato il suo amore. Anch’esso un’artista. Amore, arte, storia insieme, insomma una pozione magica.
 
Il romanzo traccia un quadro particolare sulla figura della donna dell’Ottocento, oggetto di soprusi ma anche libera di decidere della propria vita. Secondo te le donne di oggi quali traguardi hanno raggiunto e quali devono ancora raggiungere? Mamma mia, ci vorrebbe un libro per rispondere a questa domanda. Il problema è che in realtà siamo sempre legate in primis a retaggi culturali. Prima brave donne, poi brave mamma, brave lavoratrici, brave nonne, brave zie etc. Insomma sembra quasi che tutte noi abbiamo già prestabilito un percorso di vita. Forse a volte siamo le prime a non credere in noi stesse. In più non possiamo negare che il maschilismo è presente e reale. 
 
Cosa significa per te scrivere? 
Scrivere è un momento di pace per me. Lo faccio in macchina mentre aspetto mio figlio durante le terapie, lo faccio per potermi creare uno spazio mio, ma senza togliere tempo a nessuno. 
 
Hai altri progetti in cantiere? 
Si, partecipare ad un antologia con un racconto e delle poesie, un altro romanzo che mi sta girando in testa per ora, ma che voglio scrivere e poi si vedrà a volte nascono dentro di me così per caso.

Grazie per aver condiviso le tue riflessioni.
Grazie a te.
 
 

 La scrittrice Barbara Del Sordo

 

 

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