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"Case rosse" di Alberto Coco

  LuoghInteriori editore, 2023, pagg. 216. Incipit "Sono inginocchiato nel sedile posteriore della Fiat 1100 color verde oliva di papà. Mia sorella Olga si è sistemata al mio fianco nella stessa posizione. Attraverso il finestrino guardiamo l'ingresso del civico 9 di viale Monza. Mamma si è fermata a parlare con le cornacchie allineate davanti al portone d'ingresso. Stringe mani, abbraccia, si asciuga le lacrime. É un addio, il mio primo addio. Non so bene cosa sia.  Papà mi ha spiegato che è un saluto che fai quando poi non ti ti vedi più per tanto tempo. Mi farà male, ne sono sicuro. A me fa già male il ciao che dico a Dante la sera. Sembra far male anche a mia sorella: ha il labbro inferiore che tremola come un budino alla fragola. Se piange lei - lei che non piange mai - io piangerò almeno il doppio. L'addio mi riempie di vuoto, mi strige la gola con un nodo". Pensieri luminosi Vi è mai capitato di ascoltare una canzone e fra un ritmo e l'altro la mente ap

"Norwegian blues" di Levi Henriksen.


 

Casa editrice Iperborea, 2017, pagg.384.

Titolo originale "Harpesang".

Traduzione di Giovanna Paterniti.


Incipit

"La prima volta che vidi i fratelli Thorsen fu in chiesa a Kongsvinger. Mi trovavo lì per fare da padrino a un battesimo, e raramente avevo avuto un peggior faccia a faccia con una domenica mattina. La sera prima era finita in un disastro totale. Un gruppo di musicisti locali - che a detta del padre del battezzando avevano fatto più di qualunque altra band norvegese per modernizzare il blues - aveva tenuto un concerto privato. Ma come produttore discografico ho un palato un po' più esigente degli avventori mezzo sbronzi dei pub, e quel tentativo di servire roots music in veste nuova mi aveva solo spinto a cominciare a bere".

  

Pensieri luminosi 

Vi siete mai vestiti a strati? O avete mai utilizzato quella espressione dal significato simile e dal profilo gastronomico "vestirsi a cipolla?" É la modalità di indossare diversi capi di abbigliamento, uno sopra l'altro, così da potersi svestire o coprirsi e che protegge, in ogni caso, il nostro corpo offrendo quella sensazione di benessere confortevole a seconda delle condizioni atmosferiche. 
Desidero partire da questa considerazione per riflettere su "Norwegian blues" di Levi Henriksen.
Un romanzo che ho vissuto appunto come una stratificazione; pagina dopo pagina lo scrittore, nonchè musicista (aspetto da non sottovalutare in questa narrazione), mi ha aiutata a togliere  uno strato dopo l'altro fino a raggiungere il cuore di una vicenda che ho assaporato un po' alla volta, gustando ogni pezzettino che scivolava via colmo di valore. Ogni strato che se ne andava mi ha accarezzato l'anima donandomi delle sensazioni dolci e carezzevoli. 
Il protagonista Jim Gystad, quarantenne discografico di Oslo si sente un po' in declino, a disagio in quella sua professione di talent scout che non sembra più stimolarlo come un tempo. Secondo lui ormai il mercato discografico in generale si è appiattito ed è vivo solamente a fini commerciali, ma vuoto di anima, di quella particolare originalità creativa che non è data solo di suoni ma anche di parole di spessore, presenza artistica, magia interpretativa. Ormai la musica è diventata solo business.
Un giorno però, durante una sua partecipazione ad una cerimonia battesimale, dopo aver trascorso una notte difficile a causa di una memorabile ubriacatura, sente un canto celestiale diffondersi fra le navate della chiesa; voci che solo ad ascoltarle gli creano uno struggimento tale da non capire esattamente se è ancora in preda ai fumi dell'alcol o è reale ciò che sta accadendo. Alza lo sguardo per ossservare chiaramente chi possiede un tale dono divino per averlo scosso da un così profondo torpore.
Vede tre persone anziane, un uomo e due donne che, a celebrazione terminata, scivolano verso l'uscita senza troppi convenevoli, quasi a voler essere immediatamente assorbite dall'ombra, poter tornare nell'oblio della dimenticanza. Jim però non vuole lasciar andare quel miracolo vocale a cui ha appena assistito e domanda alla Pastora della chiesa Pentacostale norvegese chi sono. 
Si tratta dei tre fratelli Thorsen: Timoteus, Tulla e Maria. 
Da quel momento la vita del discografico, arrivato ad un punto morto nei suoi ingaggi musicali, brama di conoscere di più di quelle talentuose ugole e rinasce in lui il desiderio fortissimo di rimettersi in gioco, di sfidare la sorte e vede ben delineato il suo futuro prossimo: far ritornare alla ribalta i tre fratelli; questa azione sarà il riscatto della sua anima dormiente. Sente di essersi riappropriato di quell'orecchio miracolosamente stappato, che ora sente, ascolta, percepisce essere tornato talentuso. Li vuole assolutamente approcciare e proporre loro un contratto discografico.
Ma l'avvicinamento ai tre fratelli non sarà così semplice come aveva immaginato. Sono sì degli ottuagenari ma hanno più tempra, personalità e carattere di tutti gli adolescenti messi insieme.
Lo scrittore ci racconta di Jim e i suoi approcci tragicomici nei confronti del trio e del suo comunque indefesso obbiettivo da raggiungere. A qualunque costo deve parlare con loro, sapere tutto delle loro vite. Arriva persino a cambiare città e si trasferisce in un appartamento nei dintorni della loro abitazione, lavorando come elettricista nei ritagli di tempo.
Il trio rimane per molto sulle difensive, soprattutto Timoteus, ma percependo in Jim un entusiasmo sincero, si lasciano un po' alla volta attraversare da una ventata di freschezza e novità; vengono coinvolti da un  progetto per un loro ritorno alle scene. 
Strato dopo strato gli anziani cantanti si raccontano a Jim e a me con poetica nostalgia e lo scrittore ne definisce tutta la loro grandezza nascosta dietro da un insieme di dolore, scelte difficili, momenti memorabili di una vita vissuta intensamente attraverso quel mitico tour negli Stati Uniti di molti anni prima, nel quale hanno confermato il loro talento, che non è stato solo determinato da note e melodie ma è la qualità stessa di quelle melodie e note; è la loro personalità che rende quei ritmi spirituali indimenticabili, perchè loro offrono un  valore aggiunto che è interpretazione, gestualità, sguardi d'intesa; un trio composto da tre persone che diventano in ogni concerto un unico gesto, una sola voce, per offrire qualcosa  davvero indimenticabile. Nella loro vicenda artistica hanno gettato dentro i loro chiaroscuri, le loro sfumature, le scelte di vita controcorrente. Timoteus, Tulla e Maria sono ben caratterizzati e le loro corazze contengono vicende dolci, malinconiche e particolari scelte.
Ho davvero immaginato con estrema chiarezza i tre fratelli sul palco che è il palco della vita, e li ho ascoltati cantare, ossia raccontarsi dentro una nota colorata o sfumata; una sonorità densa di significato che sembra mescolarsi con i dialoghi stessi caratterizzati da una musicalità propria. Cantare come parlare, parlare come cantare in una onesta testimonianza. La penna dell'autore mi ha davvero coinvolta per l'originalità di raccontare come musica e vita hanno un legame davvero profondo e apparentemente invisibile. Fare musica non è soltanto registrare dei brani ma è avere anche quella capacità immersiva di fondersi con i propri pensieri, catturare un momento intimo e donarlo agli altri. Il trio Thorsen ha donato valore aggiunto  e un profilo interpretativo che ha dato sostanza e forma a ciò che volevano esprimere, alle emozioni che comunicavano perchè prima quelle stesse emozioni avevano attraversato i loro corpi e le loro anime, nel processo di creazione. Con loro sul palco la musica diventa un'esperienza imperdibile perchè nella loro ricerca, nell'approcciarsi agli strumenti, nel giocare con le loro voci hanno raccontano il loro mondo agli altri, ma non a tutti, solo a chi è capace di ascoltare con profonda sensibilità. Hanno avuto nel tempo la straordinaria capacità di smuovere dentro qualcosa in chi li ascoltava, una specie di racconto emotivo che ha avuto in Jim l'effetto di uno specchio nel quale rispecchiarsi e riconoscersi. Esplosione di emozioni, canzoni come presenza viva, suoni e voci intelligentemente calibrate; talento che diventa nel tempo ancor più seducente e gratificante. Come il vino invecchiando diventa più buono, così le voci dei fratelli nella senescenza si sono fatte ancor più dense, ricche di sfumature infinite, tutte da acoltare.
Una immersività sonora che nel romanzo dello scrittore diventa anche immersività nella natura che in un certo modo parla a Jim, nella sua altrettanto varia musicalità fra i rami scossi dal vento, e in quell'affondare nel fiume, un norvegese Mississippi dove bagnarsi nel blues di cui ha bisogno. Una specie di battesimo purificatore per lui per agognare ad una nuova esistenza, ad altrettante nuove sinfonie tutte da ascoltare.
Il romanzo è un veicolo poetico anche per la stagione autunnale della vecchiaia, delle sue caratterizzazioni a piccoli passi così come l'amore che l'avvolge, ma vibra ancora di una esplosione di sensazioni e suggestioni e ancora ho percepito nell'autore il profondo orgoglio di essere norvegese, in quel raccontarsi leggero ma che ha radici profonde, tutte da scoprire e che sono lì da secoli.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Gli strumenti plasmavano la melodia in modo suggestivo, ma fu solo con l'attacco delle voci che la canzone diventò una casa. La prima, femminile e acuta - non poteva essere che Tulla - innalzò le pareti. Poi il contralto di Maria prese il sopravvento mentre Tulla si adagiava sulle ultime parole di ogni verso. Arrivati al ritornello si aggiunse Timoteus e le tre voci si fusero in un'armonia perfetta che mi avvolse come raramente mi era capitato. Anzi, non è esatto dire che la voce di Timoteus si aggiunse e basta: non faceva che crescere e crescere, risalendo dalle fondamenta dell'essere umano fino a posarsi come un tetto sulle voci di Tulla e Maria".
 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di tea tree e tre gocce di menta da utilizzare nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per riattivare il corpo e la mente.
 

 

Un po' di luce sull'autore
Levi Henriksen (Kongsvinger, 15 maggio 1964) è uno scrittore e cantautore norvegese. É stato un giornalista per  otto anni su un giornale locale  a Kongsvinger, una piccola città che appare in gran parte dei suoi libri, prima di diventare autore a tempo pieno. Nel campo  musicale combina una voce maschile forte, a volte aggressiva con vulnerabilità.

 
Bibliografia essenziale
 
- "Feber" (2002), raccolta di racconti;
- "Il lungo inverno di Dan Kaspersen", (2020).



 
Lo scrittore Levi Henriksen
 
 
 
 



 

 

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