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"Un cuore di smeraldo in eredità" di Melissa Bentivegna

    Historica Edizioni, 2023, pagg. 220.    Incipit   "Ester Mineo iniziava ogni giorno come un'ospite che entra nel mondo in punta di piedi. Non poteva sapere che quella mattina, un passo dopo l'altro, sarebbe andata incontro a qualcosa di impensabile. Che tutto stesse per finire, non poteva immaginarlo.  Quello era decisamente un giorno diverso". Pensieri luminosi   Si può lasciare un'eredità morale al prossimo? Si possono abbandonare briciole di un bagliore luminoso piuttosto che un gioiello, simbolo di unità, di completa fiducia nell'altro? Il romanzo della scrittrice Melissa Bentivegna risponde affermativamente a questi interrogativi, perchè tra le pagine della storia che racconta cresce, come un fiore nel deserto, il valore incommensurabile della vita e di come gli esseri umani possano farne uso, in maniera costruttiva o distruttiva, donandone in questo caso  un contorno qualitativo importante che ha i connotati della giustizia, del coraggio, della fidu

"L'ultima lettera di Einstein" di Daniela Cicchetta.


 
 
Miraggi edizioni, 2022, pagg. 151.
 
 
 
 Incipit
"Confusa nella moltitudine, persa nell'ansia di arrivare al cerchio magico, mi guardai attorno. La pianura era avvolta nella nebbia; dall'orizzonte si sollevava un rumore di percussioni divenuto presto un mantra. Il freddo umido attraversava gli abiti all'alba di un solstizio d'estate che avrebbe superato i trenta gradi. Mi fermai, sollevai il copricapo color sacco e scaldai le braccia strofinandole come in una stretta". 
 
 
 Pensieri luminosi
 
Ricordate tutti il sito neolitico di Stonehenge (letteralmente pietra sopra) sulla piana di Salisbury, in Inghilterra? É la famosa struttura architettonica in pietra più antica al mondo. Nel corso degli anni è diventato un vero e proprio luogo di pellegrinaggio, soprattutto durante il tramonto di ogni venti giugno fino all'alba del ventuno, proprio nel solstizio d'estate. In quei momenti Stonehenge irradia tutto il suo fascino e mistero e gli stessi visitatori possono camminare fra quelle pietre millenarie, assaporando un'atmosfera particolare in una commistione di festa e misticismo, in particolare all'interno del caratteristico cerchio di pietre.
Ed è proprio qui, durante il solstizio d'estate del 2019, che ho incontrato Dunia, uscita dalla penna creativa di Daniela Cicchetta.
Spinta da una forza misteriosa e potente Dunia si trova nell'immensa pianura e attende con fervore l'alba; come attratta da un magnete, si spinge all'interno del cerchio di pietre e ha un'esperienza mistica fortissima. Ha ricevuto le risposte alle tante domande che l'avevano rincorsa per tutta la sua esistenza, fino a quel momento esatto. Ha compreso il peso del messaggio, è diventata un tutt'uno con l'umanità stessa, uomini e donne che abitano il pianeta Terra; dentro di lei è germogliato il seme della consapevolezza di esistere, di agire presto e bene.
Il romanzo della scrittrice si apre in una maniera davvero indimenticabile, avvolto dalla nebbia che è messaggio  misterioso, apparentemente incomprensibile. Man mano però le tenebre si diradano e allora Dunia mette dentro la sua bocca il significato che può diventare salvifico in chi saprà ascoltare, in chi sarà in grado di percepire, in quella empatia umana, altruista.
La narrazione procede presentando altre due figure femminili, lontane nello spazio e nel tempo che alterneranno le loro voci e le loro considerazioni. Una è Dymfna sacerdotessa druida, abitante della Britannia nel 54 a. C. Al tempo era in atto la conquista dell'impero romano di quei territori e durante una perlustrazione  un centurionie romano, un certo Flavio Aurelio, si imbatte in lei e ne rimane paurosamente affascinato. Dymnfa gli appare in tutta la sua maestosa e vitale corporeità, coraggiosa, impavida, forte. Sembra colei che protegge, con il suo invincibile corpo, la Terra nella sua struttura esterna. Occhi  negli occhi si riconoscono, sentono di appartenersi dall'eternità e fatalmemente si innamorano.
L'altra è Deena, una ricercatrice specializzata sui cambiamenti climatici che vive in un futuro lontano, esattamente nel 2190. Vive, o per meglio dire sopravvive, in un contesto davvero agghiacciante. 
La Terra non è più quel luogo meraviglioso, colorato, rigoglioso di flora e fauna, avvolto da cieli tersi, da aria frizzante e cristallina.
Il paesaggio appare arido, desolato; non più verdi prati perchè il sole è un accecante cerchio che brucia la pelle e inaridisce qualsiasi cosa.
La vita umana si svolge molti metri sotto terra. Le generazioni passate hanno rubato tutto il buono di Madre Terra; l'hanno spogliata, depredata della sua linfa vitale e ora appare nuda, senza protezioni. Gli alberi, i fiumi, i mari, i suoi tesori, sono stati annientati. Deena è come la Terra in quel futuro distopico, fragile, pallida, incolore. Tutto ormai è destinato a perire. Persino la voce è diventata muta, si è atrofizzata; il pensiero e la comunicazione ora è solo a livello cerebrale. 
Deena però desidera ancora il bene della Terra e non si dà per vinta. Diventa il simbolo di colei che la rappresenta nella sua interiorità, nelle sue innumerevoli caratteristiche fisiche, geografiche. É invitata a far parte del progetto "Connaissance", in quell'ultimo tentativo di ristabilire una natura che possa ancora essere vitale, portatrice di buoni frutti e non mortifera. Si impegna a codificare delle lettere criptiche dello studioso Albert Einstein, che possono dare risposte e le giuste modalità per salvare la Terra, ma solo a chi sarà particolarmente empatico, sensibile e capace di leggere tra le righe. Ma i sassolini che scivolano nella clessidra del tempo sono pochissimi e bisogna fare in fretta.
La scrittrice ci conduce con animo preoccupato e doloroso dentro la storia dell'umanità che ha vissuto e vive in quest'oggi perchè la Terra si è lasciata abitare; in un certo senso ha dato fiducia all'uomo affinchè camminasse sui suoi prati, respirasse la sua aria pura, si dissettasse alle sue fonti d'acqua chiare e pulite, si lasciasse riscaldare dal tepore del suo sole, potesse ascoltare il vento fra le chiome degli alberi e il cinguettio degli uccelli, raccogliesse dai suoi campi doni fecondi. Terra sacra, il nostro Pianeta che si è donato a noi senza riserve ma da cui noi stiamo progressivamente, famelicamente e avidamente consumando senza sosta, con la bava alla bocca. Terra che si è fidata di noi e affidata a noi, ma l'abbiamo tradita, spogliata dei beni prezioni di cui è portatrice da sempre.
L'autrice ci pungola, prova a scuoterci dal nostro torpore, dalla nostra inazione, dal nostro immobilismo, dal "bla bla bla" come disse in un'occasione l'attivista svedese Greta Thunberg. Dunia, la protagonista dei nostri giorni è la voce della coscienza. Come lei dobbiamo ascoltare il grido di dolore del passato di Dymfna che aveva drammaticamente scorto la metamorfosi pericolosa dell'oggi, ma soprattutto del domani desolato. Dunia è un ponte tra passato e futuro; è contenuto e contenitore della Terra; Dunia è un granello di quella clessidra che avverte che il tempo sta per scadere e sente il dovere morale di fare qualcosa, ora, in questo attimo presente. Racconta la sua storia, le sue visioni a una donna, Daria, che empaticamente raccoglie il suo messaggio che, come un filo sottile, attraversa i secoli. Daria siamo ciacuno di noi, che dobbiamo raccogliere il grido di dolore della Terra, dei cambiamenti climatici che è impossibile non percepire giorno dopo giorno.
Il romanzo vive di quella magia rivelatrice dalla quale è moralmente doveroso lasciarsi avvolgere e che si trasforma in coscienza ambientale. La storia si dipana con una scrittura raffinata, evocativa, sentita. Mi ha fatto ritornate alla mente alcune scene del film "Blade Runner". Piogge acide colpivano il pianeta in quel film distopico e le immagino, dopo aver letto questo romanzo, come lacrime di amarezza che devono ridestarci subito per ricreare una vera forza planetaria per salvare la Terra, nostra madre.
 
 
La mia lampada ha illuminato questa frase:
" E tu? Non lo senti questo dolore del mondo?
Io lo percepisco da quando ero piccola e dicevo ai miei: dobbiamo fare qualcosa!, ma c' è sempre anche qualcosa che distrae, che non conviene e così si rimanda, in attesa che qualcun altro lo faccia al posto nostro.
Come possiamo credere che il solo dichiararlo basti per attuare un cambiamento? Siamo incoerenti con quello che facciamo, non ci preoccupiamo del domani perchè è lontano, ma è proprio questa assenza di tempo che lo rende oggi. 
Il nostro futuro è oggi, il nostro passato è oggi.
E oggi non c'è tempo ma è anche l'ultimo tempo per cambiare le cose".

 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di pompelmo e tre gocce di cannella da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per far scorrere nuova linfa nel nostro corpo e far riattivare la mente e l'anima. 
 
 
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Daniela Cicchetta (Roma, 21 giugno 1965) è una scrittrice e regista italiana. Vive a Roma, è sposata, ha due figlie e quattro gatti.
 
 
 
 
Bibliografia essenziale
 - "Matelda cammina lieve sull'acqua", (2017) vincitore del Premio Speciale della Giuria del Premio Nazionale Nicola Zingaretti in collaborazione con l'Accademia della Crusca e il premio Un libro per il Cinema 2019;
- "Doppio legame. Racconti tra Eros e Scienza", (2020);
-"A Roma Tuscolano Cinecittà Quadraro. Storie quotidiane del quartiere capitolino", a cura di (2021);


INTERVISTA ALL'AUTRICE

Ciao Daniela e benvenuta nel mio spazio letterario. Vuoi parlarci un po' di te?
Ciao Elisabetta, con piacere. Nata nel solstizio d'estate del 1965, sono del segno del cancro e mi reputo una trasgressiva, pensa che sto con lo stesso uomo da ben quarant'anni, siamo cresciuti insieme, sopportandoci e supportandoci, e non con poche difficoltà. Abbiamo due figlie adulte e una tribù di gatti, quattro trovatelli per la precisione, che si alternano sulle mie gambe quando scrivo. Mi sono occupata di arredo e collaborazioni scenografiche cine-televisive, ho poi portato l'esperienza nell'organizzazione di eventi, ai quali ora mi dedico saltuariamente perchè gran parte del tempo lo spendo felice tra le pagine. Amo leggere, scrivere, presentare libri di altri autori, tenere corsi di lettura ad alta voce e Palestra letteraria, una ginnastica per la penna e per l'anima che lavora sulle emozioni resistenti. Mi sono sempre battuta per i diritti civili, ho collaborato un periodo con il "Dì Gay Project"  e organizzato la prima unione civile di Roma. Il mio corto teatrale, "Donna Giovanna", ipotizza un Don Giovanni donna che porta in tribunale per plagio l'autore e prelato Tirso De Molina. Ammiro  e cerco di dare il mio piccolo contributo con la scrittura a diverse associazioni contro la violenza sulle donne, team di psicoterapeuti e avvocati che hanno fatto del proprio lavoro sostentamento gratuito alle vittime di tanta ignoranza. Ho seguito corsi e percorsi diversi, sempre volti alla ricerca interiore, studiando recitazione, dizione e doppiaggio, frequentato full immersion sull'ascolto del sè, praticato meditazione, anche pittorica, e prestato attenzione ai racconti delle persone anziane, che reputo la nostra biblioteca animica.
Se vuoi sapere però chi io sia nel profondo devo risponderti che ancora non lo so e forse non lo saprò mai, sono in continuo mutamento, però ogni giorno mi affeziono alla nuova me, accettandola.

Come è stata la genesi del tuo romanzo?
L'avevo iniziato tanti anni fa, prima degli altri due libri, "Matelda cammina lieve sull'acqua" e "Doppio legame. Racconti tra Eros e Scienza", ma rimandavo sempre la stesura, come se dovessi aspettare un segnale. Nel 2019, durante un viaggio a Londra e l'attesa del solstizio d'estate a Stonehenge, è arrivato un input forte e chiaro, che mi ha dato il coraggio di affrontare il delicato argomento dei viaggi astrali e nel percorso animico. Il "dolore del mondo" che percepisce la protagonista del tempo presente, appartiene anche a me, così come la preoccupazione per il nostro pianeta, cito dal libro la donna del futuro che parla a quella del presente: "Siete il capitolo più distruttivo della storia dell'Umanità". Non è un caso che la voce narrante si chiami Dunia, in sanscrito vuol dire Terra. Sono grata alla casa editrice Miraggi che si è innamorata subito della storia, dandogli voce; non è un romanzo facile da incasellare in una linea editoriale, alcuni lo hanno definito spirituale, altri di fantascienza ma credo possa avere diversi strati di lettura, come dice il regista e autore Paolo Restuccia nell'introduzione: "Il libro che hai in mano può essere letto in diversi modi. Come un romanzo d'avventura che si sviluppa lungo tre epoche, come la storia di alcune donne in misteriosa sintonia tra loro o come una profezia sul nostro futuro".
Lungi da me predire alcunchè, la reputo una narrazione meditativa condita da elementi storici, come la storia della sacerdotessa druida Dymfna che vive nella Britannia del 54 a.C. durante l'esplorazione delle legioni di Giulio Cesare, e anche distopici, evidenziati da Deena che abita l'agghiacciante futuro del 2190. Le tre storie sono collegate dai viaggi astrali che le protagoniste sperimentano da quando sono bambine e dei quali Dunia si fa portavoce, parlando in prima persona al lettore.

Il titolo del libro evoca la figura del grande matematico Albert Einstein. Quando è nato il tuo interesse per questa figura così importante nella storia?
Sono affascinata dalla Fisica, il mio precedente libro introduce alcune teorie in una serie di racconti sui rapporti di coppia conditi dall'eros. Einstein mi attrae da sempre per il suo genio ma anche per le contraddizioni caratteriali, che facevano di lui un generoso e un despota. Quella che voglio evidenziare è la versione emozionale di Einstein, non lo scienziato che dà voce alle sue teorie, bensì il padre che in fin di vita accetta finalmente la sensibilità particolare di suo figlio Eduard, dichiarato malato di schizofrenia e da lui abbandonato in un ospedale psichiatrico. Ho narrato l'uomo che probabilmente non è mai riuscito a superare il dolore di come le sue scoperte si fossero trasformate in armi letali e che ha avuto come ultimo pensiero, prima della morte, quello di farsi promotore del manifesto Russel-Einstein, dichiarazione a favore del disarmo nucleare: [...] "Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perchè non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un'estinzione totale". [...]
Un sognatore intrappolato nella folle corsa dell'esplorazione scientifica, ecco cosa rappresenta per me Albert Einstein.

La copertina del libro è molto suggestiva e significativa. L'illustrazione è stata disegnata da Valentina Di Noia, tua figlia che conosci da quasi trentatrè anni, dal titolo "Insieme". Come è nata la collaborazione con lei?
Stavo valutando delle copertine molto belle della casa editrice, i grafici di Miraggi hanno sempre idee originali, quando lei ha proposto questo disegno che mi ha letteralmente incantata. L'ho girato alla casa editrice ed è stato approvato.
Le tre donne volteggiano intorno alla Terra, sembrano danzare e rincorrersi in assenza di gravità e tempo, eteree. Mi piace anche pensare che potrebbero rappresentare noi due e l'altra figlia, Virginia, che è sempre la prima lettrice dei miei scritti. E poi il titolo, Insieme,  non è poesia? Tutti uniti, nel rispetto della natura, in una sorta di ecospiritualità, ma per farlo dovremmo riuscire ad abbandonare il lato egotico, una prova con la quale le figure del romanzo si misurano.
 
Una delle due citazioni che si trovano nelle prime pagine è del poeta Franco Arminio, tratta dalla raccolta di poesie "Cedi la strada agli alberi": Ascoltami, c'è voluto mezzo secolo di vento per mettere insieme quello che ti sto dicendo".
Come mai hai scelto proprio queste parole piuttosto che altre?
Per quello che accennavo poco fa, non è stato facile trovare il coraggio di raccontare il "dolore del mondo" che provo, parlare del continuum, e cioè che passato, presente e futuro sono strettamente collegati poichè il tempo è una persistente e testarda illusione, che è l'argomento dell'altra citazione, di Einstein. Questa consapevolezza oltre ad essere alla base della cultura celtica e, ovviamente, della fisica quantistica relativistica, è un pensiero che mi sento di condividere per esperienza personale e osservazione degli eventi. Citando Dunia: "Non ci preoccupiamo del domani perchè  è lontano, ma è proprio questa assenza di tempo che lo rende oggi. Il nostro futuro è oggi,  il nostro passato è oggi. E oggi non c'è tempo ma è anche l'unico tempo per cambiare le cose".
 
Mi è piaciuta molto la dedica al libro rivolta a me, ossia a ciascun lettore che leggerà il tuo scritto. Perchè hai pensato proprio a questa dedica?
Chi tiene il libro tra le mani decidendo di dedicarmi il suo tempo, scegliendo la mia storia tra la moltitudine dell'offerta, e al quale sono grata, è il vero protagonista del romanzo. Quando ci sono le presentazioni, la cosa che mi rende più felice sono gli autografi dei presenti che chiedo sulla mia copia: quella  è l'energia che trasforma le pagine in realtà. Quando una storia viene narrata e letta, e quindi condivisa, diventa una nuova possibilità. Sempre tratto dalla prefazione, il pensiero di Paolo Restuccia: "Per leggere L'ultima lettera di Eistein non hai bisogno comunque di conoscere la relatività, la teoria delle stringhe o la fisica quantisitica. Ti basta essere abbastanza sensibile da comprendere che di là del mondo apparente che tutti conosciamo potrebbe esistere una realtà più complessa che tiene insieme temporalità e percezioni diverse". 
 
Le tre protagoniste della storia Dymfna, Dunia e Deena rappresentano rispettivamente il passato, il presente e il futuro dell'umanità. Se dovessi descrivere ciascuna di loro con un aggettivo quale sceglieresti e perchè?
Dymfna: Saggia. La saggezza degli antichi non è però sufficiente, dimentichiamo la storia perpetrando i soliti errori/orrori dettati dall'ego: l'anteporre i nostri bisogni, anche se per amore, a scapito della collettività, viene punito dal desiderio di egemonia e dalla violenza.
Dunia: Curiosa. la curiosità le consente di andare fino in fondo e comprendere quello che le accade, per poi provare a passare un messaggio salvifico e necessario.
Deena: Coraggiosa. Purtroppo qui mi serve un altro aggettivo: impotente. Possiamo essere coraggiosi quanto vogliamo ma, se non siamo sostenuti da un pensiero comune, è molto difficile cambiare le situazioni. Pur  avendo le capacità, Deena non ne ha la possibilità, ostacolata dall'ego di chi la dovrebbe aiutare.
C'è un quarto personaggio femminile nel romanzo: Daria, sembrerebbe secondario ma aggettivamente la definirei Determinante. É la sua presenza che attiva Dunia. Lei incarna la coscienza risvegliata e, se vogliamo dirla fino in fondo, per me rappresenta il lettore che riceve il messaggio, divenendo parte attiva di questa storia. Spero vivamente accada.

Quali sensazioni vorresti che rimanessero nel lettore dopo aver  letto il tuo romanzo?
La sensazione di essere ancora in grado di modificare gli eventi, la consapevolezza che siamo tutti indispensabili affinchè anche un piccolissimo cambiamento possa attuarsi per prendere finalmente coscienza che siamo tutti collegati nello spazio e nel tempo. In una intervista precedente dichiarai che forse il mio romanzo è solo un goccia nel mare inquinato, ma che importa, anche una piccola goccia è meglio di niente.

Cosa significa per te scrivere?
Amare, dormire, fare l'amore, leggere, mangiare, scrivere: i miei bisogni primari in ordine alfabetico, non saprei dare una priorità. Per tanti anni ho usato uno pseudonimo perchè non ero sicura, la scrittura mi sembrava troppo semplice rispetto alle letture così esigenti. Poi, svincolata dal giudizio, ho intrapreso la mia strada, comprendendo che esprimersi sulla carta è sperimentare.
Scrivere è stata la naturale conseguenza della lettura, ho sempre subito il fascino delle pagine, leggo da quando ho imparato a farlo, scherzando dico di soffrire di bulimia letteraria senza nessuna intenzione di curarmi, e l'interesse al riguardo è cresciuto con me: topolino e fumetti vari, favole e libri per ragazzi, fotoromanzi e romanzi rosa quando il mio cuore batteva per gli innamoramenti adolescienziali; ho poi cominciato ad attingere dalla libreria di mio padre, grande lettore di gialli, sono approdata prima ai classici e poi alla lettura contemporanea. Non rinnego nulla delle mie letture formative, nemmeno i bugiardini, i depliant dei supermercati e i libri di cucina. Ma scrittura è anche quella degli altri, amo presentare opere di autori che mi piacciono con folli sinossi materiche, una mise en place dove il libro si trova nel piatto, simbolo di cibo per l'anima, proponendo elementi accompagnatori che possano scardinare le emozioni. Entrare nelle storie altrui, proporle per sostenerle, cosa c'è di più bello? Se un libro mi colpisce sento il desiderio di farlo girare.
C'è una domanda che non faccio mai a un autore: quanto di lui ci sia in quello che mette sulle pagine; scrivendo mi rendo conto che in ogni storia c'è sempre il mondo interiore di chi batte sulla tastiera in una sorta di trance creativo. 

Hai altri progetti in cantiere?
Certamente. Sto terminando la biografia di un personaggio famoso, ho avuto l'onore di sentirgli raccontare la sua vita e di romanzarla, cavalcando il secolo scorso dagli anni '30 a oggi. Spesso dimentichiamo l'importanza dei ricordi degli anziani, condividere la sua storia in un turbillon di emozioni, salti temporali, confessioni e riflessioni è un grande dono. Sono curiosa e la scrittura rappresenta un mezzo sperimentale, non seguo uno stile o una linea ma quello che ho dentro al momento, ho iniziato con un romanzo di formazione, proseguito con dei racconti che comparano Scienza ed Eros, viaggiato nel tempo con quest'ultimo scritto e ora mi sono avventurata nella ricostruzione di una vita. Prossimamente vorrei tanto immergermi in una favola, per bambini o adulti ancora non lo so, e anche provare l'esperienza della scrittura a quattro mani.
Recentemente sono entrata come autrice in un progetto che trovo geniale: Parole in posa, nato dall'entusiasmo contagioso dello scrittore Christian Bergi, cito dal sito: "L'obbiettivo è di offrire una nuova versione dei ricordi, leggerli anzichè guardarli in un'immagine. Se poi a scriverli è chi lo fa di professione, il risultato non sono solo dei racconti intensi e personalizzati, ma veri e propri ritratti. Al posto del tratteggio le frasi, al posto del pittore, uno scrittore. Opere d'arte della parola. In fin dei conti, quante volte ci siamo emozionati di più leggendo un biglietto che scartando un regalo? Ecco, da oggi il regalo è proprio il biglietto.
 
Grazie di aver condiviso le tue riflessioni.
Grazie a te per queste domande incisive e profonde, e per aver colto il messaggio del romanzo con passione. Grata.



 
La scrittrice Daniela Cicchetta



 


 
 


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