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"Abigail" di Magda Szabó

Casa editrice Anfora, 2022, pagg. 438. Titolo originale "Abigél. Traduzione di Vera Gheno.   Incipit "Il cambiamento che ebbe luogo nella sua vita la privò di così tante cose che le parve che una bomba le avesse distrutto casa. Per prima sparì Marcelle, che da quando conosceva aveva sempre chiamato signorina, ma a cui non aveva mai pensato come a una ragazza francese che per dodici anni aveva abitato nella stanza adiacente alla sua per educarla. Marcelle era stata più di un'istitutrice, di una dipendente stipendiata; la sua presenza riusciva di tanto in tanto anche a far scordare che lei lì era in fondo un'estranea, e che non poteva sostituire del tutto colei che la bambina aveva perso alla tenera età di due anni: la mamma". Pensieri luminosi   Abigail è un nome di tradizione biblica. Era una danzatrice e successivamente divenne la moglie del re Davide. Nelle Sacre Scritture è descritta come "portatrice di saggezza"; una virtù ispirata dall'essere c

"Linfe di grafia e altri racconti" di Roberto Anzaldi.



4Punte edizioni, 2022, pagg. 165.

 

Incipit

"A volte, dopo aver scritto molto, dopo aver gratificato l'urgenza del pensiero e il suo ostinato bisogno di visione, sento venire meno le parole. Per giorni mi esprimo a fatica, tra la gente. Semplici termini sono spesso claudicanti, farraginosi, così come intuisco essere inferiore il desiderio di sostenere confronti altrui.
L'assemblea interna delle mie lettere adagiate asseconda quel bisogno di sostare, come fosse un campo a riposo dopo una giusta mietitura. Così taccio, per un po', riconoscendo al mio silenzio una forte volontà riposta prima di un tempo adatto, dedicato a nuova semina, altri inconsapevoli culture. Mi apparto senza inutili calcoli di tempo dentro uno spazio amico - la mia casa - in cui possa ritrovare il respiro calmo delle mie emozioni, senza strappi nè doveri aggiunti".


Pensieri luminosi
 
In uno dei racconti di questa raccolta "Nei fitti campi assolati" il protagonista è il pane che porta con sè la memoria dell'umanità ed è l'alimento universale che nutre l'umanità stessa.
Desidero soffermarmi tra le pagine di questa storia in particolare, perchè secondo me racchiudono il significato profondo che è l'intero lavoro dello scrittore Roberto Anzaldi.
Il pane raccoglie il passato di una civiltà, i valori e le tradizioni di un popolo, una regione, un luogo.
Un alimento, un cibo che sfama il corpo dell'uomo, che gli permette di sopravvivere; dona quello speciale orgoglio di esistere di quell'essenziale che però è vitale. Il pane non è solo cibo per il corpo ma in un certo senso anche per l'anima che si traforma, si fa altruista, anima condivisa con altre anime perchè lo stesso pane si condivide, si donano pezzi di una pagnotta, come un pensiero grande che si frammenta in una miriade di altri pensieri per altri.
Il pane è anche simbolo di diversità: le sue forme sono innumerevoli così come gli impasti variegati e creativi: con cereali, olive, pomodorini, all'olio, alla zucca, ecc...
Il pane che troviamo sulle nostre tavole e mastichiamo è il risultato del lavoro dell'uomo stesso che con acqua e farina realizza un alimento necessario per la vita, dopo un periodo di lievitazione.
Ho letto tempo fa che il pane stesso deriva dalla parola "Aish", che in arabo-egiziano significa vita. Pane-vita necessario alla vita.
Parallelamente questa raccolta di racconti è stata un nutrimento importante per me, come una preziosa forma di pane, appena sfornata; ne ho gustato ogni pezzettino e lasciato scendere con gioia nell'esofago come un succulento bocconcino.
La scrittura dell'autore come il pane, ha bisogno del suo tempo per crescere, diventare croccante e gustosa per arrivare a maturazione, lasciare decantare il suo profumo, la sua essenza.
E l'essenza stessa, quel pane che dà nutrimento qui è la scrittura, le parole che diventano veramente alimento.
Sì, perchè come un corpo deperisce se non è nutrito, così l'anima se non trova cibo-parole-concetti, suggestioni intellettuali, può lentamente impoverirsi, rimanendo priva di stimoli.
La penna dell'autore si fa vibrante, intima accompagnata da energia pura e cristallina. Una scrittura che ha in sè una grande forza. Si fa immersiva  e fonte inesauribile. Smuove sentimenti e valori importanti come l'amore, la riconoscenza, il ricordo, la memoria, l'ascolto, il silenzio. Insieme hanno avuto un potere importante perchè, nonostante il trascorrere inesorabile del tempo pongono una base sicura affinchè si possa vivere con una energia vitale che è dentro di noi, anche se spesso non la sentiamo, non la percepiamo ma si trasforma in linfa vitale, scorre come un humus per dare coraggio ogni giorno, seppur tra mille difficoltà. 
Lo scrittore, come un bravo fornaio che si alza ogni mattina  prima dell'alba e  sforna le sue pagnotte, ci prepara le sue emozioni che lievitano sotto i nostri occhi al di là del vetro. Se ci fermiamo un po', tra i nostri giri di giostra che è la nostra vita frenetica, con il naso all'insù e gli occhi bene aperti possiamo sentire il profumo di buono delle storie pregne di significato che crescono, lievitano dentro di noi, metafore della vita stessa. Fermiamoci allora a respirare l'aroma che si sprigiona dai vassoi ricolmi di bene. 
Pane-parole che si fanno strada tra la mancanza di lavoro, tra la malattia, la sofferenza, le delusioni, la paura, le angosce, l'emarginazione, la solitudine, la tristezza, l'insicurezza.
L'esistenza per lo scrittore diventa fame ancora una volta di parole, lettere che si rincorrono e diventano pensieri densi.
Il frutto che mi ha donato ha saziato concretamente e lo può fare anche in chi cerca quella particolare fame di rispetto e di attenzione per noi e verso gli altri.
Scrittura come essenza della scrittura stessa da poter condividere  fra lettori. 
Le sue parole riflettono sul senso della vita e sulle innumerevoli strade che possono dipanarsi al ricordo di essa.
Lascio a voi scoprire quali e quante infinite svolte ci propone il destino, vissuti ricchi di sensazioni, poetici e colti, interiormente autentici.


 
La mia lampada ha illuminato questa farse:
"Molte gioie sono scomparse dal mio cammino, alcune trasformate, altre, perse nel vento di stagioni trascorse troppo in fretta. Così lo sono state tutte le persone, gli istanti che hanno abitato i miei giorni di schiena. Nulla si è potuto fermare, neppure trattenere, se non nell'angusto spazio concesso ai molti ricordi indelebili".
 
 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di limone e tre gocce di tea tree da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per essere propositivi nella comunicazione con l'altro e purificare la mente.

 


Un po' di luce sull'autore
Roberto Anzaldi (Milano, 29 settembre 1958) è uno scrittore e poeta italiano.





INTERVISTA ALL'AUTORE

Ciao Roberto e benvenuto nel mio spazio letterario. Vuoi parlarci un po' di te?
Parlare di se stessi, spesso, è un esercizio molto delicato. É davvero facile scivolare nell'autoreferenzialità, anche senza volerlo intenzionalmente. Chi sono? Sono un giovane molto, molto adulto, nel senso che credo di avere conservato l'incanto di quegli anni spensierati, ma con la consapevolezza di avere attraversato buona parte della mia esistenza e di essere ancora curioso della vita e dei suoi molteplici aspetti, nonostante gli intralci, i lutti e di alcune mancanze eterne, cui non mi è stato dato nè il libero arbitrio nè altra possibilità di scelta.

Come è stata la genesi del tuo libro?
Sono racconti che ho raccolto in diversi momenti della mia vita letteraria. Alcuni molto personali, sia recenti sia datati. Altri, comunque, mi sono stati raccontati anche soltanto in minima parte. Anch'essi, però, hanno seguito gli stessi percorsi temporali: tutti accumunati dai medesimi intenti, che sono quelli degli "ascolti" e del necessario "principio d'infusione" nel sentire altrui.

Il titolo della tua raccolta di racconti ha un'assonanza poetica particolare. Come sono nate queste parole?
Le linfe di grafia sono riportate e sviscerate nel primo racconto del libro, che ha esattamente quel titolo, ma aggiungerò qualcosa volentieri e per rispetto nei confronti della tua domanda. Credo ti sia accorta della forma molto personale della narrazione e nell'esprimere i miei concetti: quelli bravi scriverebbero: "la mia cifra stilistica". 
Immagina la linfa come una sostanza densa e vitale che scorre nelle vene e nella quale navigano tutte le emozioni umane possibili, tra cui il rispetto delle parole e del loro valore semantico, della loro forza espressiva, scelta da me con estrema cura. Spero di aver soddisfatto il tuo gentile interesse rivolto al titolo.

Il disegno di Ada Perla cosa rappresenta?
Qui dovrei ripetermi, ma dal foglio lacerato, strappato e accartocciato dal quale spunta la materia verde, Ada Perla ha voluto così rappresentare esattamente la linfa espressiva di cui recita il titolo. Dalla pagina bianca, come per una necessità incontrollabile, spunta la forza, il flusso inarrestabile di quella linfa a tracimare, come espressione visiva dell'anima e del suo desiderio assoluto di emergere.

Nelle prime pagine hai voluto dedicare, in particolare, il tuo scritto alla "consapevolezza" e al valore della "resilienza". Che significato ti senti di dare a queste parole?
Credo che entrambe le espressioni siano accumunate da uno stesso diritto di conoscenza di se stessi, innanzitutto. Non si può essere consapevoli senza avere attraversato gioie e intralci, così come non si può diventare resilienti se non per gli stessi motivi. Però, vorrei aggiungere, soprattutto al significato di resilienza, non l'accezione passiva del termine, ma la capacità di affrontare, resistere e riorganizzare in maniera positiva la propria vita.

C'è anche una dedica al cantautore Pino Donaggio. Quale valore aggiunto ha donato la sua musica alle tue parole?
Non è certo un segreto, ma non ho mai detto quale musica mi sia stata così particolarmente amica nella stesura del libro. La colonna sonora del film "Dove non ho mai abitato" e principalmente questo brano che dà anche il titolo al film. In sottofondo, è stata davvero una musica perfetta, preziosa e in completa simbiosi con il mio stato d'animo. Tra l'altro, Pino Donaggio ha composto moltissime altre colonne sonore, anche di film molto conosciuti.

Nella prefazione affermi di provare meraviglia per ogni forma d'arte. Anche il tuo scrivere è una forma d'arte. Quale immagine vorresti lasciare di te in quel tuo "per sempre"?
Ecco, inevitabilmente, ora sono attraversato da un moto di profonda e commossa visione di ciò che desidererei fosse riuscita a trasmettere; spero che ancora continui a farlo, la mia scrittura. Sapere che qualcosa di me, oltre ai ricordi nelle persone che ho amato e che spero abbiano fatto altrettanto nei miei confronti, resti a memoria di quel buono che ogni vita dovrebbe immettere nel Quantum e che possa accogliere la gratitudine di un pensiero o un sorriso che mi saranno rivolti quando non abiterò più questa dimensione terrena. Ovviamente tra centomila anni, almeno! Cito dal libro: "Avrò, dentro quell'ultima carica di fiato supina, sottratta all'immenso respiro del mio mondo consumato, tutto il valore di una sola, ineluttabile visione. Quella che anch'io, come singolo essere umano, sarò esistito davvero". Ecco, questo è il senso!

Il tuo lavoro è un grande respiro in cui sono immersi infinitesimali altri respiri, scorci di esistenze osservate, sentite, catturate. Cosa più di tutto ti sorprende sempre nel percepire l'essere umano?
Ciò che mi sorprende maggiormente è la continua emozione, l'empatia nell'attraversare, anche soltanto per attimi, il sentire altrui, anche se non tutto ciò che provo possa essere riconducibile alla bellezza e alla bontà umana. Purtroppo, esistono altre forme di percezione meno nobili, per non scrivere miserabili, che hanno devastato; alcune molto recenti e inaccettabili, la parte più intima delle persone, tanto da trasformarle pericolosamente in pseudo natura umana. Anche la rabbia è un sentimento. Io ne provo molta,
a volte, per come l'essere umano si stia lasciando trasformare, avvolgere dalle dorate ma malvagie lusinghe del transumanesimo.

Prendendo in prestito da un tuo racconto la parola "scighera" (nebbia) ho visualizzato il nostro mondo avvolto appunto dalle nebbie della guerra, dell'epidemia, violenza, cambiamento climatico. Riesci ad intravedere uno svelamento al di là di essa?
Nonostante sia per natura un ottimista, penso che il mondo non si salverà da questa deriva in atto semplicemente per l'opera consapevole dell'uomo. Forse ci vorrà l'intervento di qualche orazione del cosmo osservante per invertire la rotta. Sennò, forse tra un numero importante di anni indefiniti, la natura umana sarà destinata a implodere su se stessa. L'uomo, non la terra! "Lei se ne è sempre fottuta altamente delle misere e presuntuose questioni umane".

Cosa significa per te scrivere?
Penso che chi avrà la bontà, l'interesse di leggere questa intervista, avrà certamente compreso ciò che sia per me la scrittura. Comunque, è un profondo senso di appartenenza alla bellezza delle parole e al loro straordinario valore d'infusione.

Hai altri progetti in cantiere?
Sto scrivendo un nuovo romanzo, ma ci vorrà ancora del tempo prima che possa vedere la sua luce definitiva. Vorrei, inoltre, che anche le altre opere che ho già scritto e pubblicato in self, possano avere maggiore fortuna ed essere ripubblicate da qualche editore illuminato, come lo è stata la 4Punte edizioni, nella figura di Massimo Recchioni, nel credere nella bontà delle mie parole e pubblicare Linfe di grafia. 

Grazie di aver condiviso le tue riflessioni.
Grazie a te per l'opportunità di raccontare qualcosa di me oltre le ragioni e gli intenti letterari del libro.
 
 
 

Lo scrittore Roberto Anzaldi
 
 

 
 

 
 

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