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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Due" di Irène Némirovsky


 

Titolo originale "Deux".

 Casa editrice Newton Compton per La rana volante, 2017, pagg. 184.

Traduzione di Tiziana Merani.

 

Incipit

"Si baciavano. Erano giovani. I baci nascono in modo così naturale sulle labbra, quando una ragazza ha vent'anni! Non è amore, è un gioco: non si cerca la felicità, ma un istante di piacere. Il cuore non desidera ancora nulla: è stato nutrito d'amore durante l'infanzia, saziato di tenerezza. Che taccia, ora. Che dorma! Che venga dimenticato!"

 

Pensieri luminosi 

In questo romanzo di ambientazione borghese la scrittrice dà dell'amore un profilo a tutto tondo e ampio che comprende vari aspetti quali la fedeltà, la passione, il desiderio ma anche i lati oscuri come il tradimento o scelte estreme, descrivendoli con perizia chirurgica, al di là di qualsiasi atteggiamento consolatorio. Le sue parole e suoi pensieri in bocca ai protagonisti gettano sopra ad un tavolo spoglio il cuore umano e con un bisturi ne scaglia fuori la paura, il terrore, il risentimento, il malessere, l'inadeguatezza, l'odio, l'incomuncabilità, l'orgoglio.
Giovani donne e uomini in questa vicenda attorno a quel tavolo osservano quel cuore, il loro cuore che, alla fine del primo conflittto mondiale, è rimasto intatto; loro non sono morti al fronte o uccisi dalle bombe come civili. Si sentono come padroni del mondo, miracolati perchè sopravvissuti alla morte e quindi impazienti e desiderosi di mordere quel cuore pulsante, vogliono godere di ogni attimo che la passione concede loro di afferrare.
C'è anche la generazione precedente di loro padri e delle loro madri, nel loro amore compassato, in un sentimento trasformato che non ha più i contraccolpi della passione, del turbamento feroce.
Loro sembrano non più mordere quel cuore, ma piuttosto accarezzarlo e accompagnano quel gesto con malinconia, in una sorta di sogno a ritroso, in cui il ricordo dell'amore è ormai sopito, ma ha in sè la forza del riconoscimento reciproco, di quella sottile affinità che si concretizza nel tempo, negli anni trascorsi insieme.
Le vicende emotive di questa coralità di personaggi si svolgono in Francia, nell'arco di dieci anni a partire dal 1920.
I fratelli Antoine e Gilbert insieme all'amico Dominique si ritrovano a fare baldoria, a godere della vita in una notte di primavera con altrettante giovani ragazze, Marianne e Solange. Insieme faranno l'alba, nascosti in una grande villa. Vivono quella notte come fosse l'istante immortale di una vita, lasciandosi cullare da infuocati baci e carezze inebrianti. Desiderano vivere il qui e ora; non è previsto nessun programma sentimentale per il futuro. Il loro scopo è bramare l'amore per una notte e terminarlo alle primi luci del giorno.
Ma le vicende della vita non hanno confini così netti, men che meno l'amore.
Ecco allora che la scrittrice porta alla luce delle dinamiche di coppia, in particolare quella di Antoine e Marianne; li segue nel loro peregrinare fra i meandri di quel muscolo involontario, rifuggendosi e ritrovandosi poi non solo per guardare la loro forma degli occhi ma a leggere dentro a quegli occhi, a percepirsi insieme.
Il filo amoroso intreccia anche la relazione tra Solange e Dominique in un percorso doloroso, di scelte difficili.
C'è anche un'altra generazione che guarda a quel cuore sul tavolo e se ne prendono  gioco; lo lanciano di qua e di là, lo nascondono, lo prendono a schiaffi. Sono i figli di Antoine e Marianne, che giocano con i sentimenti dei loro genitori e come una ruota che gira la giovane coppia si sentirà a sua volta compassata.
La narrazione mi ha lasciata incantata. La parte iniziale, in particolare, mi ha riportato alla mente le atmosfere dello scrittore americano Francis S. Fitzgerald e dei suoi romanzi, in cui altrettanti giovani si divertivano tra balli sfrenati, aperitivi a bordo piscina, incontri fugaci. Ma soprattutto mi hanno fatto pensare all'amore dello scrittore per la sua bella e capricciosa moglie Zelda, a quel sentimento che li dilaniava.
Il romanzo della Nemirovsky è impastato da fulgidi sorrisi, frizzanti sensazioni, di quella leggerezza dei vent'anni nel ricercare il piacere per il piacere.
Ma c'è pure un'evoluzione, in cui tutto si responsabilizza o per lo meno viene meno quell'aurea spensierata.
La maturità coniugale che, forse, i protagonisti raggiungeranno avrà ritmi più quieti e si raccoglierà in una soffusa quotidianità che non morderà più ma nutrirà la complicità.
Attraverso un'accurato, sapiente, e raffinato scavo psicologico l'autrice scandaglia il vincolo coniugale nel suo percorso accidentato fra due persone. Ciascuno nella relazione porta il suo sè, un uno che si avvicina ad un altro uno; due identità singole, che si evolvono in una diade, in un duo che racconta l'amore e si avvicina a quello che l'umanità stessa sperimenta.
Il paesaggio e il mutare delle stagioni parigine diventano testimoni che decanta il sentimento con il freddo inverno, gli estremi colori autunnali, la tiepida primavera e la fulgida estate.
Felicità amorosa e amichevole consapevolezza si innestano in questo scritto  che diventa quasi un saggio, un sapere infinito del cuore che non si spegne mai.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Quegli anni di vita comune avevano portato a termine, quasi all'insaputa dei due coniugi, il loro lavoro segreto: di due esseri ne avevano fatto uno solo. L'uno e l'altro potevano combattersi, a tratti odiarsi, ma erano uno, come due fiumi che hanno confuso il loro corso".
 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di lavanda e tre gocce di cannella da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per ritrovare i paesaggi francesi e per risvegliare l'anima nel percorso della vita.
  
 
Un po' di luce sull'autrice
Irène Némirovsky (Kiev, 11 febbraio 1903 - Auschwitz, 17 agosto 1942) è stata una scrittrice francese di origine ebraica, vittima dell'Olocausto.
Convertita al cattolicesimo nel 1939, fu comunque deportata dai nazisti, morendo di tifo nel campo di concentramento. Figlia di un ricco banchiere ebreo-ucraino, venne allevata dalla sua governante francese, che fece del francese la sua seconda lingua madre; imparò poi il russo e l'inglese.
Nel 1923 scrisse la sua prima novella che aveva le caratteristiche già della maturità artistica. Si sposò con un ingegnere russo emigrato, Michel Epstein, con il quale ebbe due figlie. 
Le figlie stesse salvarono alcuni documenti e furono sotto tutela fino alla maggiore età, poichè anche il padre morì ad Auschwitz, di due editori con la quale la madre collaborava per la publicazione delle sue opere.
 
 
Bibliografia essenziale
- "Suite francese" (opera incompiuta e pubblicata postuma);
- "David Golder" (1929);
- "Il ballo" (1930)
- "Come mosche d'autunno" (1931);
- "Il vino della solitudine" (1935);
- "Jezabel" (1936)
- "I cani e i lupi" (1940)
- "I doni della vita" (opera postuma,1947). 
 
 
 
 
La scrittrice Irène Némirovsky

 Per l'acquisto del libro

https://www.unilibro.it/libro/nemirovsky-irene/due-ediz-integrale/9788822753915

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