Casa editrice Einaudi, 2021, pagg. 556.
Incipit
"La cosa era grigio polvere, ricurva come una storta da alchimista: panciuta alla base, si restringeva nell parte superiore. Non misurava più di mezzo palmo. Apparve all'improvviso sullo scrittoio di mio padre, insediata sulla pila di fogli scarabocchiati dalla sua grafia febbrile. La scambiai per un fermacarte, frantume di qualche scultura antica. Mio padre infatti, nonostante le proteste sguaiate di mia madre, aveva cominciato a raccattare ogni genere di reperti, fabbricati dagli uomini, dalla natura o dal caso: li esumava, li scambiava con altri cacciatori di tesori, talvolta li acquistava, tanto che il suo studiolo ormai somigliava più alla bottega di un rigattiere che di un pittore".
Pensieri luminosi
Plautilla, figlia dell'artista poliedrico Govanni Bricci, ha vissuto a Roma per gran parte del Seicento. Ha osservato il mondo creativo del padre con occhi pieni di stupore e meraviglia, così come con lo stesso sguardo rapito osservava la vita artistica romana, costellata da figure quali il Borromini e il Bernini, ma non solo. Anche lei si è sentita spinta verso quel mondo meraviglioso fatto di stucchi, affreschi, colori, pennelli. Il padre comprese nel profondo ciò che sua figlia poteva diventare, perchè ne riconosceva la stoffa per trasformarsi in un'artista intelligente e acuta.
Non si sbagliò, perchè Plautilla diventò qualcuno, rinomata nel suo tempo e ricordata nei secoli. Soprattutto è ricordata per il suo progetto architettonico di Villa Benedetti, detta il Vascello, per la costruzione insolita che realizzò.
Parallelamente alla vicenda della pittrice, architettrice e della sua povera famiglia, costretta spesso per esigenze economiche a cambiare casa, degli innumerevoli lutti che l'hanno colpita, della grave epidemia di peste che annientò la vita di tantissimi romani, delle spaventose esondazioni del Tevere, scorre un'altra storia che sembra non avere apparentemente nulla in comune con le vicende del Seicento. Alcuni capitoli, infatti, con il nome di "intermezzo" hanno un'interessante valenza storica e artistica, pur nella sua tragica fatalità. Tali intermezzi ci raccontano i tumultuosi e tragici episodi della Repubblica Romana del 1849, nel pieno del Risorgimento.
La scrittrice ci narra di Leone, soldato volontario che nonostante la paura costante della morte, con spirito valoroso ha combattuto l'esercito francese che tentava di entrare a Roma per sconfiggere i garibaldini proprio vicino a quel colle dove due secoli prima era sorta la sublime creatura architettonica di Plautilla.
Con questo romanzo che è soprattutto storico-biografico, ma ha in sè elementi del romanzo di formazione Melania Mazzucco mi ha ancora una volta positivamente meravigliato con la sua straordinaria capacità narrativa. Il suo modo evocativo e dettagliatissimo mi ha catapultata nel periodo seicentesco di una Roma violenta, aggressiva, difficile, invidiosa, turbolenta ma che era anche la culla di menti eccelse che cercavano con i loro guizzi creativi di offrire eleganza e magnificenza in continua evoluzione. Mi sono persa fra le stradine dei quartieri malfamati, tra gli Ospedali della Carità; ho ascoltato quel particolare lessico del tempo e quel modo di dire caratteristico.
Ma soprattutto ho assaporato la penna vibrante ed emozionante che ha tracciato il profilo di una donna che ha combattuto un mondo artistico e sociale maschilista e misogino in cui la donna, la femmina, era un danno per la società, buona solo per procreare.
Nella sua lunga vita Plautilla Bricci ha respirato il fermento artistico romano; è stata testimone di un grandissimo tempo sfavillante di idee e rinnovamento in cui ha trovato posto anche lei, riuscendo ad entrare all'Accademia nazionale di San Luca.
Questa giovane artista geniale, con grande impegno e passione è diventata la prima donna architetto nell'era pre-industriale, ma soprattutto ha utilizzato un'arma potente con la quale ha potuto trovare uno spazio per muoversi e realizzarsi, cioè l'arte della dissimulazione. Nella sua vita sia umana che professionale ha sempre cercato di nascondere i suoi pensieri, i suoi sentimenti, ma così facendo si è ritagliata un posto non indifferente; ha lasciato un'impronta indelebile su quel colle romano, in quella terra che le ha dato i suoi natali. Laggiù, scavando in profondità si può trovare, forse, la testimonianza di lei, una presenza tangibile della sua esistenza.
Il romanzo, costellato di minuziose narrazioni storiche nell'avvicendarsi di papi sul trono di san Pietro e di alcuni momenti della vita dei reali di Francia, scende fra le misere stanze di Plautilla e della sua famiglia. Il padre nei suoi confronti si dimostrava orgoglioso di lei ma al contempo la sbeffeggiava, forse per renderla forte davanti agli ostacoli che avrebbe incontrato per avere le gonne.
La visualizzava forte ed indomita, proiettando su di lei ciò che lui non era potuto essere.
Roma era un cantiere aperto, si costruiva mattone dopo mattone, il suo volto mutava continuamente, così anche Plautilla modificava la sua personalità e le sue conoscenze giorno dopo giorno, i suoi mattoni del sapere erano i libri del padre o quello delle biblioteche.
L'architettrice, ha posto sul piatto della bilancia tutta sè stessa, il suo portento creativo, l'essere creatrice-donna di manufatti e opere d'arte.
Lei, pur non essendo stata madre nel senso più naturale del termine, lo è stata in quanto creatrice di nuove idee, di nuove prospettive, di nuovi modi di vedere le cose, di immaginarle con un nuovo sguardo. Lei stessa si augura di aver aperto la strada al futuro di altri sguardi femminili architettonici. Scoprirà anche l'amore che le permetterà di esprimersi con la libertà che desiderava.
Pautilla-Melania, architettrice della sua anima mi ha donato, in questo indimenticabile affresco narrativo la sua volontà e il suo amuleto, che io passo a voi, a chi non l'ha ancora conosciuta e infine lasciatemi dire: Melania, grazie di esistere!
La mia lampada ha illuminato questa frase: "Ma l'opera in sè cosa mi avrebbe portato? Nel migliore dei casi, altre commissioni analoghe. Per quanto fosse la più bella che avessi mai compiuto, era l'ennesima variazione su un tema che non consentiva invenzioni nè esperimenti. Diventare architetto, invece... Trasformare un disegno in pietra, un pensiero in qualcosa di solido, perenne. Tirar su una casa. Scegliere le tegole del tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, cornicioni, architravi, logge, scale, frontoni, prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo, una donna non l'aveva mai fatto. Non esiteva nemmeno una parola per definirla".
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura: tre gocce di limone e tre gocce di rosa da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per accendere il cervello, favorendo la creatività e ritrovare il femminile della protagonista.
Un po' di luce sull'autrice Melania Gaia Mazzucco (Roma, 6 ottobre 1966) è una scrittrice italiana, secondogenita di Andreina Ciapparoni e Roberto Mazzucco, anch'egli scrittore.
Dopo la maturità classica si è laureata in Storia della letteratura Italiana Moderna e Contemporanea e successivamente si è diplomata in sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Ha collaborato con l'Enciclopedia Treccani.
Bibliografia essenziale
- "Il bacio della medusa" (1996), finalista premio Strega;
- "La camera di Baltus" (1998), finalista premio Strega;
- "Lei così amata" (2000), vincitore del premio Vittorini, premio Napoli e premio Bari per la narrativa;
- "Vita" (2003), vincitore del premio Strega;
- "Un giorno perfetto" (2005), vincitore del premio Hemingway e Roma;
- "La lunga attesa dell'angelo" (2008), premio Bagutta e premio lettori delle Biblioteche di Roma;
- "Sei come sei" (2013);
- "Io sono con te" (2016), premio letterario Basilicata.
La scrittrice Melania G. Mazzucco
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