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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Le stanze buie" di Francesca Diotallevi


Casa editrice Neri Pozza, 2021, pagg. 283.

 

 Incipit

"Una pigra confusione si è impadronita della stanza. Le donne agitano i ventagli, gli uomini accendono i primi sigari. Spirali di fumo si disperdono oltre i tendaggi, lasciando l'aria impregnata di un odore pungente. 
L'atmosfera di attesa con cui si è aperta l'asta sembra essersi dissolta, così come il febbrile interesse che ha portato qua la maggior parte dei presenti. Guardo i loro volti: mi appaiono grssolani, volgari. Gli sguardi, che solo fino a qualche ora prima erano accesi di morbosa attenzione, scemano in espressioni più indifferenti". 
 

Pensieri luminosi
La vicenda di questo romanzo si apre nei primi anni del Novecento con un'asta a cui partecipa l'ottantenne maggiordomo Vittorio Fubini che riesce ad aggiudicarsi, con una certa emozione e gioia dolente, un oggetto che per lui ha un enorme significato affettivo e amoroso.
Da qui parte un racconto a ritroso nel tempo (quarant'anni prima) e lo stesso maggiordomo si trova a lavorare presso i conti piemontesi Flores, composto dal padrone Amedeo Flores, la moglie Lucilla, la figlia Nora, la governante e la servitù. In questa dimora isolata fra le Langhe il seppur giovane Vittorio, ma conscio della sua solida esperienza, cerca con rigore e severità (così come è la sua personalità, razionale e fredda) di "mettere in riga" camerieri e governante. La scelta di andare in quel luogo non è stata semplice, ma dettata da un dovere morale e non può tornare indietro.
Lontano dalla sua amata Torino, in una dimora avvolta da un silenzio assordante sarà risucchiato, come una tempesta di neve, in un vortice di sentimenti che lo sconquasseranno, lo turberanno come non mai e la sua vita non sarà più la stessa.
Con una scrittura ipnotica e attraente la scrittrice Francesca Diotallevi mi ha condotto in una vicenda fosca e gotica, che ricorda lo stile inglese ottocentesco. Ha illuminato i meandri più bui dell'animo umano,  le più bieche bassezze, lo smarrimento più assoluto, la violenza psicologica, in non detto e il dire troppo, l'amore struggente e l'abbacinante bellezza della natura.
Con questo romanzo e tramite Vittorio e il suo viaggio  nell'esistenza l'autrice dona originalità ad una vicenda che non è solo fatta di rumori sinistri, luci baluginanti inquetanti, presenze paurose, chairoscuri e penombra ma è anche altro. É prima di tutto coraggio, spinta al cambiamento che diventa salvifica per lo stesso protagonista e poi di quelli che gli sono accanto. Ciò che è stato un tempo non è più e ciò che è ora ha il viso dolce di Lucilla. 
La narrazione ha una spinta evocativa fortissima e viaggia su un doppio binario: quello dello struggente ricordo e la comprensione di guardare oltre.
Nella penombra ho scoperto con vorace curiosità una storia terribile in cui Vittorio diventerà, suo malgrado, protagonista assoluto. Le stanze buie di quella casa nascondono segreti e atroci verità e i silenzi che l'avvolgono nascondono l'infruttuosa incomunicabilità tra esseri umani che in un estremo dolore fingono di recitare una parte; ma il protagonista un po' alla volta si accorge che sotto quella recita teatrale c'è uno sguardo che guarda l'abisso, che quelle parole annegano nella rassegnazione. Vittorio osserva e annota nella mente, ma essa stessa si lascia turbare e suggestionare da ciò che avviene fra i luoghi aristocratici ricolmi di suppellettili, divani, lampadari, specchi, toelette da signora, camini, servizi da tè, gingilli, vestiti scintillanti, guanti, cappelli, quadri, quasi a soffocare gli abitanti della villa, rendendoli prigionieri delle loro stesse proprietà.
Inoltre, leggendo questa vicenda per me così intensa, ho riflettuto su cosa possono essere quelle stanze buie nella nostra esistenza, come chiave di lettura della vicenda stessa. Le apparenze che caratterizzano la quotidianità coprono molto spesso, con una spessa coltre, ciò che la realtà sottende e la rendono invisibile. É con estremo coraggio allora che si deve andare alla ricerca delle essenze delle cose, in qualche modo perdendoci nelle nostre "stanze buie", nei nostri non detti, nei nostri incompiuti esistenziali per ritrovarci e ancora con coraggio altrettanto forte per non cacciare la polvere sotto il tappeto, non mettere la testa sotto la sabbia ma affrontare le nostre piccole e grandi paure e guardarle in faccia. Solo così possiamo spostare le tende e far entrare luce e nuova aria per vivere la vita che ci insegue. 
Lascio a voi scoprire da quali terribili misteri è avvolta la tenuta e di come l'inossidabile Fubini abbia dato un valore aggiunto alla sua esistenza.
 


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Le loro risate tintinnarono come campanelli nelle mie orecchie e, per un breve istante, ebbi la sensazione, la netta sensazione, che quella fosse la felicità. 
Una felicità perfetta. E, forse per questo, destinata a consumarsi in breve tempo". 
 
 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di lavanda e tre gocce di arancio da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per trovare la giusta motivazione e il coraggio per affrontare le avversità della vita e ritrovare la serenità.
 
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Francesca Diotallevi (Milano, 1985) è una scrittrice italiana ed è laureata in Scienze dei Beni Culturali; lavora come segretaria in uno studio legale.

 

Bibliografia essenziale
 
- "Amedeo je t'aime" (2015);
- "Dentro soffia il vento" (2016), premio Neri Pozza sezione giovani e Premio letterario nazionale Grotte della Gurfa 2017;
- "Dai tuoi occhi solamente" (2018), Premio letterario Basilicata-Premio speciale di narrativa 2019, Premio Manzoni al Romanzo Storico 2019 e Premio letterario Giovanni Comisso Under 35 2019.
 




La scrittrice Francesca Diotallevi
 
Per l'acquisto del libro

https://www.unilibro.it/libro/diotallevi-francesca/le-stanze-buie/9788854523890

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