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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Una donna nella notte polare" di Christiane Ritter


Titolo originale "Eine Frau erlebt die Polarnacht".

Traduzione dal tedesco di Scilla Forti.

Casa editrice Keller, 2020, pagg. 296.

 

 

Incipit

"Mio marito aveva sempre sognato di vivere in una capanna nell'Artide. Ogni volta che a casa, in Europa, c'era qualcosa che non andava - un cortocircuito, un tubo rotto, un aumento del canone di affitto - diceva che una cosa del genere non sarebbe mai successa in una capanna dell'Artide".

 

Pensieri luminosi 

Christiane Ritter, moglie, madre e scrittrice decide nel 1934 di lasciare Vienna e di raggiungere il marito, che già da diverso tempo ama trascorrere molto tempo nell'artico. 
Convinta che quel periodo sarebbe stato salutare per lei per riposare, sferruzzare, leggere, avvolta da una morbida coperta in un'accogliente casetta, si imbarca per arrivare su un isolotto delle Svalbard tra la Norvegia e la Russia.
In realtà ciò che aveva così idealizzato sarà totalmente diverso.
Con il marito e un altro ospite inizierà un'avventura di un anno imprevedibile ed indimenticabile.
Era partita con l'idea di lasciarsi alle spalle il frastuono e la frenesia della città per abbracciare un nuovo paesaggio rassicurante e tranquillo, così come lo descriveva nelle sue lettere il marito.
In realtà al suo arrivo trova un posto aspro e difficilissimo che la destabilizza non poco: la capanna è minuscola e moltissimo isolata, piena di umidità e una stufa vecchissima e fumosa.
L'approvvigionamento per il cibo, dopo che le scorte si deperivano facilmente, era necessario e vitale per sopravvivere, tra difficoltà enormi, bufere di neve, ghiaccio duro come il marmo, notti protratte per molti mesi e che inducevano in lei un totale stordimento  e mancanza di forza di volontà.
In questa sorta di diario (accompagnato anche da schizzi e disegni) la protagonista nella sua notte polare ha subìto un'evoluzione interiore notevole e straordinaria a contatto con quel paesaggio, nella natura possente e dirompente, che plasma il quotidiano; in quella fessura di sole all'orizzonte contrapposto a lunghi giorni di buio totale, in cui solo l'aurora boreale rischiarava come un opale quel lato selvaggio del mondo. Lentamente, seppur immersa nelle difficoltà di ogni giorno, scopre un luogo con occhi diversi, si stupisce di ritrovarsi coraggiosa, si accorge che il marito, molto nervoso in città, lo ritrova qui paradossalmente più sereno e ottimista. Lei si lascerà trasportare da una luce interiore nuova che progredirà di pari passo alla descrizione dell'ambiente magnificamente brutale del Polo Nord.
Si sentirà avvolgere da un nuovo modo di vivere l'esistenza, da un flusso di pensieri ed energie che la proietteranno in un luogo che ha un senso profondo. Non è solo ghiaccio, neve, freddo infinito, buio progressivo, solitudine profonda, paura, isolamento. Tutti questi aspetti la trasformeranno in una donna coraggiosa, in quella spinta esistenziale per sentirsi viva con tutti i sensi messi in moto.
Per lei muoversi in quella latitudine è stato percepire come i minuti, le ore, i giorni e i mesi avevano un altro modo di susseguirsi. Era dentro un tempo rarefatto, dilatato all'ennesima potenza e dallo spazio che come una fisarmonica si dilatava e restringeva.
Christiane ha raccontato di stelle mute che si susseguivano dentro i suoi occhi e confondevano la mente, la tenevano stretta nella paura che ha urlato dentro di lei e faceva più rumore delle sibilanti sfere di vento fortissime che scuotevano la capanna e il suo io impaurito.
Ma il libro è anche attraversato da sublimi immagini che trasportano l'anima e il corpo da un peso gravoso a leggerezze piumate. In lei il raggio di sole che fende l'orizzonte e che dura un battito di ciglia ha un 'intensità tale di una scossa elettrizzante di pura adrenalina, in cui la vita esce dalle ombre invernali.
In modo poetico e altamente rappresentativo l'autrice riesce a far decantare ciò che prova in maniera cristallina e pura, come la natura che ha attraversato, riservandole anche un profilo spirituale, quasi religioso.
Più di cento giorni la protagonista ha vissuto nella dissoluzione della luce; è entrata nella notte infinita che avrebbe potuto renderla pazza. Lei però ancora una volta ha reagito ed è riuscita ad estrapolare dal nero pauroso una tavolozza di indaco, viola e rosa del cielo, ramata laggiù nel fondo. Ha osservato con stupore e orgoglio l'aurora boreale che muoveva  le sue striature in quel verde sfumato e fluttuante.
Si è sentita piccola in quell'universo così struggente nel quale, ad un certo punto, non esisteva il suo corpo; era pura anima, profondo sentire senza braccia né gambe. 
In questo cammino Christiane, non particolarmente coraggiosa, abituata alle comodità di una vita borghese "si spoglia" di ogni agio e si riveste solo del necessario, di essenziale. Dentro la sua notte polare vede e comprende l'infinito esistere tra il buio e la luce, così come è la nostra vita tra il fiorire dei giorni e la penombra delle nostre incertezze. 
Davvero è stato un viaggio meraviglioso e lascio a voi scoprire le sue innumerevoli altre sfumature.
 
 
La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Per la prima volta mi accorgo che ogni cosa, nella solitudine di una natura indomabile, assume un significato diverso rispetto a quello che le viene attribuito nel nostro mondo di continue relazioni interpersonali. Sospetto che in alcuni casi, qui nell'Artide, possa essere più difficile conservare i tratti tipici della condizione umana che mantenersi in vita nella lotta contro gli elementi".
 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di pompelmo e tre gocce di cipresso da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per far scorrere linfa nel corpo e dare tonicità al corpo.

 
 
Un po' di  luce sull'autrice
Christiane Ritter (Karlovy Vary,13 luglio 1897-Vienna  29 dicembre 2000) è stata una pittrice e scrittrice austriaca.
 
 
 
 
La scrittrice Christiane Ritter
 
 
 Per l'acquisto del libro
 

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