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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Emma e il cappellino magico" di Annabianca Vincenzi e Nadia Fanucci.

Edizioni Jaca Book, 2021, pagg. 26.

 

 

Incipit

"Emma sta facendo una bella passeggiata nel bosco con i suoi amici.
Sono andati tutti insieme a far visita alle caprette e alle galline. Con un pizzico di fortuna troveranno anche le uova. Così si mettono a cercare...". 


Pensieri luminosi
In una bellissima giornata autunnale di sole la piccola Emma esce con i suoi amichetti per una emozionante avventura tra i boschi a contatto con la natura. Vedrà infatti con i propri occhi morbide e bianche caprette, simpatiche e variopinte galline e se sarà fortunata potrà vedere le uova dentro la paglia!
Emma è così emozionata!
Ma improvvisamente dal bosco esce un grande trattore che, senza accorgersi della presenza dei bambini e in particolar modo di Emma, la spinge con le ruote. La piccola cade e sembra che i suoi occhi non possano più aprirsi. Cosa accadrà poi?
In questo breve racconto, ideato da Annabianca Vincenzi (madre di Emma) e dall'illustratrice Nadia Fanucci si ripercorre, sotto il profilo di una favola, ciò che è realmente accaduto alla bambina. 
All'età di due anni è stata investita da un'auto, che le ha causato un gravissimo trauma cerebrale e non solo.
Attraverso la narrazione di questa favola i bambini possono conoscere la sua storia dolorosa, ma densa di emozioni e amore.
Le stesse emozioni che hanno coinvolto mamma Annabianca e tutto il resto della sua famiglia.
Emma ha dovuto affrontare diversi interventi e oggi la ritroviamo piena di vitalità per affrontare il futuro che l'aspetta.
Il libro (per bambini dai quattro anni in poi) percorre con originalità il tema del ricovero ospedaliero dal punto di vista dei piccoli pazienti ospedalizzati e il loro percorso denso di visite, esami, interventi. La stessa favola utilizza modi di descrivere e di narrare il dolore attraverso la magia e così l'elicottero che la porta in ospedale sale in alto nel cielo come una specie di razzo, il macchinario per fare la tac diventa un fungo rosso con pallini bianchi in cui Emma dovrà entrare. Altre immagini metaforiche e poetiche accompagnano la narrazione, soprattutto quel cappellino magico che la piccola deve indossare e che diventa il fulcro sensibile della sue esistenza e oggetto per stare bene.
Le immagini che accompagnano le parole sono molto evocative. 
I bambini, compresa Emma, hanno grandi occhi, perchè hanno sete di scoprire e vedere il mondo. I loro visi sono dolci e sognanti.
Molto particolare è l'utilizzo di affanchiare i disegni creati dalla fantasia alle fotografie, in un connubbio tra realtà e immaginazione, funzionale al messaggio che vuole trasmettere il testo.
Lascio a voi scoprire quanto sia suggestiva questa modalità di narrazione, non prima di ricordarvi che tutti i proventi della vendita di questo libro saranno devoluti a Neuroland Onlus, che aiuta i bambini con necessità neurologiche e a Casa Oz, spazio d'accoglienza per bambini e famiglie.
Quindi se volete fare o farvi del bene leggete questo racconto. 
Buona lettura!


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Quando va in ospedale, Emma porta tutti i suoi libri preferiti, così la mamma glieli può leggere".
 
 
 
 
 
INTERVISTA AD ANNABIANCA VINCENZI, MAMMA DI EMMA E AUTRICE DI QUESTA FAVOLA
 
Ciao Annabianca e benvenuta nel mio spazio letterario. Vuoi parlarci un po' di te?
Ciao, sono Annabianca e sono una mamma. Per anni ho unito il mio lavoro nella comunicazione con la gestione famigliare; ma da quando Emma ha avuto l'incidente, due anni fa, non è stato possibile per me riprendere a lavorare. Così, ora mi occupo dei bambini a tempo pieno.

Vuoi raccontarci di Emma, protagonista di questa storia? Cosa le è realmente accaduto?
Emma è la mia primogenita. Quando aveva due anni e otto mesi, si trovava all'asilo nido come ogni giorno (avevamo iniziato a mandarla quando aveva otto mesi, in modo che io potessi lavorare) e stava giocando in cortile con gli altri bimbi. Ma quel giorno c'era una macchina posteggiata dove le auto non avrebbero dovute essere, e purtroppo pare fosse senza freno a mano. Così, silenziosamente, ha iniziato a muoversi lungo una discesina... Investendo Emma, che era sulla sua traiettoria (per fortuna non colpendo nessun altro bimbo).
Emma ha avuto una gravissima frattura cranica; parte del cervello è stato proiettato fuori. Il suo fegato è stato schiacciato dalla macchina, creando un'emmorragia massiva; è entrata immediatamente in coma. Intubata, è stata trasportata in elicottero all'ospedale pediatrico di Torino, stabilizzata con trasfusioni e altro e poi operata al cervello per molte ore, cercando di drenare per quanto possibile le emoraggie e di ricostruire la dura madre, lacerata, e la scatola cranica spezzettata. 
Emma è stata in coma e in rianimazione due settimane; poi incredibilmente ha iniziato a stare meglio, nonostante secondo i medici fosse difficile anche solo se mai si svegliasse, e soprattutto nonostante ritenessero inevitabili i danni neurologici devastanti, che ci sarebbero voluti sei mesi per contare. Invece lei è tornata come era, con alcune novità; la principale delle quali è che il suo cervello ha perso una fondamentale capacità e adesso le è stato impiantato un meccanismo di drenaggio che dal cervello scarica nel pancino il liquido che altrimenti si accumulerebbe, premendo sul tronco encefalico fino a fermare il cuore. Emma ha anche perso l'olfatto e ha avuto un coinvolgimento di una ghiandola, per cui non sappiamo se avrà una normale pubertà e fertilità.

Quanto i legami familiari hanno aiutato a superare quel periodo terribile?
Il nostro incubo, indescrivibile, è stato addolcito dalla presenza della famiglia. I miei genitori sono stati con noi due mesi, e lo stesso ha fatto mia sorella, lasciando per due mesi il suo lavoro a Padova. Io allattavo il nostro secondogenito di quattro mesi, quindi mia mamma se ne occupava tutto il giorno, mentre io ero in ospedale con Emma, portandomelo per le poppate. Di notte mio marito stava con Emma. Al mattino alle cinque mio papà lo sostituiva in modo che lui potesse andare a dormire qualche ora prima di andare al lavoro. Non siamo mai stati lasciati soli, nè dalla famiglia nè dai nostri amici, che ci hanno portato la cena ogni sera per due mesi, alternandosi nello stare con noi ogni sera. Oggi, con la pandemia, tutto questo sarebbe impossibile e io penso sempre con orrore alle famiglie che si trovano ad affrontare qualcosa di simile nelle attuali circostanze, senza avere il sostegno e l'abbraccio degli affetti che è stato per noi così prezioso.
 
Perchè hai sentito l'esigenza di trasformare quel momento drammatico e le sue conseguenze in un libro per bambini?
Ho sentito con forza che la nostra esperienza di dolore potesse e dovesse diventare speranza per altre famiglie e aiuto per le realtà che hanno aiutato noi: così è nato un albo illustrato che racconta la storia di Emma, i cui proventi vanno in beneficienza per la casa d'accoglienza che ci ha ospitati e per la Onlus presieduta dalla neurochirurga che ha salvato Emma. Il libro parla di una bimba che si fa male, vine soccorsa e curata, dorme in ospedale mentre i genitori la aspettano. Poi si sveglia, pian piano sta meglio, mentre i medici la aiutano a recuperare. Viene dimessa e festeggia, ma deve anche tornare in ospedale regolarmente per controlli.
Ho pensato che tanti bimbi vivono l'esperienza dell'ospedale, in diversi modi (o sapendo di fratellini, o amichetti) e che avere una storia illustrata (con foto e disegni, con animaletti del bosco e con la magia che ammanta la realtà, ma con le foto del letto d'ospedale, della tac, ecc...) possa essere un modo per normalizzare un vissuto difficile o per prepararsi a questo, avendo meno paura.
Lo stesso vale per le famiglie che possono avvalersi di una storia per aiutare i loro bimbi. Il libro lo stanno acquistando in tanti, e ricevo molti messaggi da mamme: dicono che al loro bimbo è stato d'aiuto, che sentono dire dai piccoli "Emma fa la tac come me". Io sono estremamente felice nel pensare che dal buio che noi abbiamo toccato possa nascere una luce per qualcuno; è il senso del nostro dolore che deve diventare aiuto, luce e speranza. Ho aperto una pagina Instagram per questo, per raccontare questa storia e arrivare il più possibile a famiglie che potremmo magari aiutare.

Nei ringraziamenti speciali nomini la dottoressa Peretta. Quanto questo medico è stato importante nella vostra vicenda umana?
La dottoressa Peretta ci è venuta a parlare prima di operare Emma. Ci ha guardato con compassione, proprio nell'accezione greca del termine, "sentire con". Ci ha detto: "Io apro e guardo, ma questo cervellino ha sofferto davvero tantissimo".
Dopo le otto ore di intervento, ci ha comunicato con tristezza che tanta parte del cervello era andata perduta, che non sapeva se Emma avrebbe mai potuto svegliarsi e che i danni erano così devastanti che non avrebbe mai più potuto essere la stessa bambina.
Ogni sua parola è impressa nella mia mente e mai se ne andrà. Ma quella donna minuta, dalle mani piccole e delicate, ha combattuto per nostra figlia, non si è arresa davanti alle sue condizioni disperate, ha creduto in lei. E così facendo ce l'ha restituita. Lei è un medico che c'è sempre, che si dà reperibile nelle feste nonostante sia il primario, che non entra in confidenza perchè ha un carattere schivo, ma che si dedica ai bambini in modo indescrivibile. Le siamo infinitamente grati.
 
Vorresti parlarci della onlus "Neuroland" e di "Casa Oz"?
Le due associazioni a cui ho scelto di destinare i proventi del libro sono Neuroland e Casa Oz. Neuroland è presieduta proprio dalla dottorssa Peretta: è una onlus che si occupa di acquistare macchinari per la neurochirurgia del Regina Margherita di Torino e di sostenere le famiglie dei bambini con necessità neurochirurgiche. Casa Oz è la casa d'accoglienza che ci ha ospitato per due mesi. Loro si occupano di attività diurne per ragazzi con disabilità ma hanno anche quattro monolocali che offrono, a costo ridotto, alle famiglie i cui bimbi sono ricoverati al Regina Margherita (perchè è molto vicino, l'ospedale si raggiunge con una passeggiata di venti minuti lungo il Po). Mia mamma soprattutto,che stava lì tutto il giorno con Tommaso di pochi mesi, sentiva di non essere sola grazie alla presenza affettuosa degli operatori. Io arrivavo la sera tardi, quindi l'ho vissuta meno quella realtà, ma Casa Oz è stata casa per due mesi e grazie a quello spazio io ho potuto agevolmente stare in ospedale tutto il giorno e pure allattare Tommaso e non svanire del tutto per lui.

Come sta ora Emma e quali sono i suoi libri preferiti che legge quando si reca in ospedale per i conortrolli medici?
Emma ora sta benissimo, con qualche accorgimento. L'impianto che le è stato messo e che le permette di vivere è delicato, quindi bisogna evitare che lei cada e che batta la testa; bisogna controllare che lei vada di corpo per mantenere adatta la pressione all'interno del bacino; bisogna evitare trampolini, salti eccessivi, capriole, sport che potrebbero farla sbattere. La perdita dell'olfatto è definitiva ma lei finora non sembra risentirne.
Le altre problematiche eventuali speriamo, banalmente, che non si realizzino mai. Per adesso vediamo la nostra bimba continuare a crescere serena, imparare cose nuove, cantare, correre allegra con suo fratello e con i suoi compagni d'asilo. Lei ama tantissimo i libri e ad ogni visita ne portiamo tanti, sempre diversi. Attualmente il suo preferito è un libro che parla di un pettirosso generoso, che regala i suoi vestiti ai suoi amici infreddoliti e viene per questo premiato da Babbo Natale. Ma adora anche il bellissimo "Wonder" di Palacio, che racconta di un bimbo che ha un aspetto diverso da tutti gli altri e che per questo a volte viene escluso, mentre in realtà lui non è diverso bensì straordinario e insegna a guardare il mondo e le persone con gentilezza.

Cosa ti senti di augurare a tua figlia?
L'unico desiderio che ho è quello che lei possa sempre stare bene, che l'impianto che le consente di vivere non abbia problemi e che non debba affrontare nuovi importanti interventi neurochirurgici. Vorrei anche, tanto, che lei non si sentisse diversa e limitata per le accortezze che dobbiamo avere e per le cose che lei non può fare mentre i suoi coetanei sì.

Grazie Annabianca per le tue sentite parole, per il coraggio in cui affronti con Emma e la tua famiglia il futuro che vi attende.
 
 


Mamma Annabianca e sua figlia Emma
 



 
 
 

  La piccola Emma e il libro di cui è protagonista
 
 

Per l'acquisto del libro

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