Passa ai contenuti principali

"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Diario" di Rutka Laskier



 

Introduzione di Zahava Laskier Scherz con la traduzione dal polacco di Laura Quercioli Mincer.

Postfazione di Marek Halter con la traduzione dal francese di Alberto Cristofori.

Casa editrice Bompiani, 2008, pagg. 172.


Pensieri  luminosi

Questo libro è la testimonianza autentica di una giovane ragazza ebrea, cresciuta in una città della Polonia e della sua quotidianità che va dal gennaio all'aprile del 1943, quando fu deportata al campo di sterminio di Auschwitz.
Desidero soffermarmi, per raccontare di questo testo, partendo dalla parola che lo definisce: diario.
Rutka scriveva di quei terribili giorni, mentre era segregata nel ghetto e in quelle sessanta pagine ha tentato di capire il suo destino e di comprendere ciò di cui aveva bisogno.
Il suo bisogno necessario era di raccontarsi ciò che accadeva attorno a lei, in quei momenti difficili, nell'attesa che qualcosa accadesse, che qualcuno arrivasse a sbloccare una situazione snervante e di cui lei sapeva già l'epilogo.
Ma, nonostante sapesse che il suo destino era segnato dal male che in quel periodo era sceso sulla terra, ha testimoniato con fogli bianchi ed inchiostro, il desiderio di affrontare i giorni che le restavano non nel modo di chi cerca di darsi una speranza, ma con la grinta di non lasciarsi andare alla disperazione, alla più cupa rassegnazione. Il suo è stato un modo di reagire alle avversità in modo costruttivo. Raccontandosi di sè si è permessa il coraggio di guardare in faccia la paura, la desolazione, il terrore e narrandoli li ha in qualche modo esorcizzati. Questo le ha anche permesso di vivere una particolare tappa della sua giovane esistenza, nonostante tutto. Ecco allora che l'adolescente Rutka cerca di gustare in ogni attimo la vita che le rimane attraverso la lettura dei libri e tramite essi riesce ad essere essa stessa narratrice acuta. Con fare poetico scopriamo che i paesaggi che la circondano assomigliano a lande desolate, con i cieli grigi che avvolgono la città e il fiume ghiacciato che fa da sfondo al castello all'orizzonte.
Ma soprattutto ci racconta del suo periodo di adolescente innamorata: i primi turbamenti, le gelosie tra le amiche, uno sguardo veloce a quel ragazzo che le piace e sembra ricambiare, il batticuore di un sorriso. Il suo è un cuore che sente come quello che avevano gli adolescenti prima di lei, di quelli di oggi e di quelli che lo saranno. Non c'è differenza se non di tipo temporale; Rutka è quella ragazzina dagli occhi vispi che possiamo incontrare oggi, che osserva il mondo con un misto di timore e curiosità sul domani. Ma la Rutka di quei giorni sapeva che il domani aveva il colore della morte, conosceva il destino crudele degli ebrei. Aveva visto con i suoi occhi bambini orfani di genitori deportati abbandonati a sè stessi, vagare per le strade senza cibo o di quell'agente della polizia polacca picchiare un anziano ebreo che, scivolando su un sasso sporgente, era morto sbattendo la testa e altre simili atrocità.
Ma lei si aggrappa ancora una volta ad una parvenza di normalità, la cerca, la desidera, perchè nonostante tutto sente di meritarsela. Il suo tempo di ragazza non tornerà più e in generale il suo tempo di essere umano forse sta per scadere, ma non lo vuole aspettarlo piangendo;  ancora una volta presa da un'antico entusiasmo oltre le pagine del diario, in una sorta di scacco al destino tra la fantasia e la realtà, il sogno e il desiderio scrive di un episodio dal valore metaforico e simbolico altissimo e significativo del desiderio di libertà, da respirare profondamente e riempirsi l'anima.
Interessante è anche la postfazione che ci narra della nascita della nazione polacca ricca di riferimenti storiografici e della vita degli ebrei in questi luoghi nei secoli.
Lascio a voi scoprire le altre mille sfumature del racconto di Rutka, correlata di foto di lei, della sua famiglia e di tante altre immagini e di come è stato rinvenuto il suo prezioso diario.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Quel poco di fede che un tempo possedevo è svanita del tutto, se Dio esistesse certamente non permetterebbe che la gente sia gettata viva dentro i forni, che ai bambini piccoli si spacchi la testa con il calcio dei fucili, o che li si chiuda nei sacchi e li si faccia morire con il gas".
 
 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura: 
tre gocce di mirra e tre gocce di sandalo da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per avere quella capacità di andare in profondità e meditare sugli eventi entrando con empatia nelle emozioni.
 



Un po' di luce sull'autrice 
Rutka Laskier (1929-1943) è stata una ragazza ebrea, cresciuta nella città di Bedzin, in Polonia. 






 La scrittrice Rutka Laskier

 

 

Commenti

Post popolari in questo blog

"Il giardino dei gelsomini" di Nadia Mari

  IP Independently published, 2024, pagg. 353   Incipit "Nel tranquillo villaggio di Ca' di Verdalba, adagiato su morbide colline, Nadine, una donna non più giovanissima ma con un fascino non ancora sfiorito, si svegliava ogni mattina con un senso di vuoto interiore. Le cicatrici del passato, invisibili agli occhi ma ben radicate nel suo essere, tingevano la sua esistenza di una sottile malinconia. Nonostante vivesse in un ambiente idilliaco, sentiva che la sua vita si stava consumando in una sorta di routine priva di colore e di passione. Le giornate si susseguivano in un perpetuo rincorrersi di gesti, imprigionandola in un mondo grigio e monocromatico, in cui ogni momento sembrava la replica del precedente. Eppure, nel profondo del cuore, avvertiva un richiamo, un'eco lontana che le sussurrava dell'esistenza di qualcosa di più grande, oltre i confini della sua routine quotidiana".   Pensieri luminosi   Avete mai intrapreso un viaggio dentro a voi stessi in alcun...

"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Tutto può succedere" di Francesca Ziliotto

  Capponi editore, 2024, pagg. 152.   Incipit "Teresa Cortese era in piedi davanti al tavolino del suo salotto, vestita di tutto punto, come si fosse preparata per uscire da un momento all'altro. Aveva appena preso dalla madia antica, regalo di sua nonna, il vaso di cristallo che teneva sempre a portata di mano, il suo preferito, e lo aveva riempito di acqua fresca. All'interno vi sistemò un mazzo di calle bianche freschissime, ancora con il loro pistillo giallo racchiuso dentro il bocciolo. Quanta eleganza in quel fiore, così come elegante era lei". Pensieri luminosi Ricordate il detto "l'unione fa la forza?" Si dice che i proverbi e i detti popolari siano fonte di saggezza, perché nel tempo hanno trasportato insegnamenti degni di nota. Mi voglio soffermare appunto su sopracitato detto perché mi permette di riflettere sul nuovo libro scritto da Francesca  Ziliotto "Tutto può  succedere".  Sì, perché "l'unione fa la forza" calza p...