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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Gli dei notturni" di Danilo Soscia


 

Casa editrice Minimum fax, 2019, pagg. 248. 

 

 

Incipit

"Consumai gli anni a portare in scena sempre lo stesso fantasma. Gli impresari mi avevano ipotecato, e dentro la cifra di un nome ormai privo di senso stava scritto il contratto che mi legava a un'eterna pantomima. Dov'era Dio mentre fingevo di uccidere? Dov'era quando la gente accettava per vero il racconto delle nostre imprese, l'uomo bianco contro i demoni rossi, la scomposizione dell'umanita in salvi e dannati? Salivo a cavallo ogni volta con la certezza che sarebbe stata l'ultima. Non riuscivo a credere che la mia impunità potesse durare tanto a lungo, ma accade così quando nessuno ti ama".

 

 

Pensieri luminosi 

Il sogno è un particolare materiale narrativo; lo psicanalista Freud ne aveva fatto il suo pane quotidiano nella sua attività di studioso.
In questa serie di racconti si viaggia nelle menti sognanti di quaranta personalità che in bene o in male hanno fatto parte del ventesimo secolo. Qui sono accumunate da un'attività onirica che li racconta in poche pagine; sprazzi di ricordi, bagliori indefiniti di pensiero, visualizzazioni contorte, focolari domestici, legami fraterni, deprivazioni.
Soscia, come un moderno Freud, che trascrive ma non interpreta, prende appunti su un quaderno e restituisce a noi ciò che ascolta, seduti su un lettino, pezzi di vita sognante di uomini e donne.
La lettura di questo testo mi ha portato a cercare di comprendere l'incomprensibile, perchè il sogno è infatti composto di fugaci immagini, simboli, sprazzi di realtà irreale. Ed è proprio con questa modalità che si deve provare a leggere il libro in cui l'incoerenza diventa coerenza, l'immaginifico prende il sopravvento e si trasforma in realtà distorta e da osservare con occhiali sfuocati pensieri, concetti, idee, descrizioni.
Le biografie raccontate si trasformano in ipnografie, cioè vengono ricomposte in un cammino onirico.
L'idea è davvero originale. Le personalità del secolo scorso vengono raccontate quando hanno gli occhi chiusi, nel sonno, in un istante in cui, tra le braccia di Morfeo, si lasciano andare dalle costrizioni dell'Io e raccontano di ciò che hanno pensato, creato, riflettuto, amato, odiato, inventato, sofferto, distrutto, liberato.
Raccontare dei loro sogni è stato anche camminare nel secolo scorso, un periodo contradditorio, doloroso, estremista, epocale, distruttivo, compassionevole.
Nella lettura (molto complessa, irritante, fastidiosa, a tratti incomprensibile, nonsense, ma è così che sono i sogni) mi sono lasciata guidare da visioni e suggestioni di una scrittura che, seppur legata al sogno e quindi di per sè evanescente, mi ha lasciato concrete sensazioni, frammenti di visioni come scene teatrali che cambiano  dietro le quinte di un palcoscenico.
Per Soscia gli dei notturni sono politici, artisti vari, sportivi, attori che dall'Europa solcano il mare e si spingono fino agli Stati Uniti e all'estremo Oriente.
Un agglomerato di vicende, piccole virtù, vizi inconfessabili raccontate dai protagonisti stessi, forse per lenire il senso di colpa, il tormento, il rimorso.
Gli dei sembrano caduti; nei loro sogni li ho percepiti tremendamente umani, figure labili con i loro conflitti, fragilità, paure, angoli bui. Sembrano impantanati in un fango colloso di cui mi sembra di percepire l'odore disturbante.
La storia sognante di ciascuno la si può vedere come un multi pensiero, in cui la creatività benevola o malvagia e il genio diventa prorompente in un ideale, in un innovativo stile pittorico, in un fenomenale atto musicale o di danza.
Tutti loro hanno lasciato all'eternità qualcosa di grande, nel bene e nel male, accumunati da quella brama di vivere e in quell'angoscia esistenziale che li hanno resi anime viaggianti.
Il consiglio, per chi desidera intraprendere questo percorso sconnesso dentro questo libro, è di leggere prima le biografie di ciascun deo notturno proposto dall'autore per comprendere, almeno in una millesima parte, il sogno descritto.
Lascio a voi scoprire quali personalità tratteggia oniricamente lo scrittore.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Se l'anima è simile a un vaso che si colma della quantità necessaria e sufficiente di luce, quello che riuscivo a vedere spazzava via l'argine di questa misura".
 
 
 
Un po' di luce sull'autore
Danilo Soscia (Formia, 4 aprile 1979) è uno scrittore italiano. Laureato in lettere moderne all'Università di Pisa, si è poi specializzato in letteratura di viaggio, in particolare ai viaggi degli scrittori italiani in Asia orientale e della ricezione della cultura cinese in Italia attraverso il cinema, la letteratura e le arti in genere.
 
 
Bibliografia essenziale 
 - "In Cina. Il Grand Tour degli italiani verso il centro del mondo" (2010);
- "Forma sinarum. Personaggi cinesi nella letteratura italiana" (2016);
- "Atlante delle meraviglie" (2018). 
 
 
 
 
Lo scrittore Danilo Soscia

 
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