Casa editrice Neri Pozza, 2004, pagg. 371.
Incipit
"L'estate del 2002 fu un'estate molto fresca. Pioveva spesso. La rimpiango particolarmente quest'anno che siamo soffocati dal caldo e dall'umidità. Quest'anno siamo soli, io e Marin. E questa non è una casa per stare soli. Troppo grande. Passiamo da una stanza all'altra e dalle stanze al giardino e dal giardino all'acqua in cerca di refrigerio. Non facciamo che lamentarci per il caldo e diciamo che, certo, in un'estate così, il lago è un posto davvero malinconico. Soprattutto la sera, quando ti aspetteresti un po' di sollievo e invece niente, nemmeno un filo di vento. Una calma strana, il lago mormora lento accanto a noi nel buio, mentre chiacchieriamo sotto la pergola. Allora ci ricordiamo di quell'estate del 2002 e dell'idea che mi venne di raccontarci storie di fantasmi. Eravamo in tanti, tutte le camere erano occupate".
Pensieri luminosi
Durante il mese di agosto del 2002, la scrittrice Olga, diversi membri della sua famiglia e alcuni conoscenti si ritrovano in una località lacustre, lontano dalla città e immersa nella natura.
Soggiornano in una grande casa che ha una torre vista lago magnifica e proprio in questo luogo ogni sera per farsi compagnia, ciacuno degli ospiti un po' per scherzo, un po' per mettere nelle mani dell'altro le proprie capacità fantasiose, iniziano a raccontarsi storie di fantasmi.
Questa modalità narativa mi ha fatto subito venire in mente una analoga situazione di tantissimo tempo prima a villa Diodati affacciata sul lago di Ginevra, in Svizzera. In quel luogo i poeti G. G. Byron e la sua amante, P. B. Shelley e la moglie Mary Wollstonecraft, trascorsero alcuni giorni insieme raccontando storie paurose e proprio lì, una sera, nacque il capolavoro di Mary "Frankenstein", ma questa è un'altra storia.
Ciò che di originale ho riscontrato in questo romanzo è il dualismo narrativo che lo caratterizza; lo scritto infatti viaggia su due piani: uno è il racconto delle storie di spiriti rumorosi, impazienti, buoni, l'altro è quella sorta di diario che la padrona di casa, Olga, scrittrice e forse alter ego dell'autrice stessa, ci fa leggere quotidianamente.
Le sue parole, le sue osservazioni e commenti su quel gruppo eterogeneo di persone, tra cui figli, ex marito, governante, e sulle questioni della vita diventano lo spunto per riflessioni ispirate da quelle storie fantasiose e gotiche.
In un linguaggio capace di suscitare coinvolgimento emotivo, empatico e sensible la scrittrice ci conduce con stupore in un universo, letteralmente, di racconti tra credenze popolari, rituali, folklore.
In un'atmosfera sospesa tra cielo e terra, senza più riferimenti temporali, si vivono situazioni narrative in cui la cornice è la natura stessa, con il fruscio delle foglie, il soffio del vento tra i fili d'erba, lo sciabordio delle onde del lago che si infrangono sulla riva, ma anche il cielo blu della notte trapunto di stelle.
E allora, forse suggestionati da quel profilo impastato di saperi popolari, se si ascolta veramente il silenzio si può davvero sentire la sfumata ed evanescente presenza di una entità tra uno scricchiolio di un mobile, su quella porta che si apre all'improvviso, in quell'ombra fuggevole dietro un vetro.
Ma ciò che ho molto aprezzato e che mi ha fatto riflettere è il valore e l'importanza del saper raccontare; quell'arte del narrare che acquista un valore assoluto.
Lo storytelling esplode in questo romanzo ed intriga in modo magnetico, come un incantesimo. In ogni narratore-personaggio c'è la magnifica capacità di comunicare, trasmettere in modo misterioso, di attrarre, di tenere desta l'attenzione e creare quel giusto pathos con una giusta inclinazione e modulazione della voce, con gesti palesi delle braccia, con sguardo profondo o sorpreso e che ammalia ogni ascoltatore.
Vi lascio scoprire tanti altri aspetti sottotraccia di questo romanzo (e il finale stupefacente) che sono anche un omaggio e un ricordo ad alcuni artisti che hanno reso grande la storia culturale mondiale e verso cui l'autrice, forse, ha un debito di riconoscenza.
Un consiglio per chi leggerà questo libro: uno dei racconti è accompagnato da "Tristezze" del famoso pianista polacco Chopin. Provate a metterlo come sottofondo durante la lettura e sentirete, ve l'assicuro, un brivido alla schiena.
La mia lampada ha illuminato questa frase: " O forse sono accadute entrambe le cose: sogno nel sogno e racconto vero e proprio in quel sovrapporsi di immagini, fra veglia e sonno, in cui a volte ci si confonde come se ci si fosse persi nella foresta".
Un po' di luce sull'autrice Sandra Petrignani (Piacenza, 9 luglio 1952) è una scrittrice, giornalista e blogger italiana.
Ha studiato alla Sapienza di Roma, conseguendo la laurea in Lettere. Ha collaborato come giornalista con Il Messaggero per dieci anni, poi con Panorama e successivamente con l'Unità e Il Foglio.
I suoi libri sono stati tradotti in francese, tedesco, inlgese, spagnolo, giapponese, svedese, romeno, sloveno e serbo. Le piace trascorrere il tempo libero nella campagna umbra, zona di origine del padre.
Bibliografia essenziale
- " Il catalogo dei giocattoli" (1989), finalista al Premio Bergamo;
- "La scrittrice abita qui" (2003), vincitore del Premio letterario Basilicata;
- "E in mezzo il fiume" (2011), vincitore del Premio Alghero Donna;
- "La corsara" (2018) classificato al terzo posto al Premio Strega;
- "Leggere gli uomini" (2021).
La scrittrice Sandra Petrignani
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