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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Il mago" di William Somerset Maugham


Titolo originale: "The Magician".

Traduzione dall'inglese di Paola Faini.

Casa editrice Adelphi, 2020, pagg. 254.

 

 

Incipit

"Arthur Burdon e il dottor Porhoet camminavano in silenzio. Avevano pranzato in un ristorante di boulevard Saint-Michel, e ora facevano quattro passi per i giardini del Luxembourg. Il dottor Porhoet procedeva con le spalle curve, le mani dietro la schiena. Osservava la scena con gli occhi dei tanti pittori che hanno cercato di esprimere il loro senso della bellezza attraverso il giardino più suggestivo di Parigi. L'erba era disseminata di foglie secche, ma il loro languido disfarsi conferiva ben poca naturalezza all'artificiosità dello sfondo".

 

 

Pensieri luminosi

Questo viaggio ha inizio nella Parigi dei primi del Novecento e termina in Inghilterra. La scena si apre presso i giardini del Lussemburgo, mentre il cuorioso alchemico Porhoet passeggia in compagnia del medico Arthur Burdon. Il giovane chirurgo è fidanzato con la bellissima Margaret, gentile e giovane anch'essa, ma forse un po' troppo suggestionabile. Compagna di viaggio della futura sposa c'è Susie, amica fedele da diverso tempo, nubile e con una personalità perspicace.
Un giorno, in un ristorante parigino, incontrano Oliver Haddo, un mago (o come meglio si definisce lui) fratello dell'Ombra.
Lui è una figura corpulenta, massiccia, con uno sguardo che sembra penetrare l'altro, attraversarlo, per studiarne meglio la personalità.
Dopo questo incontro la vicenda si trasformerà in un turbinio di emozioni forti, paure agghiaccianti, verità inquietanti.
La giovane promessa sposa sarà in pericolo e il resto del gruppo cercherà di strapparla dalle braccia possenti di Haddo.
In questo romanzo singolare, lo scrittore Maugham tesse una trama possente, in cui la lotta tra bene (amore, affetto, sensibilità, ragione) e male (odio, sarcasmo, istinto, sadismo) si staglia potente in un periodo storico in cui c'era quella curiosità morbosa verso ciò che era occulto, misterioso, nascosto e le cui risposte scientifiche non soddisfacevano completamente il grande pubblico.
Ecco allora che quest'opera si sovrappone anche alla storia personale dello stesso Maugham, che aveva conosciuto veramente uno strano personaggio del periodo, Aleister Crowley, occultista e della cui conoscenza ha tratto ispirazione per il romanzo.
In questa storia c'è innanzitutto il punto di vista dei quattro personaggi, che rappresentano simbolicamente i diversi modi di rapportarsi con la magia e con Oliver Haddo stesso.
Chi, come il chirurgo Burdon, ha un profondo scietticismo e ritiene il sapere scientifico al di sopra di tutto, lo studioso Porhoet che ha interesse in rituali antichi che hanno una loro radice storica e li studia da un punto di vista salvifico; chi, come Susie, ne è simpaticamente incuriosita e chi come Margaret ne è impaurita e paradossalmente  affascinata.
Il fratello dell'Ombra è proprio in questa mente che cercherà di inserirsi, in quella frattura che diventa baratro.
Haddo è malvagio, crudele, sensuale, orribilmente pingue, con occhi azzurri di ghiaccio che lacerano.
Lo scrittore offre al lettore una grande accuratezza nella descrizione di tutti i personaggi, con una tale profondità, distillando per loro pensieri che si impastano con principi filosofici, antropologici di sublime raffinatezza. In tutta la vicenda il pensiero oscilla tra il credere e il non credere, finchè ad un certo punto al termine di una lotta estrema ci sarà un epilogo altamente simbolico. La ragione si scontrerà con l'istinto primordiale e il delirio di onnipotenza, in quel volto raccapricciante e felino del mago.
Molto simbolici sono anche i luoghi della vicenda. Da una parte una Parigi frizzante, allegra, vivace, intellettuale, artistica, solare; dall'altra un'Inghilterra tetra, malvagia, fredda, cupa, gotica, perchè è lì che abita il mago.
In lontananza poi, tra le la pagine del libro, si sentono i profumi inebrianti dell'Oriente con il suo sapere antico, gli innumerevoli profumi speziati, i paesaggi incantati che resserenano l'anima.
Ma ciò che mi ha profondamente colpita di questa storia è il cambiamento progressivo e radicale di uno dei personaggi, che sorprende persino il personaggio stesso nella sua lacerante attrazione e repulsione verso quell'uomo seducente e seduttivo. Un misto di piacere e dolore che l'attrae.
Una lettura, quindi, che è stata vibrante e sorprendente nella rappresentazione umana.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Eppure la magia non è altro che l'arte di impiegare consapevolmente mezzi invisibili per produrre effetti visibili. Volontà, amore, immaginazione sono poteri magici che chiunque possiede; chi sa come svilupparli appieno è un mago".
 
 
Un po' di luce sull'autore
William Somerset Maugham (Parigi, 25 gennaio 1874 - Saint-Jean-Cap-Ferrat, 16 dicembre 1965) è stato uno scrittore e commediografo inglese.
Dopo la morte dei genitori fu mandato da suo zio nel Kent. Questo  luogo, dove trascorse anche gli anni scolastici, si rivelò freddo ed emotivamente crudele per lo scrittore; i suoi compagni lo prendevano in giro per il suo accento francese e per la sua bassa statura. Inoltre, nonostante, fosse un bambino tranquillo non gli era concesso esprimere le proprie emozioni. La sua infelicità era ai massimi livelli e per questo sviluppò una grande abilità nel fare osservazioni pungenti alle persone che non gli piacevano e questa abilità si riflette anche nei personaggi che popolano i suoi scritti.
 
 
 
Bibliografia essenziale 
- "Liza di Lambeth" (1897);
- "Mrs Craddock" (1902);
- "Schiavo d'amore" (1915);
- "La luna e sei soldi" (1919);
- "Il velo dipinto" (1925);
- "La diva Julia" (1937);
- "Il filo del rasoio" (1944)




Lo scrittore William Somerset Maugham


Per l'acquisto del libro
 

 

 

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