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"Case rosse" di Alberto Coco

  LuoghInteriori editore, 2023, pagg. 216. Incipit "Sono inginocchiato nel sedile posteriore della Fiat 1100 color verde oliva di papà. Mia sorella Olga si è sistemata al mio fianco nella stessa posizione. Attraverso il finestrino guardiamo l'ingresso del civico 9 di viale Monza. Mamma si è fermata a parlare con le cornacchie allineate davanti al portone d'ingresso. Stringe mani, abbraccia, si asciuga le lacrime. É un addio, il mio primo addio. Non so bene cosa sia.  Papà mi ha spiegato che è un saluto che fai quando poi non ti ti vedi più per tanto tempo. Mi farà male, ne sono sicuro. A me fa già male il ciao che dico a Dante la sera. Sembra far male anche a mia sorella: ha il labbro inferiore che tremola come un budino alla fragola. Se piange lei - lei che non piange mai - io piangerò almeno il doppio. L'addio mi riempie di vuoto, mi strige la gola con un nodo". Pensieri luminosi Vi è mai capitato di ascoltare una canzone e fra un ritmo e l'altro la mente ap

"Una bellissima storia sbagliata" di Margherita Guglielmino

 

Casa editrice GaEditori, 2020, pagg. 193.

 

 

Incipit

"Fuori dalla finestra iniziava ad albeggiare, un misto di nebbia copriva il nascere rossastro del sole, in quella tiepida mattinata autunnale. Bologna era così, un misto di contraddizioni, cultura e divertimento, sacro e profano, la dotta e la grassa, forse fu proprio per sue due anime che Luisa la scelse come sua nuova dimora, perchè anche lei in fondo era un po' così, in lei conviveva un dualismo interiore fin dall'infanzia".

 

Pensieri luminosi     
Luisa Martinelli è un giovane medico di trentacinque anni, con una carriera costellata di successi, tante soddisfazioni, che le hanno permesso di arrivare a notevoli traguardi professionali presso l'ospedale Maggiore di Bologna.
Ma se la vita lavorativa brilla come una stella del cielo, l'ambito privato è avvolto da una nebbia malinconica, grigia, densa, che impedisce di osservare l'orizzonte con chiarezza. 
Proprio in questi momenti dolorosi e pensierosi, un giorno, quando ormai un ricordo lontano nello spazio e nel tempo sembra quasi dimenticato, in realtà diventa concreto sentire, perchè il destino ha fatto vibrare tutta la sua potenza. Torna così con la memoria ad un evento che le ha letteralmente cambiato l'esistenza. 
Si viene proiettati in un luogo lontanissimo, nel grande continente africano, più precisamente in Sierra Leone. Infatti qualche anno prima Luisa aveva accettato di lavorare presso l'organizzazione internazionale di Medici Senza Frontiere, la cui missione è portare assistenza e soccorso medico-sanitario in luoghi dove i conflitti, le malattie e i drammi ambientali sono quotidiani. 
In una notte apparentemente tranquilla nel villaggio africano accade l'inspiegabile, un dramma senza fine, un dolore immenso coinvolge medici e infermieri. Una guerriglia armata trasforma la dolce notte africana in un inferno assoluto. Si odono spari, uccisioni, violenze. Una madre si avvicina a Luisa e le pone tra le braccia la sua piccola e ferita figlia Asmait. Luisa è spaventata, non sa che fare, ma un suo collega, Giorgio, la scuote e le urla che non c'è tempo da perdere, bisogna intervenire subito per salvare la piccola.
Da quel momento in poi la vita di Luisa si intreccia con altri personaggi che, come lei, sono alla ricerca di un po' di sicurezza, di quel poco che basta per sentirsi protetti, amati, con quella cura che è anche balsamo per l'anima. Ma il percorso nei sentimenti, tra gelosie e rivalse, tradimenti e bugie è molto difficile. Le emozioni e il coinvolgimento fanno disperdere le energie, fanno compiere passi falsi e tutto diventa ancora una volta denso ed indecifrabile.
Luisa si ritrova ancora sola, con i suoi mille dubbi e perplessità, come un qualunque essere umano che ha bisogno di ri-trovarsi, ri-generarsi ad una fonte, per dissetarsi e rinnovare l'energia per affrontare un viaggio nella propria interiorità. Finalmente la sua storia sbagliata diventa bellissima, perchè prende in mano il suo destino, lo stringe con forza; trova il coraggio di comprendere il passato, di guardarlo in faccia. Per riuscire a dare un senso al futuro deve fare pace con il suo trascorso di figlia, perchè è priorio all'interno di quel focolare domestico che Luisa dovrà iniziare a fare le sue ricerche nei sentimenti, in quella materia densa e complessa che è la propria identità.
Ora è venuto il momento di dare risposte ai perchè, per troppo tempo rimasti in sospeso, per scoprire che il perdono ha ali di farfalla,  che l'amore esiste e si può credere a quell'uomo dagli occhiali che assomigliano a quelli di Harry Potter, il famoso maghetto delle storie d'avventura. Infatti è proprio nella magia di quell'incontro che Luisa respira nuovo ossigeno, può così liberare il sentimento amoroso senza sensi di colpa e progettare un domani migliore. Questo nuovo amore, la sua presenza fisica, le sue parole vibranti, per lei diventano scossa elettrica per risvegliarsi dal torpore, dal pessimismo.
Grazie a questo spinta a mettersi in discussione, la protagonista deve guardare in fondo alle proprie paure, darne un nome e un significato, solo così potrà apprezzarsi meglio come donna, figlia, amica, compagna.
La scrittrice Margherita Guglielmino con uno stile semplice e al contempo profondo, riesce ad entrare nell'animo tormentato della protagonista e anche di altri personaggi della vicenda che diventano per lei metafora, simboli di un percorso di crescita che la porteranno a scandagliare il suo essere per il suo bene e per le persone a lei più care.
Inizia così un viaggio sia fisico che dell'anima, che la condurrà a scoprire alcune verità dolorose e sconvolgenti sulla propria famiglia, ma che paradossalmente la rassereneranno. Si scoprirà un po' alla volta portatrice sana di valori, lei che si sentiva inadeguata, insicura e porterà dentro di sè quell'empatia genuina che arricchirà il suo nuovo mondo di relazioni. Tutto questo però accade perchè in lei sta crescendo un'auto-riflessione, chiave di volta del romanzo che la renderà finalmente libera.
Molto originali sono in particolare due modalità stilistiche che la scrittrice utilizza per narrare. La prima fa riferimento ad un personaggio pregnante nella storia che, con un deficit visivo molto grave, riesce a superare le barriere fisiche e mentali, mettendo in un angolo i pregiudizi della società, arrivando persino a "vedere" la bellezza, l'armonia, quella commistione estetica talmente ragionata e idealizzata da essere per lei così chiaramente visibile da diventare energia vitale di creatività, professione che dona dignità. 
Questo è un messaggio molto significativo e positivo, perchè afferma con forza che nessun sogno è precluso per l'essere umano, soprattutto per quelle persone diversamente abili, perchè appunto hanno   quell'abilità diversa che permette di vivere con quel dono prezioso che deve sempre fiorire.
La seconda modalità stilistica fa riferimento all'amore per i libri, alle parole corpose che la letteratura in generale riesce a donare. 
La scrittrice con sensibilità ci accompagna alla scoperta di altri scrittori, che hanno lasciato traccia in lei attraverso immagini poetiche trasmesse nei suoi personaggi e in quella particolare modalità di relazionarsi che lascio a voi scoprire, così come anche quel nuovo alito di vita che, forse, germoglierà e si trasformerà in bene.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Luisa sapeva che non avrebbe rivisto tanto presto la famiglia Di Pietro, dovevano risanare vecchie ferite e riscrivere da capo il loro romanzo, Giorgio era la penna, un'elegante stilografica blu, come i suoi occhi, Sara era il foglio, una bella carta da lettera con i colori e gli odori dei lillà ed Asmait era la manina che avrebbe iniziato quel nuovo capitolo della loro vita".


Un po' di luce sull'autrice
Margherita Guglielmino (Catania, 22 luglio 1975) è una scrittrice italiana e un'insegnante di scuola primaria.
 
 
 
 

INTERVISTA ALL'AUTRICE

Ciao Margherita e benvenuta nel mio spazio letterario. Grazie per essere qui a conversare sul tuo romanzo d'esordio "Una bellissima storia sbagliata", GaEditori. Vuoi parlarci un po' te? Sono un'insegnate di scuola primaria siciliana, trapiantata in Romagna. Mi piace definirmi una "maestra" prestata alla scrittura. Ho sempre amato scrivere, ma non avrei mai immaginato un giorno di pubblicare un libro, anzi due visto che il prossimo settembre, la GaEditori ha deciso di darmi nuovamente fiducia  e pubblicare il mio secondo romanzo. Oltre a scrivere, recito in una compagnia teatrale, mi piace andare per mostre e musei e prima del Covid, facevo ogni anno l'abbonamento al cinema e a teatro. La mia vita si divide nettamente in due parti: il primo tempo da 0 a 40, quando vivevo a Catania, la mia meravigliosa città di origine, dove facevo la madre, la moglie e l'insegnante precaria; ed il secondo tempo, dai 40 in poi, quando per citare Jovanotti "Ho preso in mano la mia vita  e ne ho fatto molto di più". Mi sono separata, sono entrata di ruolo nella bellissima Ravenna, che è diventata la mia nuova casa e ho dato sfogo alle mie passioni. In primis l'insegnamento, in classe mi sento viva, sono una privilegiata, perchè faccio il lavoro più bello del mondo. Poi la scrittura si è impossessata di me ed eccomi qui a conversare con te.

Nei ringraziamenti, pubblicati nelle prime pagine del romanzo, citi un numero considerevole di persone tra amici, conoscenti, familiari, che ti hanno in modi diversi aiutato a credere e realizzare il tuo grande sogno: scrivere un romanzo. Quanto conta per te la gratitudine, la riconoscenza? 
Di solito nei romanzi, i ringraziamenti si mettono alla fine, io invece, ho chiesto ai miei editori di inserirli all'inizio, perchè senza queste persone che ho citato, forse non ci sarebbe stato nessun romanzo. Nella nostra società veloce, consumistica e social c'è sempre meno tempo per la gratitudine. Io credo che sia uno dei sentimenti più belli che possano esistere. Sono grata e riconoscente ad ogni singola persona che incrocio nella mia vita, perchè nel bene o nel male lascia sempre un pezzo di sè.
 
Nel romanzo è rappresentato un viaggio geografico che inizia in Sierra Leone, passa da Bologna, attraversa la Svizzera, in particolare Zurigo e arriva a Roma. Questi luoghi hanno un significato particolare per te? 
Il viaggio è un tema centrale nel mio romanzo, sia quello materiale, fatto da Luisa, che quello introspettivo. Quando scrivo, in genere, non so mai dove mi porterà la mia scrittura; quindi in realtà questi luoghi non hanno un significato particolare. Mi sono venuti in mente e li ho citati. L'unico luogo significativo è il teatro greco di Taormina, perchè quel concerto di cui parlo nel libro c'è stato veramente e l'ho visto io. Diciamo che ho prestato a Luisa due cose: il concerto di James Blunt ed il caffè schiumato in vetro con cannella.
 
Nel suo lavoro come medico la protagonista Luisa fa parte di un'equipe medica di Medici Senza Frontiere. Come mai proprio questa organizzazione? Cosa ne pensi di questi medici che svolgono la loro professione in territori e luoghi così pericolosi e difficili? 
La genesi del mio romanzo è stata molto strana. Una notte (ero in aspettativa dal lavoro e facevo la baby sitter) guardando fuori dalla finestra di casa, vedo nitidamente questo medico che lascia la sala operatoria e vede dal finestrone dell'ospedale Bologna. Presi il cellulare e scrissi nove capitoli; la scrittura fluiva ed io la lasciavo andare. Citare Medici Senza Frontiere è stato naturale; questi professionisti hanno tutta la mia stima ed ammirazione per il servizio che svolgono negli angoli più martoriati del pianeta.
 
Nel romanzo è presente una critica alla legislazione italiana per quel che riguarda i diritti per le donne single, i padri separati e gli omosessuali. Questa problematica quanto la senti vicina? 
Tantissimo, da cittadina e da educatrice. Insegno ogni giorno ai miei bambini ad aprire la mente, perchè come diceva il grande maestro Camilleri: "Non avere paura dell'altro, perchè rispetto all'altro, l'altro sei tu". Trovo assurdo che nel 2021 ci siano ancora discriminazioni di etnia, sesso o religione. Credo che ognuno debba essere libero di amare chiunque! Bisognerebbe rispettare i diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Se due uomini o due donne si vogliono bene, non tolgono nulla a noi. Se una donna single ha le possibiltà economiche e tanto amore da donare ad un bambino, trovo ingiusto che non possa prendersene cura. E da donna separata penso che entrambi i genitori debbano avere le stesse possibilità di crescere i propri figli.
 
Luisa, la protagonista del libro, affronta in questo tuo scritto un percorso nelle sue paure, nel suo passato e con incertezza cerca di affrontare il futuro, ma ha sempre una forte personalità che le fa superare i mille ostacoli della vita. Quanto ti appartiene Luisa? 
Come ti accennavo prima, ero convinta di aver prestato a Luisa il concerto di Taormina ed il caffè, poi chi mi conosce bene ha iniziato a dirmi... questa parte ti appartiene, qui ci sei tu ecc... Io ho afrrontato un immenso dolore per la perdita dei miei genitori, quando avevo appena venticinque anni ed ero una giovane madre. Per anni sono stata arrabbiata con mia madre per avermi abbandonata, poi è arrivata Luisa e le ho dato sulle spalle un fardello da portare. Ho ceduto a lei il mio dolore, la scrittura per me ha avuto una funzione catartica. Nel mio prossimo romanzo, darò il peso per la perdita di mio padre ad un'altra mia protagonista. Scrivere mi ha permesso di vivere tante vite e di migliorare la mia.
 
Nel testo è presente il tema delicato delle adozioni internazionali. Cosa ne pensi delle coppie che decidono di adottare un bambino? 
L'adozione è una forma d'amore sublime. Scegliere di diventare genitori di cuore e non di pancia è un gesto di grande coraggio ed altruismo. Ammiro moltissimo le coppie che intraprendono questo percorso.
 
Nella narrazione c'è un riferimento molto sentito dalla protagonista ad un romanzo per lei molto prezioso: "Và dove ti porta il cuore" di Susanna Tamaro. Che valore ha per te questo testo? 
Il brano della "pecorella smarrita" nel libro della Tamaro è un altro dono che ho fatto a Luisa. Ho letto il libro quasi trent'anni fa, quel brano l'ho sottolineato e riletto decine di volte, l'ho sentito mio. Da ragazza avevo sempre paura di deludere gli altri e di far cadere la mia pecorella nel precipizio.
 
Un'altra tematica di primaria importanza nel tuo lavoro è l'amicizia, in particolare quella tra donne. Cosa ne pensi? 
L'amicizia tra donne è molto rara. Spesso viene sopraffatta dall'invidia o dalla gelosia. Sfido chiunque a trovare un'amica che l'abbia tradita, eppure da inguaribile ottimista io continuo a crederci e negli anni ho trovato delle amiche sincere che si sono fatte in quattro per me, soprattutto nella promozione del mio romanzo. Amiche che gioiscono con me e per me. Sai, il tradimento di un uomo posso anche superarlo, quello di un'amica no.
 
Luisa, medico realizzato, ha raggiunto il più alto livello in ambito lavorativo e la sua professionalità è molto stimata. Anche tu ti senti realizzata nel tuo lavoro? 
Assolutamente sì! Io sono una maestra felice e fortunata. Ogni giorno imparo qualcosa dai miei bambini. Nonostante le avversità e i problemi quotidiani, io ogni mattina prima di entrare in classe indosso un sorriso, perchè i miei bambini meritano il meglio di me.
 
Il viaggio, il percorrere strade diverse è pregnante nel tuo romanzo. Se dovessi darne un significato metaforico come lo definiresti? 
Probabilmente dipende dal fatto che anch'io ho fatto un viaggio che ha cambiato la mia vita. Ravenna è stata per me il biglietto della lotteria.
 
Nel romanzo una dei protagonisti ha un deficit visivo, che non le impedisce però di vivere una vita soddisfacente. Quanto sei vicina a questa realtà? 
Ho frequentato in passato delle associazioni di volontariato e conosco delle persone con dei deficit che, con costanza e testardaggine, riescono a vivere al meglio le loro vite.
 
Nel tuo lavoro c'è un riferimento anche al profumo, al significato della sua essenza. Citi a tal proposito un altro romanzo che tratta questa tematica: "Il sentiero dei profumi" di Cristina Caboni.
Può secondo te un profumo avere un potere evocativo? Così pure un sapore quando nomini il film "Chocolat"? 
Certo! I profumi ed i sapori della nostra infanzia sono custoditi in un angolo della nostra memoria. Ricordo la scia di dopobarba di mio nonno quando mi portava sulla sua vespa; lo sento nelle narici anche dopo tanti anni. Così come il sapore del latte che mi preparava mia madre. Quando lei è mancata, ho preso il suo pentolino, ho iniziato a comperare la stessa marca di latte che usava lei, eppure quel sapore non sono più riuscita a ricrearlo. Vive nei mie ricordi, se chiudo gli occhi e mi concentro ne sento il sapore.
 
Ad un certo punto del romanzo Luisa esprime sè stessa attraverso una poesia. Che valore ha per te questa forma letteraria? Inoltre sono andata alla ricerca della poesia del poeta Bukowski che la protagonista nomina: "Ed io ti penso ma non ti cerco". La riporto per i lettori.
 
Ed io ti penso ma non ti cerco 
Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos'hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti
ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci. E ricordami. E ricordati che ti 
penso, che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo a te.
E ricordati che cercare e pensare sono due cose diverse. 
Ed io ti penso ma non ti cerco.
 
Perchè proprio questa poesia? 
Ammiro moltissimo chi scrive poesie, perchè in pochi versi o in un aforisma riesce a racchiudere l'essenza dei sentimenti. Io non ci riesco; in vita mia ho scritto solo una poesia che ho trascritto nel libro, quando Luisa parte per Bologna lasciando Giorgio, Asmait e Roma. Questa poesia di Bukowski la sento molto mia, a volte crediamo che basti il pensiero, ma le persone non sono chiaroveggenti. Un "Ti penso, ti voglio bene, hai mangiato, come stai?" dovrebbe sempre essere detto, perchè la vita è imprevedibile e non sappiamo cosa ci riserva. Quindi io ti penso ma non ti cerco, genera una sofferenza che potrebbe facilmente essere evitata. L'ideale sarebbe: io ti penso e ti cerco! Ma i poeti sono anime tormentate e va bene così.
 
Nella vicenda i legami familiari hanno un posto speciale. Quanto conta per te la famiglia? 
La famiglia è quel nido accogliente che ritrovi anche quando hai imparato a volare, ma dove ogni tanto senti l'esigenza di tornare. Io la mia l'ho persa molto presto, tra l'altro ho due figlie meravigliose che vivono una in Sicilia e una qui in Romagna con me. Ho un cuore diviso a 1200 chilometri di distanza. A volte la famiglia non è quella di "sangue", io credo che i parenti ti capitano, gli amici invece sono la famiglia che ti scegli.
 
Hai altri progetti in cantiere? 
Ho firmato da pochi giorni il mio secondo contratto con GaEditori; il prossimo settembre verrà pubblicato "Un letto troppo affollato", un romanzo molto diverso da "Una bellissima storia sbagliata", un giallo dove le vicende umane di tre poliziotte si intrecciano con efferati delitti, in un tranquillo paesino piemontese. So che avendolo scritto io il mio parere vale poco, ma vi assicuro che è davvero un bel romanzo.
 
Grazie per le tue riflessioni e a risentirci, magari con un nuovo progetto!
Grazie a te per questa opportunità e per l'originalità delle domande. Mi auguro vorrai leggere e recensire il mio prossimo romanzo e magari intervistarmi nuovamente!
Un grande saluto a tutti i lettori.
 
 
 
La scrittrice Margherita Guglielmino
 
 
Per l'acquisto del libro
 
 





 


 

 


 


 



 
 


 

 

 

 
 

 
 
 

 

 

 

 


 



 

 
 
 

 

 

 

 
 

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