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"Case rosse" di Alberto Coco

  LuoghInteriori editore, 2023, pagg. 216. Incipit "Sono inginocchiato nel sedile posteriore della Fiat 1100 color verde oliva di papà. Mia sorella Olga si è sistemata al mio fianco nella stessa posizione. Attraverso il finestrino guardiamo l'ingresso del civico 9 di viale Monza. Mamma si è fermata a parlare con le cornacchie allineate davanti al portone d'ingresso. Stringe mani, abbraccia, si asciuga le lacrime. É un addio, il mio primo addio. Non so bene cosa sia.  Papà mi ha spiegato che è un saluto che fai quando poi non ti ti vedi più per tanto tempo. Mi farà male, ne sono sicuro. A me fa già male il ciao che dico a Dante la sera. Sembra far male anche a mia sorella: ha il labbro inferiore che tremola come un budino alla fragola. Se piange lei - lei che non piange mai - io piangerò almeno il doppio. L'addio mi riempie di vuoto, mi strige la gola con un nodo". Pensieri luminosi Vi è mai capitato di ascoltare una canzone e fra un ritmo e l'altro la mente ap

"La strada oltre" di Barbara Scudieri


 Pubblicazione autoprodotta, 2020, pagg. 182

 

 

Incipit

" Bianca si intrufolò sotto il letto. Cercava di fendere l'oscurità con le mani, ma questa pareva divenire ancora più fitta, come se fosse di velluto.
Dove sei? Il respiro, in quell'istante, si spezzò per poi tornare ad essere regolare. 
Sono qui, sussurrò Mia.
Lo senti anche tu? La speranza era quella di far svanire quei rumori troppo vicini. Eppure lontani". 
 
 
 
Pensieri luminosi
Le sorelle Mia e Bianca si ritrovano insieme, dopo del tempo trascorso lontane, ad affrontare un viaggio per l'Italia che potrebbe riavvicinarle, per scoprire l'identità di un uomo misterioso che parla di sè attraverso lettere criptiche. Ma il percorso all'inizio sereno e denso di aspettative positive, si rivelerà invece caratterizzato da nubi fosche, difficile, misterioso, allucinante, con la presenza assillante di altre figure che nel romanzo acquistano man mano spessore e che seguono le sorelle nel loro girovagare.
La scrittrice riesce con maestria a dipanare una vicenda incredibilmente  e profondamente magnetica, intrisa di simbolici e bui luoghi, illuminati da un sole forte, doloroso, che cerca di fendere le ombre dei personaggi, le loro vite e in effetti riesce a dar luce alle loro personalità e si scopre così la loro parte segreta. Tutto ciò crea un certo fascino curioso ed è proprio in questa dinamica tra luce e ombra che l'autrice riesce a tenere viva l'attenzione, costruendo avvenimenti, incontri e situazioni che sembrano inspiegabili, segreti.
La storia narrata sembra, in alcuni passaggi, avere un'aurea sognante  e i personaggi, ancora una volta, sono colti nelle loro contraddizioni e non sono così come appaiono. Il non detto, un gesto, un comportamento, rimette ogni volta la trama in discussione con una dinamicità creativa, in continua evoluzione.
In ogni capitolo le rivelazioni creano una suspense narrativa che stimolano il lettore a cercare le risposte fra le pagine e le parole per riuscire a comprendere, dare risposte ai mille perchè in una trama che si inoltra in centinaia di cunicoli e in cui ogni certezza è frantumata.
Questo viaggio della sorellanza che dal centro-sud, in particolare da Roma, ha il suo epilogo al nord, precisamente in Valle d'Aosta è fortemente metaforico, perchè è proprio in un percorso dal basso all'alto che si giunge alla verità, alla scoperta sconvolgente di una realtà terribile, un'ascesa che porta al sapere dell'incomprensibile.
Questa storia corale è immersa in una dimanica psicologica in cui ciascuno vuole avere un posto al sole nella società, ma qualcuno lo fa in modo scorretto, perchè il proprio scheletro nell'armadio non si può dimenticare. Ognuno ha le proprie colpe, e insieme vacillano sul bordo di un baratro ed è da lì che sono costretti, loro malgrado, a vedere le proprie pochezze umane, bagnate anche da pioggia fitta, che ancora una volta assurge a simbolo purificatore, ma non per tutti.
Le città in cui si fermano le due sorelle, in particolare Firenze e Genova diventano labirinti infiniti che fagocitano la loro bellezza che crea stordimento, fa perdere la direzione.
Barbara Scudieri ha la grande capacità, con un linguaggio semplice, ma al contempo elegante e ricercato, di creare le atmosfere giuste per entrare nei cunicoli della mente umana, penetrare l'animo umano  che diventa specchio rotto fatto di innumerevoli schegge affilate che a toccarle ci si ferisce.
La natura e gli ambienti nella vicenda diventano fotogrammi,  immagini scenografiche, spezzoni cinematografici, funzionali alla paura che serpeggia, personaggi vitali anch'essi; dei boschi sembra quasi di sentire il respiro, gli scrosci di pioggia sembrano affilati coltelli pronti a colpire, le case abbandonate nascondono segreti.
Sentimenti come affetto, amore, hanno qui il loro opposto e si trasformano in odio, risentimento, desiderio di vendetta, mania di protagonismo, sete di potere.
Ma verso l'epilogo, quando ormai sembra tutto perduto, si apre una breccia, un'aria nuova permette di respirare meglio. L'amore resiste ancora, la piccola fiamma non si è ancora spenta, una strada nuova, un cammino oltre è ancora da percorrere e va quindi al di là della cattiveria, della follia omicida e diventa, forse, riappacificazione.
Siete pronti a scoprire quale strada oltre propone la scrittrice?
Non vi resta che leggere il romanzo per saperlo.

 
La mia lampada ha illuminato questa frase:
proprio quando siamo più sicuri che, in realtà, stiamo fingendo, nascondendo a noi stessi la realtà, affermò Daniel. Spesso ci comportiamo come se nulla possa scalfirci, è come se volessimo convincerci di potercela fare... ma non è sempre così. Ognuno di noi si ritrova nudo ed indifeso in questo mondo. Senza armi, senza rifugi dove nascondersi, senza persone sulle quali fare affidamento. É come se la vita, alle volte, si divertisse a disorientarci per vedere se poi alla vine ritroviamo la strada".
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Barbara Scudieri (Napoli, 10 febbraio 1979) è una scrittrice partenopea. Sposata con lo scrittore Marco Martano, vive a Gaeta.
 
 
 
INTERVISTA ALL'AUTRICE

Ciao Barbara e benvenuta nel mio spazio letterario. Grazie per essere qui a conversare sul tuo romanzo "La strada oltre", auto pubblicato. Vuoi parlarci un po' di te?
Grazie mille a te, Elisabetta, per questa bella opportunità. Parlare di me è sempre difficile perchè sono la persona meno egocentrica del mondo, ma ci proverò. Sono nata a Napoli, ho vissuto a Roma prima di trasferirmi a Gaeta e sono una scrittrice un po' folle. Sin dall'infanzia ho sempre avuto la passione per i libri e per le storie, insieme a mio fratello trascorrevamo giornate intere a creare dei veri e propri film con tanti personaggi che noi stessi interpretavamo e con mia sorella avevo creato un mondo magico in cui andare ogni volta che volevamo. Alle volte, presi dalle nostre trame, dimenticavamo addirittura di pranzare o cenare. Sin da piccola la scrittura è stata per me un punto di riferimento importante, era il mio rifugio, la mia valvola di sfogo, il mio nido in cui sentirmi protetta e allontanarmi dal mondo che non ho mai sentito propriamente mio. Oltre ai libri una delle mie più grandi passioni è il cinema. Mi sono laureata al Dams di Roma Tre e ho scritto per una rivista di cinema per molti anni. Adoro Hitchcock e credo che sia stato il grande maestro ad influenzare la mia scrittura, passione che condivido con l'amore della mia vita, Marco Martano, anche lui scrittore, il quale mi ha sempre spronato a credere in me stessa e a seguire le mie passioni, i miei sogni. A lui dico "Grazie per avermi insegnato a non aver paura di volare". Nel 2012 ho pubblicato il mio primo libro "La donna senza nome" e da lì non mi sono più fermata, proseguendo sempre sulla scia del thriller psicologico, genere che, da grande amante del mistero e della suspense, prediligo in modo particolare. Nei miei libri adoro sperimentare nuove forme di comunicazione e di lettura, lasciando ai lettori la possibilità di diventare loro stessi personaggi attivi delle mie storie, e se leggerete il mio ultimo libro "Greyfriars, il giardino delle anime dimenticate" lo capirete!
 
La citazione iniziale del tuo romanzo dice così:"La luce scolpisce ciò che il buio le racconta". Vuoi spiegarne il significato?
Nei miei libri l'alternanza buio e luce è fondamentale. È proprio su questa linea di confine, talvolta sottilissima, che si giocano tutte le trame dei mie libri. La luce e il buio fanno parte di ognuno di noi e io amo  raccontare i meccanismi più nascosti dell'animo umano, quelli più oscuri, più inaspettati ed imprevedibili. Il viaggio nella psiche umana è sempre pericoloso e perlustrare ogni volta percorsi nuovi e misteriosi, attraverso le storie e i personaggi che racconto, mi fa scoprire cose nuove di me stessa ogni giorno. Aspetti di me, della mia personalità, sfumature luminose e non, che non conoscevo... 
 
Nella narrazione il tema del ricordo da parte dei protagonisti è molto sentito; un flash back continuo di emozioni e sensazioni. Qual è il ricordo a cui tu sei più affezionata?
Gli occhi blu, profondi, due oceani che, alle volte, diventavano di ghiaccio. Gli occhi di mia madre, la mia "MUMA", che è volata in cielo nel 2014 ma che sento sempre vicina a me in tutto quello che faccio.

All'interno della vicenda è presente anche un rapporto epistolare tra due personaggi. Cosa ne pensi dello scrivere lettere a mano, nonostante oggi la tecnologia abbia soppiantato questo modo di relazionarsi?
Ne "La strada oltre" la protagonista Mia vuole ritrovare un uomo con il quale nel passato aveva avuto un rapporto d'amore epistolare. Le lettere sono qualcosa di prezioso per lei, qualcosa che rimanda al concetto di eterno e che la lega ancora all'uomo che sta cercando e per il quale si mette in viaggio insieme alla sorella Bianca da Roma sino al nord Italia. 
Per quanto riguarda la scrittura a mano, che ormai è sempre più rara, una volta scrissi che se ami qualcuno non puoi fare a meno di scrivergli. Ecco, credo che la cosa più bella sia scrivere dei biglietti a mano, perchè la carta e l'inchiostro insieme sprigionano una magia che non si trova altrove. Per quanto mi riguarda, adoro lasciare dei biglietti scritti a penna alle persone a me care e, soprattutto, mi diverto tantissimo a nasconderli in luoghi particolari, come nel barattolo del caffè, ad esempio, e non solo...

Il romanzo è pervaso da immagini, simboli, illusioni, apparizioni, suggestioni, sogni. Che valore dai alla parola sogno?
Il sogno è ciò che ci rende liberi. Il sogno è illusione, suggestione ma anche speranza, desiderio, possibiltà di migliorarci, di amare, di sentirci vivi. Il sogno è la nostra salvezza da un mondo troppo razionale che ci vuole ingabbiare nei sistemi che non ci appartengono e che ci costringono ad allontanarci dal nostro vero Io e dal bambino, dal "fanciullino" che è in noi, importante guida interiore per il raggiungimento della serenità e della felicità.

Qua e là nello scritto si legge la parola "maschera" di pirandelliana memoria. Cosa rappresenta per te la maschera?
La maschera è strettamente legata al tema del doppio, della frantumazione dell'Io. Ciò che appare non è mai come sembra, tutti noi nella realtà siamo costretti, alle volte, a ricoprire un ruolo nel quale non ci identifichiamo. C'è chi ci riesce meglio e chi fugge dalla propria maschera, chi si crea maschere tutte diverse e chi, invece, non ne ha nemmeno una, come i bambini. Tutti i miei personaggi nascondono qualcosa di sè. Qualcosa che il lettore deve scoprire, cercando di leggere oltre le righe e gli indizi, tirando giù la maschera dal volto del personaggio per vedere finalmente la sua anima, la vera pelle, e poterne scoprire, attraverso i segreti e i misteri più intimi, l'autenticità più pura. Nel bene e nel male.

Ancora, la parola labirinto ha un suo peso specifico in alcuni risvolti della vicenda narrata. Puoi dare un significato metaforico a questa parola?
Il labirinto rappresenta l'anima. I mille sentieri che si possono percorrere. Ci si può perdere nell'anima. Ci si deve perdere. La vita è un continuo perdersi. Solo perdendoci possiamo trovare noi stessi perchè è proprio in quella continua ricerca dell'orientamento che impariamo a camminare e crescere. Ne "La strada oltre" i personaggi viaggiano e si perdono, per poi ritrovarsi completamente diversi.

Nel tuo romanzo "on the road" si fa tappa in particolare a Firenze e Genova. Perchè proprio queste due città?
A Firenze sono andata spesso e credo di aver vissuto lì in un'altra vita. Mi piace molto l'arte che si respira nella città, l'atmosfera da sogno di uno spazio sospeso tra passato e presente. Il Museo degli Uffizi, infatti, è uno dei luoghi in cui si incontrano vari personaggi de "La strada oltre", è il punto in cui il Bene e il Male si scontrano, si fondono, divenendo tutt'uno per poi separarsi nuovamente e ognuno prendere la propria strada. È il punto in cui l'Arte incontra la Vita e quasi partecipa, attraverso la sua sottile ma forte presenza, alle vicende che accadono alle due sorelle. Firenze è il luogo in cui Bianca fa i conti con il passato e con un grande errore da lei commesso e che le ha cambiato l'esistenza. Ho scelto Genova e l'Acquario come ambientazione di uno dei capitoli successivi del romanzo perchè, da un punto di vista metaforico, le due sorelle protagoniste della storia sono come intrappolate in una dimensione che in realtà non è la loro, sono "ferme" come in un grande acquario (anche se sono in viaggio) e fanno fatica a conoscersi, ad aprirsi, a scoprire la verità oltre l'apparenza, il volto oltre la maschera fino al momento in cui accade l'impensabile e una delle due...

E, a proposito di viaggi, qual è stato quello più interessante che hai fatto?
Uno dei luoghi che non dimenticherò mai è, senza dubbio, la Scozia. Edimburgo è una città meravigliosamente cupa, spettrale e magica allo stesso tempo, dove si respira il Mistero in ogni angolo, ad ogni strada, ad ogni incontro, ovunque tu vada. Ad Edimburgo ho ambientato vari romanzi tra cui "Il nido delle ombre" e "Greyfriars, il giardino delle anime dimenticate", quest'ultimo si svolge in parte nel cimitero della città scozzese, il luogo che si dice sia uno dei più infestati e misteriosi del mondo. Essendo amante del mistero e del soprannaturale, non potevo non restare stregata dal fascino e dalle mille suggestioni di una città come quella di Edimburgo dove leggende, miti e storie del passato si fondono alla perfezione alla realtà, rendendola ancora più affascinante ed intrigante.

Nel romanzo sono presenti molti riferimenti all'arte dell'origami, alla musica, alla pittura, al cinema. Queste forme d'arte quanto ti appartengono e pensi che l'arte in genere possa ancora trasmettere messaggi e valori importanti nella nostra società?
L'arte dell'origami mi affascina molto e mi piacerebbe impararla. Per quanto riguarda la pittura, attualmente studio storia dell'arte per diventare docente di ruolo e insieme al cinema e alla scrittura è una delle mie più grandi passioni. In passato mi sono divertita a girare booktrailers, ad interpretare cortometraggi e documentari per varie aziende e non escludo di tornare a farlo prima o poi. Per me tutto quello che è arte è vita, l'arte è un veicolo fondamentale per trasmettere messaggi e concetti importanti, per insegnare alle persone i veri valori della vita. Uno di questi è nutrire l'anima e far sì che ciò diventi la normalità, e non un'eccezione, in una società sempre più materialista e superficiale, una macchina spersonalizzante che impone le sue regole e dove la felicità spesso, purtroppo, dipende da ciò che possediamo e non da ciò che siamo.

Cit. pag. 179:"La scrittura è un ponte, uno specchio, un riflesso". Cosa significa per te scrivere?
Per me la scrittura è un ponte perchè unisce anime invisibili e lontane nel mondo. Uno specchio perchè dà la possibilità di guardarsi dentro e conoscersi. Un riflesso perchè nella scrittura possiamo proiettare tutti i nostri sogni, i desideri, le speranze, le emozioni, le paure, le fragilità e i mille volti e le mille anime che noi tutti, senza saperlo, abbiamo dentro e che ci rendono poliedrici.

Il titolo del romanzo "La strada oltre" rimanda l'idea di un futuro, di un domani altro. Come vedi il tuo futuro?
Mi auguro di continuare in questa mia passione della scrittura e di migliorarmi sempre di più. Mi propongo di sperimentare in tutti i romanzi, di non aver paura di osare e di percorrere nuove strade narrative, come già fatto in alcuni miei libri. Il mio più grande sogno? Che uno dei miei libri diventi un film o una serie tv. Questa è la cosa più bella che mi auguro nella scrittura. Unire le due cose che amo di più. I libri e il cinema che tanto mi hanno insegnato e che, come amici fedeli, mi hanno accompagnato sempre nel corso della mia vita, riempiendo la mia anima e arricchendola di belle emozioni.

Hai altri progetti in cantiere?
Sto scrivendo il mio nuovo libro che pubblicherò, credo, in autunno o in inverno dove cercherò di unire immagini e scrittura per accompagnare il lettore in un viaggio visivo oltre che sensoriale e misterioso. Spero di riuscire a fare un buon lavoro di cui avrò grande piacere di parlarvi in futuro. 
Grazie per questa intervista che mi ha permesso di aprirmi e farmi conoscere un po' di più. Un abbraccio a te Elisabetta, e a tutti voi!
 
Grazie a te Barbara e auguri con il cuore per tutto e a risentirci con un nuovo romanzo di cui parlare!
 
 
Bibliografia essenziale
- "La donna senza nome" (2012);
- "Fine" scritto insieme al marito Marco Martano (2017);
- "Nello specchio" (2017);
- "Mosaico: nove racconti" (2017);
- "La donna e l'uomo nel cinema di Alfred Hitchcock" (2017);
- "Il nido delle ombre" (2018);
- "Kora Key" (2018);
- "Greyfriars, il giardino delle anime dimenticate" (2021)
 
 
 
La scrittrice Barbara Scudieri
 
 

 
 

 
 
 


 

 

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