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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"L'incantatrice dei numeri" di Jennifer Chiaverini

Titolo originale "Enchantress of Numbers"

Traduzione dall'inglese di Maddalena Togliani

Casa editrice Neri Pozza, 2019, pagg. 527.

 

 

Incipit

"Un pigolio sommesso strappa Lady Annabella Byron alla contemplazione malinconica del fuoco quasi spento, ormai tutto braci, benchè non sia ancora tardi. Con un sussulto si raddrizza sulla sedia, e la deprimente rivista medica le scivola sull'abito di seta verde chiaro. D'istinto solleva il lembo della sottana, stropicciando la lettera del dottor Baillie che aveva dimenticato di tenere in mano. Vorrebbe poterla dimenticare del tutto, quella terribile missiva che conferma le sue peggiori  paure sul comportamento eccentrico del marito, la sua inspiegabile crudeltà". 

 

 Pensieri luminosi

In questo romanzo ci  troviamo in Gran Bretagna nei primi anni dell'Ottocento.
Qui ho conosciuto Ada Lovelace Byron: una donna, colta. Una persona in cui ragione e immaginazione hanno convissuto in lei in un connubio felice. Ha lasciato al mondo le sue teorie matematiche nel campo dell'informatica, che sono state poi ampliate nell'età contemporanea e di cui lei è stata l'ideatrice.
Ciò che mi piace però ricordare di più di questo romanzo e di Ada, al di là della innovativa scientificità di cui si narra, è il suo percorso emotivo ed affettivo.
La sua infanzia è stata una dura e persistente lotta con una madre autoritaria che per il suo bene allontanò da lei qualsiasi germe di immaginazione, di sognante fantasia per le favole o per il sentimentalismo poetico, imponendole invece il rigore scientifico e la razionalità. Fortunantamente Ada aveva una grande predisposizione per la matematica e la geometria, che studiò con tenacia e con molto interesse.
Nei suoi numerosi momenti di solitudine però, quando nessuno poteva vedere dentro di sè cosa pensava, l'immaginazione prendeva il sopravvento e questa virtù le ha permesso di fare scoperte con un approfondimento migliore, più creativo, più completo: una scienza pratica e applicativa che si poteva avvicinare ad altre forme d'arte come la musica, le immagini artistiche e all'arte in generale.
Ha cercato di abbattere con passione e sensibilità la società maschilista del suo tempo che la scrutava con sospetto e l'ascoltava con disprezzo, perchè a differenza di altre donne del suo tempo riusciva a sopportare nel suo cervello femminile il pensiero critico-scientifico (sic!).
Ma Ada non sarebbe stata la persona che era senza i suoi genitori: una madre difficile, perchè provata da un grande dolore; studiosa ed eclettica donna colta, che intratteneva dialoghi brillanti nei salotti intellettuali del tempo, raffinata matematica anch'essa.
Ma Ada era anche la figlia del famoso poeta romantico inglese George Byron, padre ingombrante che però ha lasciato in lei la raffinata capacità immaginativa.
Mi piace anche ricordare quel desiderio quotidiano della piccola Ada di conoscere personalmente quel papà così famoso, che lo idealizzava con tenerezza nei suoi sogni di bambina, purtroppo così piccolo in realtà nei suoi confronti. In lei ho sentito la ricerca profonda di affetto e poichè non sempre lo trovava soddisfacente negli esseri umani, lo poteva toccare con mano e riscaldarsi il cuore nei suoi amati libri, con i quali trascorreva ore e ore, come buoni amici che non l'hanno mai tradita e che le hanno invece permesso di assurgere a grande studiosa, esempio per tutte le donne che si dedicano con passione ed impegno nella scienza, ma in un modo che l'hanno resa tremendamente umana.
 
 
La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Desideravo tornare a Londra, da Mr Babbage, Mr Dickens, da Mrs Sommerville che continuava a sfuggirmi, dove il genio era celebrato e l'immaginazione incoraggiata, non guardata con paura come un incendio da spegnere prima che distruggesse l'intero villaggio".
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Jennifer Chiaverini (Cincinnati, Ohio 1969 - vivente) è una scrittrice statunitense. Insegna scrittura alla Pennsylvania State University. Attualmente vive a Madison, Winsconsin, con il marito e due figli.


Bibliografia essenziale
- "La sarta di Mary Lincoln" (2014);
- "Le donne dell'orchestra rossa" (2021).


 
La scrittrice Jennifer Chiaverini
 

 
 
 
 
 

 

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