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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"L'età dell'innocenza" di Edith Wharton

Titolo originale "The age of Innocence".

Traduzione dall'inglese di Alessandro Ceni.

Casa editrice Mondadori su licenza per Storie senza tempo, 2020, pagg. 298.

 

 

Incipit

"Una sera di gennaio dei primi anni Settanta, Christine Nilsson cantava nel Faust all'Academy of Music di New York.
Sebbene si cominciasse già a parlare dell'edificazione, in remote metropolitane lontane oltre la Quarantanovesima, di un nuovo Teatro dell'Opera, che avrebbe gareggiato per dispendio e splendore con quelli delle grandi capitali europee, il mondo elegante era comunque soddisfatto di riunirsi ancora ogni inverno nei frusti palchi rosso e oro dell'affabile, vecchia Academy. I conservatori le erano affezionati perchè essendo piccola e scomoda teneva a distanza la gente nuova che New York cominciava a paventare pur continuando a esserne attratta; i sentimentali le erano attaccati per le sue connotazioni storiche, e gli amanti della musica per la sua eccellente acustica, qualità sempre così problematica nelle sale costruite per l'ascolto della musica".
 
 
Pensieri luminosi
 
La mia lampda illumina una nuova storia ambientata nella New York di fine Ottocento.
Fra le righe di questo romanzo ho incontrato Newland ed Ellen, due anime che si sono ritrovate nel posto sbagliato in un'epoca sbagliata. Infatti nel falso perbenismo e nella ottusa borghesia americana del tempo, hanno sofferto profondamente, hanno lottato. Il loro sentimento d'amore vero e autentico non poteva essere sopraffatto da tradizioni familiari che come tali non si dovevano tradire, non si dovevano cambiare.
Il romanzo rimanda ad una sensazione di apnea, di respiro sospeso. I due protagonisti sono in gabbia, pur non avendo sbarre a limitare i loro movimenti e i loro pensieri. Vengono però spiati, le loro parole soppesate, i loro gesti studiati. Persino la maniacale descrizione di luoghi come teatri, circoli culturali, ville e anche carrozze, vestiti, cibo, danno una sensazione di stordimento che toglie l'ossigeno.
Fa parte tutto di quel mondo che deve essere così com'è e nessuno deve permettersi di cambiare o solo modificare quelle regole sociali, pena la condanna a vita alla solitudine e alla negazione di una vita sociale soddisfacente.
L'amore, quindi, per i due amanti è fatto allora di sussurri, sguardi furtivi, parole dette a metà e di labbra che sfiorano un guanto o una scarpetta.
Ellen sconquassa il mondo di Newland e lui si lascia travolgere dalla sua libertà intellettuale, restia alle convenzioni vuote e autoreferenziali; è una donna libera che esprime senza sovrastrutture i suoi sentimenti ed è leale e sincera. Lui così taglia i lacci che frenavano il suo essere, perchè per lei prova un sentimento nuovo, mai provato e di cui ha paura tanto è potente; sente però di rispecchiarsi e ne è stupefatto, forse perchè nessuno mai prima gli aveva fatto intravedere la vita in nuova luce così abbagliante e che a lui piace tremendamente. Al contempo però comprende dolorosamente e amaramente di aver vissuto un'esistenza effimera; non ama di vero amore la sua promessa sposa May, ma la ama in quanto la società vuole che lui la ami. Non desidera più vivere in questo modo falso, ma forse per lui ed Ellen non è il momento giusto per una scelta di vita così rivoluzionaria e sconvolgente.
New York deve ancora crescere, farsi matura e infatti la scrittrice scrive di cantieri in fermento, in una città che si sta evolvendo sotto molti punti di vista.
Trascorrono molti anni e i protagonisti hanno ancora la possibilità di ritrovarsi. Ora è nata una nuova generazione americana che si sta smarcando dalle vecchie tradizioni che sono ormai solo un vecchio ricordo.
Newland ed Ellen riusciranno a ri-trovare parole nuove nei loro sguardi?
Lascio a voi scoprire la risposta.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Non sarò più sola adesso. Lo ero; avevo paura. Ma il vuoto e il buio sono scomparsi; quando mi volgo dentro di me adesso sono come un bimbo che di notte entra in una stanza  dove un lume è sempre acceso".
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Edith Wharton (New York, 24 gennaio 1862 - Pavillon Colombe, Saint-Brice-sour-Foret, Francia, 11 agosto 1937) è stata una scrittrice e poetessa statunitense. Fu la prima donna a vincere il premio Pulizer per il romanzo "L'età dell'innocenza" nel 1921 e da cui fu tratto il film omonimo di Martin Scorsese con Daniel Day-Lewis e Michelle Pfiffer.
Discendente di un'antica e ricca famiglia di New York, non frequentò nessuna scuola pubblica, studiando privatamente  e concentrandosi sui grandi autori del passato. Divorziò nel 1913 e si trasferì definitivamente in Francia. In quegli anni conobbe lo scrittore Henry James, del quale divenne amica e confidente e che la spronò a seguire la carriera letteraria. La maggior parte della sua attività di scrittrice analizza il problema del singolo, il gruppo sociale di appartenenza e la rottura delle convenzioni sociali. Durante la prima guerra mondiale creò in Francia dei laboratori per le lavoratrici disoccupate e prive di assistenza. Promosse anche degli ostelli americani per rifugiati che le valse la Legion d'onore del governo francese.


Bibliografia essenziale
- "La casa della gioia" (1905) di cui il regista Terence Davis trasse il film omonimo con Gillian Anderson e Laura Linney;
- "La scogliera" (1912);
- "L'usanza del paese" (1913);
- "Estate" (1917);
- "La ricompensa di una madre" (1925);
- "Ethan Frome" (1911) di cui il regista John Madden trasse il film omonimo con Liam Neeson e Patricia Arquette.
 
 



 
La scrittrice Edith Wharton
 
 
 
 
 
 
 
 


 


 

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