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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"L'eredità delle dee", una misteriosa storia dei carpazi bianchi di Katerina Tuckova


 


Titolo originale "Zitkovske bohyne".

Traduzione dal ceco di Laura Angeloni.

Casa editrice Keller, 2017, pagg. 415.
 
 
 
Incipit
 
"Dentro non si vede niente. Si solleva sulle punte, appiccica il naso al vetro per sbirciare al di sopra della tenda, appesa a metà finestra. Tra i rigogliosi cespi di gerani che di solito pendono all'esterno e oggi, per motivi incomprensibili, sono intrappolati dietro i vetri, è tutto buio. Ma è quasi sempre così. Attraverso quelle finestrelle la luce filtra in casa solo nelle giornate di sole.
Si gira a guardare la strada. Surmena si trascina quasi, ha fatto sempre fatica a camminare e Jakub non le agevola certo il compito".   
 
 
Pensieri luminosi

La luce della mia lampada ha illuminato un nuovo viaggio nei libri. Siamo sui Carpazi Bianchi (a metà degli anni Ottanta del Novecento ma poi si va indietro nel tempo), monti che si trovano tra il confine della Repubblica Ceca e quella Slovacca, un luogo aspro, duro, povero, immerso nella nebbia ma intriso di profumi che inebriano, fiori quasi estinti e boschi che parlano.
Qui si intrecciano le vicende di persone particolari, le dee (Bohyne), vere padrone incontrastate di questi paesaggi antichi, ancestrali. Sono protettrici di un sapere curativo tramite le erbe officinali che è resistito nel tempo, nonostante i pregiudizi medievali, il nazismo e il comunismo, ma c'è anche il potere oscuro di questo sapere che si è insinuato nella mente di Dora, ultima discendente di questa stirpe femminile che leniva i dolori fisici e dell'anima tramite decotti ed erbe profumate.
Come etnografa è come un ponte che ha le proprie braccia metaforicamenre immerse da un lato in questo insieme di credenze popolari, di incantesimi, di fenomeni inspiegabili e dall'altro nel rigore e nel sapere scientifico. Il suo è un dilemma gravoso che le fa compagnia, suo malgrado, quotidianamente.
Un filo rosso al polso la lega letteralmente a quel corpo scottante che è il suo destino. 
Però ad un certo punto Dora prende una decisione, fa una scelta. 
La storia collettiva di una piccola comunità diventa storia individuale. 
Il suo futuro è da costruire dalla sua eredità o con la sua eredità?
Desidera fortemente smarcarsi dal suo destino, ma il destino è ineluttabile? 
Lascio a voi la scoperta con la lettura di questo romanzo.


La mia lampada ha illuminato questa frase:

"Non parlare così! Dio guarisce, ma in modo diverso da come tu pensi. Attraverso la fede puoi consegnargli il tuo dolore e liberartene. Qui e con l'aiuto di qualcosa i cui effetti sono noti. C'è un rimedio per tutto e tutti. E viene usato da secoli. Come pensi che si curasse la gente quando quelle pillole ancora non esistevano? Con le erbe! E con la fede in esse!"

 

 

Un po' di luce sull'autrice
Katerina Tuckova (Brno, Repubblica Ceca, 31 ottobre 1980 - vivente) è una scrittrice ceca. Il suo romanzo "l'eredità delle dee" è stato tradotto in 16 lingue.
Trascorse la sua infanzia nel sud della Moravia e quando fu adolescente si trasferì con la madre a Kurim. Studiò storia dell'arte e letteratura ceca  presso la facoltà di lettere di Brno.
Diventò curatrice d'arte focalizzandosi sull'arte giovanile. 
Nel 2015 la scrittrice partecipò all'organizzazione dell'Anno della Riconciliazione nella città di Brno, in occasione del settantesimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale e per la prima volta ci furono le scuse ufficiali dell'inumana espulsione da parte della Germania nel 1945. Durante questo spiacevole evento molte donne, bambini ed anziani morirono.
Nel 2017 grazie al suo impegno umanitario la scrittrice fu premiata con il Premio della Libertà, Democrazia e Diritti Umani e per il suo straordinario contributo sulla riflessione della storia moderna dall'Istituto per gli Studi dei Regimi Totalitari.
Nel 2018 è stata premiata con il premio Premio Salerno Libro d'Europa per il suo lavoro letterario.


 
La scrittrice Katerina Tuckova




 


 
 
 
 
 
 
 
 

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