Il Timone editore, 2024, pagg. 188. Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo? O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?". Pensieri luminosi Nel vocabolario la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più del dovuto, più del giusto. In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...
Titolo originale "Bienes Historie".
Traduzione dal norvegese di Giovanna Paterniti.
Casa editrice Feltrinelli- Marsilio, 2017, pagg. 426.
Incipit
"Come uccelli troppo cresciuti ci tenevamo in equilibrio ognuno sul proprio ramo, con un contenitore di plastica in una mano e un pennello di piume nell'altra.
Mi arrampicai più in alto, con la massima prudenza. Non ero tagliata per questo mestiere, non ero come molte delle altre donne della squadra, i miei movimenti spesso si rivelavano troppo bruschi, mi mancava la motricità fine e la precisione manuale che l'attività richiedeva. Non faceva per me, ma dovevo comunque lavorare qui, ogni giorno, dodici ore al giorno.
Gli alberi erano vecchi quanto un'intera vita. I rami, fragili come vetro sottile, scricchiolavano sotto il nostro peso. Mi girai con corcospezione, non dovevo danneggiare la pianta. Misi la gamba destra sotto un ramo più in alto e, con cautela, tirai su anche l'altra. Finalmente trovai una posizione di lavoro sicura, scomoda ma stabile. Da qui sarei riuscita ad arrivare ai fiori più in alto".
Pensieri luminosi
In questo romanzo ci troviamo in tre luoghi diversi e in altrettante epoche diverse.
C'è William che in Inghilterra, nel 1852, si trova in uno stato fisico e psicologico di forte disagio, da minarne persino i rapporti familiari. Studia da tanto le scienze naturali ed è quasi ossessionato dalle api; vorrebbe fare qualcosa per salvaguardarle in maniera ottimale e realizzerà alla fine del suo studio approfondito, empirico e pratico, qualcosa di veramente importante, da ricordare nei secoli successivi.
Si affaccia poi la figura di George, americano dell'Ohio, che nel 2007, si trova a combattere la più grande moria mondiale di api di tutti i secoli e desidererebbe che suo figlio proseguisse la tradizione apiaria, ma i contrasti sono dietro l'angolo.
Troviamo poi anche Tao, impollinatrice di piante nella Cina in un futuro distopico, precisamente nel 2098. In questo luogo tutto è ormai perduto, i giorni sono grigi, difficili, tristi, pericolosi, poveri. Le api così come anche molti animali e piante sono introvabili, e anche suo figlio, un giorno scompare misteriosamente.
Co-protagoniste di queste vicende sono le api, specie di insetti che definirle così è troppo riduttivo.
Sono da sempre esseri intelligenti che lavorano senza sosta, instancabili. La loro forza individuale è collaudata; ciascuna ha un preciso ruolo nella loro gerarchia sociale per diventare forza collettiva, energica, produttiva, con impegno costante e coraggio contro gli avversari per arrivare ad un obbiettivo, ad un fine.
Oltre al risaputo compito di produrre miele, le api sono anche un campanello d'allarme per determinare la qualità ambientale sulla terra e soprattutto nei nostri tempi, dove l'inquinamento e il riscaldamento globale minacciano l'esistenza.
Le api stanno morendo, questo è un dato di fatto purtroppo, e questo ci deve fare riflettere.
Sì, perchè dalla loro riuscita impollinazione dipende il buon esito di colture come mele, fragole, pomodori.
I tre protagonisti delle storie narrate ne sono consapevoli e lottano affinchè non tutto sia perduto.
La scrittrice, con uno stile appassionato e preciso nelle fonti scientifiche e studiosa delle dinamiche ambientali, ci accompagna in queste vicende naturalistiche, ma con altrettanta maestria ci rende partecipi di drammi familiari, di scelte importanti, di desideri incompiuti. I tre protagonisti devono combattere i loro fantasmi, dare risposte ai loro vuoti esistenziali e cercheranno di farlo con coraggio; così incosapevolmente il loro scopo individuale, intimo, privato, diventa scopo collettivo, umanitario.
Il romanzo è pervaso da un rumore di fondo: il ronzio familiare delle api, che nell'Ottocento si sente vigoroso, costante, nel 2007 si fa più debole e nel 2098 è solo ormai un lontano ricordo.
Siamo tutti figli della nostra madre terra e dobbiamo, nel nostro piccolo, cercare di proteggerla per poter ancora sentire per tanto tempo ancora quel fremito di piccole ali trasparenti e vedere quelle minute zampette sorvolare e posarsi su un fiore ed estrarre il polline, prezioso tesoro che loro raccolgono senza sosta, indomite lavoratrici del loro piccolo, grande mondo.
"Una sensazione di solitudine mi pervase con tanta intensità da lasciarmi senza fiato. Quell'attimo diventò tutto, quell'attimo diventò un'eternità".
Maja Lunde (Oslo, 1975 - vivente) scrittrice e sceneggiatrice per la tv, vive a Oslo con il marito ed i tre figli. Dopo numerosi libri per ragazzi si è affermata internazionalmente con il suo primo romanzo per adulti "La storia delle api", pubblicato in trentadue paesi e vincitore del riconoscimento letterario più importante in Norvegia: il Premio dei Librai.
Bibliografia essenziale
- "La storia dell'acqua" (2018);
- "Gli ultimi della steppa" (2020), terzo libro della prevista quadrilogia sul clima, che verrà adattata in una serie TV.
La scrittrice Maja Lunde
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