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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"La figlia ideale" di Almudena Grandes


 
 
 
Titolo originale "La madre de Frankenstein".

Traduzione dallo spagnolo di Roberta Bovaia.

Casa editrice Guanda, 2020, pagg. 551.

 

 

Incipit

" La mattina qualcuno suonava il piano.
Nel padiglione del sagrado Corazon dove erano ricoverate le pazienti di prima classe, i pavimenti dei corridoi erano di un parquet di rovere verniciato che luccicava al sole come uno stagno di caramello. Quando lo percorsi per la prima volta, apprezzando la fluttuante elasticità dei listoni che cedevano sotto il mio peso e scricchiolavano per recuperare stabilità subito dopo, lì per lì non capii che mi stavano riportando alla mente una sensazione infantile".  
 
 
Pensieri luminosi 
 
Nel mio viaggio questa volta mi sono fermata in Spagna nel periodo della dittatura franchista.  
La scrittrice con uno stile narrativo profondamente evocativo mi ha fatto mettere in moto i sensi; mi ha condotto negli immensi e particolarissimi labirinti delle menti umane: quelle disturbate, annientate, prive di speranza, malate; quelle cosidette "sane" e altrettanto frustrate, impaurite, sottomesse, represse; ma anche quelle speranzose, propositive, illuminate.
Sono molti i personaggi che si muovono in questa vicenda corale che ha tanto da dire con parole di un considerevole peso specifico, persino nei più piccoli dettagli apparentemente insignificanti, in una Spagna che chiede sommessamente giustizia e libertà.
Ma un regime dittatoriale fa incurvare le spalle, rende un sussurro le parole, descrive sguardi impauriti e sfuggenti. In questa atmosfera brutale si muove German Velazquez Martin, psichiatra spagnolo che si erge, suo malgrado, ad eroe, non sovrumano, ma semplicemente umano. Vuole cambiare il presente per respirare il futuro; vuole rompere gli steccati, abbattere i muri, costruire una strada nuova per il suo Paese che ama, nonostante si senta per buona parte della narrazione, in colpa per quella "sindrome del sopravvissuto" che non l'abbandona.
Dalla Svizzera alla Spagna, perchè è lì che si sente di ritornare, non più apolide, ma riconoscente, nonostante tutto, alla sua patria e per chi l'ha amato. Una Spagna rappresentata in un sole abbacinante, che fa male, ma che permette di riconoscersi in essa.
Nell'oscurantismo German è un raggio potente che dona speranza. Con le spalle dritte e uno sguardo indomito vuole, per amor di patria, offrire le sue conoscenze professionali a chi ne ha più bisogno. Desidera un cambiamento qui e ora.
Le parole di Almudena Grandes sono un pungolo, una esortazione a non dimenticare, a fare memoria di un periodo doloroso, macchiato da incresciosi episodi, mentalità grette e del più abietto maschilismo. Sì perchè le donne malate, traviate, divorziate, zitelle, erano categorie da tenere ai margini della società, da dimenticare, abbandonare in un sanatorio o "utilizzare" come oggetto di piacere per l'uomo. 
La scrittrice però regala un fremito di speranza al lettore, perchè si legge che forse una di loro può riuscire a togliere le catene del destino già scritto, per diventare protagonista della propria storia. Ce la farà? 
Lascio a voi la scoperta con la lettura del romanzo.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Se avessi potuto fare a botte con qualcuno, l'avrei fatto anch'io. Ma siccome non potevo picchiarmi da solo, restai in silenzio, a guardare la finestra, finchè non percepii il dolore". 
 
 


Un po' di luce sull'autore
Almudena Grandes (Madrid, 7 maggio 1960 - vivente) è una scrittrice spagnola. Fin da bambina espresse il desiderio di fare la scrittrice, ma per volere della madre che desiderava per la figlia una "carriera da donne", venne iscritta alla Facoltà di Geografia e Storia all'Università di Madrid, anzichè seguire gli studi classici che avrebbe preferito. Dopo la laurea iniziò a scrivere articoli per enciclopedie ed alcuni copioni cinematografici.
In quanto figlia e nipote di "poeti appassionati", l'autrice ha dichiarato di non essersi mai dedicata ad altro genere al di fuori della narrazione.


Bibliografia essenziale
- "Le età di Lulù" (1989) dal quale romanzo il regista spagnolo Bigas Luna trasse l'omonimo film;
- "Malena: un nome di tango" (1995) dal quale il regista Gerardo Herrero trasse il film omonimo;
- "Cuore di ghiaccio" (2007);
- "Inés e l'allegria" (2010);
- "Baci sul pane" (2015).
 
 
 
La scrittrice Almudena Grandes
 
 
Per l'acquisto del libro
 
 



 
 
 
 
 
 

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