Passa ai contenuti principali

"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Il mare dove non si tocca" di Fabio Genovesi

Casa editrice Mondadori, 2017, pagg. 318.

 

 

Incipit

"Com'è iniziata nessuno lo sa. Forse un nostro antenato ha profanato la tomba di un faraone, forse ha fatto arrabbiare una strega o ha stecchito un animale che era sacro a un dio vendicativo, l'unica cosa certa è che da quel momento la nostra famiglia si porta addosso una maledizione spaventosa. 
Brutto ma è così, è la prima cosa che ho imparato a scuola.
Anzi no, la prima l'ho imparata appena entrato in classe, e cioè che nel mondo esistevano tanti altri bambini della mia età, e questi bimbi avevano solo tre o quattro nonni a testa. Io invece ne avevo una decina.
Perchè il mio nonno dalla parte di mamma aveva un sacco di fratelli solitari, che non si erano mai sposati e a una donna non avevano mai nemmeno stretto la mano, così da quella famiglia gigante ero venuto fuori solo io, che ero il nipote di tutti".
 
 
Pensieri luminosi
 
In questo romanzo ci troviamo in Versilia, vicino a Forte dei Marmi, nei primi anni ottanta del Novecento.
In questa storia però non viene raccontata la vita sfrenata e senza pensieri dei villeggianti in questo luogo che è nel tempo simbolo di vacanza, spiagge, feste, discoteche.
La vicenda, al contrario, si fa più intima e diventa amarcord, il fare memoria di una famiglia un po' bizzarra. 
Fabio è un bambino di dieci anni con un padre silenzioso ma dal cuore grande e una madre che lo protegge dalle cattiverie della vita. Ma ciò che rende unica la sua quotidianità è avere una decina di nonni!
In realtà sono i suoi prozii, che alla morte del nonno vero hanno preso Fabio sotto la loro ala protettrice e ne hanno fatto oggetto del loro amore surreale, goliardico, sarcastico, sincero e genuino.
Fabio (l'autore stesso anche nell'immagine di copertina) ripercorre con la mente la sua infanzia e la preadolescenza, momenti formanti della vita di una persona e li rilegge con gli occhi di un adulto e li comprende, a distanza di anni con più chiarezza e distacco; ne può quindi fare un resoconto carico di affetto. 
Si percepisce che lui è stato un bambino molto acuto, sensibile, perspicace, che tutto osservava e tutto ascoltava per farne un giorno tesoro. Viveva nel suo clan familiare numeroso e chiassoso, sempre pronto ad intraprendere avventure ricche di significato (più delle lezioni imparate a scuola) in compagnia dei suoi zii-nonni, come andare a pescare o a caccia e addirittura partecipando a scherzi goliardici da vero "toscanaccio doc".
Nel loro essere imperfetti come esseri umani, nelle loro buffe caratteristiche e modi di pensare bislacchi ma alla fine profondi e realistici, portavano inconsapevolmente l'acqua della vita al loro nipotino anche nei momenti di dolore, offrendogli una spalla a cui appoggiarsi, perchè saggi a modo loro senza esserlo, con schiettezza e benevolenza. 
In questo modo Fabio-bambino ha compreso meglio i fatti della vita, sviluppando quella sua capacità di andare in profondità sulle cose nel suo piccolo mondo. 
Per me lettrice è piaciuto molto lo stupore di Fabio quando era a contatto con un libro; lo osservava con meraviglia e fremeva di leggerne i contenuti; diventava un momento sacro, solenne, prima di depositarsi sulle sue mani e iniziare a leggerlo. 
Insomma la vita di Fabio, può in qualche modo rappresentare anche la nostra vita di bambini, ciò che eravamo un tempo, con i nostri momenti intrisi di colore, gioia, spumeggiante vitalità, desiderio di conoscere, ma al contempo pervasi, in certi momenti, da una generalizzata malinconia, incertezza, tristezza.
Ma in quei tempi e in quegli anni abbiamo, incosapevolmente, tracciato il solco delle nostre personalità, perchè quel coraggio-bambino ci ha permesso di nuotare con forza, anche in quelle acque dove non si toccava, ma è proprio lì, forse, che abbiamo dato il meglio di noi.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Perchè ci sono cose che arrivano per farti ridere e altre per farti piangere, e altre ancora che sono così giganti da travolgere tutto, e tu voli via con loro e ridi e piangi insieme, in braccio a una tempesta che si chiama felicità".
 
 
Un po' di luce sull'autore
Fabio Genovesi (Forte dei Marmi, 1974 - vivente) è uno scrittore, sceneggiatore e traduttore. Ha pubblicato racconti, romanzi, biografie, saggi e traduzioni di autori statunitensi.
Nel 2015 ha vinto la seconda edizione del Premio Strega Giovani con il romanzo "Chi manda le onde". Collabora con il Corriere della Sera, La Rebubblica e Vanity Fair. Con "Il mare dove non si tocca" nel 2018 ha vinto  il premio Viareggio per la narrativa. In occasione del Giro d'Italia 2019 lavorò come opininista.
 
 
Bibliografia essenziale 
- "Versilia rock city" (2008);
- "Esche vive" (2011);
- "Chi manda le onde" (2015);
- "Il calamaro gigante" (2021).



 
Lo scrittore Fabio Genovesi


Per l'acquisto del libro
 


 
 
 
 

 

 

Commenti

Post popolari in questo blog

"Il giardino dei gelsomini" di Nadia Mari

  IP Independently published, 2024, pagg. 353   Incipit "Nel tranquillo villaggio di Ca' di Verdalba, adagiato su morbide colline, Nadine, una donna non più giovanissima ma con un fascino non ancora sfiorito, si svegliava ogni mattina con un senso di vuoto interiore. Le cicatrici del passato, invisibili agli occhi ma ben radicate nel suo essere, tingevano la sua esistenza di una sottile malinconia. Nonostante vivesse in un ambiente idilliaco, sentiva che la sua vita si stava consumando in una sorta di routine priva di colore e di passione. Le giornate si susseguivano in un perpetuo rincorrersi di gesti, imprigionandola in un mondo grigio e monocromatico, in cui ogni momento sembrava la replica del precedente. Eppure, nel profondo del cuore, avvertiva un richiamo, un'eco lontana che le sussurrava dell'esistenza di qualcosa di più grande, oltre i confini della sua routine quotidiana".   Pensieri luminosi   Avete mai intrapreso un viaggio dentro a voi stessi in alcun...

"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Tutto può succedere" di Francesca Ziliotto

  Capponi editore, 2024, pagg. 152.   Incipit "Teresa Cortese era in piedi davanti al tavolino del suo salotto, vestita di tutto punto, come si fosse preparata per uscire da un momento all'altro. Aveva appena preso dalla madia antica, regalo di sua nonna, il vaso di cristallo che teneva sempre a portata di mano, il suo preferito, e lo aveva riempito di acqua fresca. All'interno vi sistemò un mazzo di calle bianche freschissime, ancora con il loro pistillo giallo racchiuso dentro il bocciolo. Quanta eleganza in quel fiore, così come elegante era lei". Pensieri luminosi Ricordate il detto "l'unione fa la forza?" Si dice che i proverbi e i detti popolari siano fonte di saggezza, perché nel tempo hanno trasportato insegnamenti degni di nota. Mi voglio soffermare appunto su sopracitato detto perché mi permette di riflettere sul nuovo libro scritto da Francesca  Ziliotto "Tutto può  succedere".  Sì, perché "l'unione fa la forza" calza p...