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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Washington Square" di Henry James

 

 Titolo originale "Washington Square".

Traduzione dall'inglese di Vincenzo Mantovani.

Casa editrice Garzanti, su licenza per Storie senza tempo, 2020, pagg. 237.

 

 

Incipit

"Durante la prima metà di questo secolo, e più precisamente nell'ultima parte di essa, visse ed esercitò nella città di New York un dottore che godette, forse in misura eccezionale, di quella coniderazione che negli Stati Uniti è sempre stata tributata ai più illustri esponenti della professione medica. Questa, in America, è sempre stata tenuta in grande onore, e con maggior successo che altrove ha avanzato la pretesa all'epiteto di liberale".  

 

 

Pensieri luminosi

Un nuovo viaggio mi ha portato nella New York di fine Ottocento, in particolare all'interno di una dimora sontuosa, di scale di marmo, di finestre ampie, ma che allo stesso tempo si trasforma lentamente in un' incantevole prigione.  
Henry James fa di questa dimora il luogo ideale per ambientare una vicenda densa di intricati sentimenti, labirintiche elucubrazioni, melense e immaginifiche idee.
Il suo è uno sguardo acuto ed ironico su alcuni personaggi che animano le vicende e metaforicamente sono proiettati in un ring dove devono lottare, sfidarsi, logorarsi fino all'ultima parola, all'ultimo gesto. In questo particolarissimo, difficilissimo e raffinato "focolare domestico" ognuno offre il meglio di sè, ovvero il peggio di sè.
Lo scrittore tratteggia le loro personalità senza filtri. Ecco allora affiorare la furbizia, la cattiveria, la civetteria, il sarcasmo, la banalità, la superficialità, il tornaconto, la brutalità, il cinismo.
Su tutto questo si innalza, con il procedere della narrazione, la figura di Catherine; una giovane ragazza apparentemente incolore, di poco spessore.
Così la vedono le persone che compongono la società americana del periodo e il suo stesso padre, perchè non si può non cercare di sgomitare per trovare un proprio posto al sole ora che la città si sta espandendo, ora che New York sta diventando "l'ombelico del mondo".
Lei però non corre come gli altri, ma è paurosamente ricca, ed è soprattutto per la sua dote che si parla di lei e non tanto o non solo per la sua personalità (sciatta), per la sua bellezza (ordinaria), per il suo portamento (poco signorile), per i suoi abiti (antiquati), per la sua timidezza (freddezza).
Tra le stanze di questa dimora si vive il dramma dei sentimenti, la guerra degli affetti.
In mezzo a questa tempesta che soffia e distrugge, Catherine anela all'amore filiale, con deferenza costante e perseverante rispetto. Ha uno sguardo profondo, che scuote e mette a disagio. Inconsapevolmente con i suoi silenzi assordanti e il suo modo di osservare legge nel profondo; dice poco, ma ciò che pronuncia ha la qualità di un diamante grezzo nella sua limpidezza e purezza.
Possiede quell'onestà intellettuale di cui sembra ancora una volta inconsapevole e quando si innamora dell'amore lo fa con onestà e semplicità, ma qualcosa non andrà per il verso giusto. Conoscerà così il dolore, la finzione, l'arrivismo.
Riuscirà a risollevarsi con intelligenza, riconoscendo quel dolore, trasformandolo, sublimandolo in qualcosa di costruttivo che avrà il nome di altruismo, benevolenza.
Se un tempo qualcuno aveva giocato con i suoi sentimenti e ha avuto la prepotenza di bussare ancora alla sua porta, ora Catherine saprà come agire? Avrà ancora bisogno dell'amore?
Lascio a voi scoprire le risposte.



La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Era straordinariamente, imperturbabilmente buona, affezionata, docile, ubbidiente, e col vizio radicato di dire la verità".
 
 

Un po' di luce sull'autore
Henry James (New York, 15 aprile 1843 - Chelsea, Londra, 28 febbraio 1916) è stato uno scrittore e critico letterario statunitense naturalizzato britannico.
Nacque da una famiglia di intellettuali e con i suoi genitori viaggiò tra l'Europa e l'America. Fu uno degli autori più prolifici della storia della letteratura: tra romanzi, racconti brevi, critiche letterarie, letteratura di viaggio, biografie e autobiografie scrisse ventidue romanzi, di cui due incompiuti, centododici racconti, alcune opere teatrali e un larghissimo numero di saggi e articoli di critica.
 
 
Bibliografia essenziale 
- "L'americano" (1877);
- "Gli europei" (1878);
- "Ritratto di signora" (1881);
- "Le bostoniane" (1886);
- "Le ali della colomba" (1902);
- "La coppa d'oro" (1904);
- "Il carteggio Aspern" (racconto del 1888)
 
 
 
Lo scrittore Henry James
 
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