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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Tutta la verità su Ruth Malone" di Emma Flint

 

 


Titolo originale "Little deaths".

Traduzione dall'inglese di Velia Februari.

Casa editrice Piemme, 2019, pagg. 333.

 

 

Incipit

"Le rare notti in cui dorme riveste i panni della donna che era prima.
Prima: di rado si addormentava in camicia da notte, su cuscini ben sprimacciati, la faccia lustra di crema idratante. Certe volte si svegliava in un letto sfatto accanto a una sagoma che russava; più spesso si svegliava da sola sul divano accanto a bottiglie quasi vuote e posaceneri quasi pieni, la pelle impiastricciata di fumo stantio e del trucco del giorno prima, il corpo fiacco, la mente svuotata. Si alzava a sedere e sussultava, d'un tratto consapevole del torcicollo e del saporaccio triste e rancido in bocca". 
 
 
 
Pensieri luminosi
 
In questo romanzo siamo nella New York degli anni Sessanta, in particolare nel Queens. 
Entrando nelle pagine di questa storia, che si ispira ad una vicenda di cronaca vera del periodo, ho respirato un'atmosfera tossica, pesante, difficile, impregnata di un nauseante odore acre di fumo di sigarette (tante sigarette), di stantie stanze lasciate ammuffire, di birre lasciate a metà su tavoli sporchi e bui, di luci al neon; ma ho trovato anche la luce del sole che accarezza visi di bimbi, il profumo di bucato, di piccole manine paffute, di riccioli biondi e soffici, di carezze materne, di amore fraterno, di momenti di tenerezza. 
La scrittrice mi ha sbattuto in faccia un dramma impietoso, una vicenda lugubre, in cui però l'apparenza così marcata è direttamente proporzionale al dramma interiore ed il lupo veste i panni dell'agnello. 
Ruth Malone è la protagonista assoluta di questo romanzo dalle infinite sfumature psicologiche. Lei è una donna particolare, disturbante, contraddittoria, palesemente controcorrente e con il desiderio di essere diversa dalle altre donne-madri; lei così affascinante nei suoi vestiti appariscenti, così seducente nel suo modo di parlare, nella sua prorompente gestualità. La si accusa di un crimine agghiacciante, inenarrabile. Lei però rimane fedele a sè stessa; l'ipocrisia non fa parte del suo carattere e indossa sempre i suoi tacchi a spillo, i suoi pantaloni aderenti, il suo rossetto vivace. Ma il dolore, quello vero, che attanaglia e fa tremare i polsi trova il coraggio di guardarlo in faccia nel suo privato, ed è là che diventa fragile, piccola, nel suo buio inquieto. Davanti all'infamia non si abbatte e chi l'accusa non ha mai la soddisfazione di vedere il suo sguardo abbassarsi, perchè con quel crimine non ha nulla a che vedere. Ma un sistema corrotto e corruttibile soffia il suo alito falso e colpevolizzante su di lei. Serve un colpevole e allora è così facile puntare il dito contro Ruth di cui si può sparlare facilmente e con altrettanta facilità si può condannare. 
Questa narrazione mi ha fatto comprendere ancora una volta quanto le apparenze possano falsare la verità, quanto il dolore consumato nel privato non possa essere altrettanto genuino e profondo come quello che la società vuole che sia vissuto nel pubblico, magari con scene strazianti, visi inondati di lacrime, vestiti sciatti perchè è così che richiede il dramma. 
Ogni persona invece vive il viaggio nel dolore con modi diversi (qui portato all'eccesso) e nessuno ne può giudicare nè l'intensità nè la modalità. 
In questa vicenda Ruth corre il rischio di diventare vittima sacrificale di questo perverso meccanismo, perchè gli altri personaggi cercheranno il loro tornaconto. 
Ma tra le "mele marce" ci può essere qualcuno che si trova nelle stessa "lunghezza d'onda" e ascolta il grido soffocato tra il trucco pesante, in quei capelli cotonati, in quello sguardo ammiccante che trattiene lacrime d'amore che si perdono nella nebbia dell'arroganza e della presunzione?
Leggete il romanzo e scoprirete le risposte.  
 
 
La mia lampada ha illuminato questa frase:
"La maggior parte della gente ha paura di rischiare. Ha paura di dare un morso alla vita e scoprire che sapore ha".
 
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Emma Flint (Newcastle upon Tyne, nord Inghilterra 1974 - vivente) ha studiato inglese e storia alla prestigiosa St. Andrews. Fin da ragazzina, è sempre stata appassionata di cronaca nera e true crime, e affascinata da casi realmente accaduti, di cui ha una conoscenza quasi enciclopedica. 
"Tutta la verità su Ruth Malone" è il suo primo romanzo, che ha riscosso un enorme succeso di pubblico e critica.
Questo romanzo trae ispirazione da un fatto di cronaca nera degli anni sessanta del Novecento, nel Queens, in cui una certa Alice Crimmins fu accusata di un efferato delitto e che rimane uno dei più sconvolgenti misteri irrisolti.
 



La scrittrice Emma Flint
 

Per l'acquisto del libro

 

 

 

 

 

 

 



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