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"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"La notte delle beghine" di Aline Kiner



Titolo originale "La nuit des beguines". 
 
Traduzione dal francese di Alberto Folin.

Casa editrice Neri Pozza - Beat 2018, pagg. 299.
 
 
 
Incipit
 
"Non fosse per il silenzio, si direbbe un giorno di festa.
C'è folla in place de Grève questo lunedì che precede l'Ascensione. Tutti gli abitanti del centro cittadino sono presenti. Mercanti e funzionari, borghesi e artigiani, studenti e chierici, birbanti e accattoni, furfanti e braccianti venuti a cercare lavoro nel porto. Il calore dei corpi pressati l'uno contro l'altro, il loro odore. Fiati pesanti, pelli luride le cui esalazioni si mischiano al tanfo proveniente dal vicolo dei conciatori e al sentore fangoso del fiume. Nell'entrata dei palazzi signorili antistanti la piazza, in piedi, dame e gentiluomini in abiti sgargianti".  
  
 
 
 Pensieri luminosi

Il romanzo mi rimanda l’immagine di una moneta a due facce. 
Su un lato c’è la Parigi dei primi anni del Milletrecento, con le piazze affollate di mercanti e artigiani, le strade strette, i porticati nella penombra; un luogo esterno che pullula di vita, ma che nella descrizione dell’autrice rimanda a qualcosa che è tutt’altro che arioso. Al contrario l’aria che si respira è fetida, maleodorante, acre di membra umane bruciate, di gogne pubbliche dove gli accusati vengono umiliati, vessati. Tra i vicoli serpeggia la violenza, il pericolo, l’egoismo, l’inganno, l’intimidazione; il potere maschile è confuso, ma proprio per il suo essere incerto diventa più cattivo. Il dominio è composto di forza bruta e ciò che si vuole ottenere si deve raggiungere a qualsiasi costo e in qualunque modo. Il sapere maschile è impositivo e schiaccia il pensiero diverso: uno spiritualismo altro che la Chiesa e l’Impero temono come un lupo selvaggio e famelico che può annientare, perché aleggia l’idea della fine dei tempi. 
L’altro lato della moneta è quello di una piccola porzione parigina: un chiostro abitato da donne libere, le beghine, che hanno deciso liberamente di vivere una vita racchiusa fra quattro mura, che possono però attraversare quando vogliono. Questo è un luogo che profuma di spezie, di orti coltivati; aleggia un’aria che fa respirare a pieni polmoni delle fragranze di erbe aromatiche e dei fiori più insoliti. Questa è nel complesso un'oasi felice in tempi infelici. Ma oltre a coltivare la terra si coltiva anche l’altruismo, il fare gruppo, la solidarietà, la cura femminile. Il sapere-donna diventa fruttuoso, corposo, possiede un’anima anche nel momento della dipartita di alcune di loro. 
Anche la fede non è fine a sé stessa, ma si fa costruttiva e si trasforma: diventa modo di essere. Ecco allora che tra di loro c’è qualcuno che professa la sua fede nello studio delle piante officinali per curare il corpo e l’anima, chi ha fede nell’intraprendenza, diventando commerciante di stoffe pregiate, chi la fede la trasforma nel desiderio di imparare il latino. 
Se immagino la moneta gettata in alto nell’attesa della sua caduta, l’aria che l’avvolge si chiama Margherita Porete, religiosa e teologa, che incombe in questa storia con la sua opera, al tempo eretica, “Lo specchio delle anime semplici”. Lei propone l’idea di un amore trascendentale da vivere nella spiritualità cristiana. 
Su quale lato cadrà la moneta? Davvero è arrivata la temuta notte delle beghine? 
Leggete il romanzo per avere le risposte.



La mia lampada ha illuminato questa frase: 
"Ysabel ha una certezza: per quanto insignificanti siano le nostre vite prese singolarmente, esse dipendono tutte da un vasto insieme, i movimenti e le turbe dell'anima dipendono da movimenti e turbe del mondo, la violenza non si ferma in coloro che sono stati presi di mira, ma rimbalza come un ciottolo sull'acqua dura e colpisce, colpisce ancora".
 
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Aline Kiner (18 giugno 1959 - 7 gennaio 2019) è stata un scrittrice francese. Vissuta a Parigi ha svolto il ruolo di redattore-capo della rivista Sciences et Avenir.
Appassionata di storia, in particolare del Medioevo, ha pubblicato nel 2004 "La Cathedrale, livre de pierre".
Inoltre è autrice dei romanzi "Le jeu du pendu" (2011) e "La vie sur le fil" (2014); "La nuit des beguines" (2018) è stato il suo unico romanzo tradotto in italiano.
Sulla pagina facebook "Quante storie" potete ascoltare una breve intervista della scrittrice Dacia Maraini che, nella sua rubrica "Dacia tra i libri", traccia qualche considerazione sul romanzo.



La scrittrice Aline Kiner
 
Per l'acquisto del libro
 

 
 

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