Passa ai contenuti principali

"Hypsas" di Valerio Mello.

 "Hypsas", Edizioni Ensemble, 2024, pagg. 55. "Incontro i morti sui margini dentati delle foglie, ospiti e pietrisco più brillanti - centellinando le veglie, perché i nomi vanno incontro a ciò che si ripete; e il sole di Eraclito è nuovo tutti i giorni. Quieta pulsione di ogni luogo, le acque sono tiepide e danno esile diadema, dolce fissità degli occhi ; morbide sculture sul bianco di parete accolgono corpi liberi"... Pensieri luminosi La raccolta di poesie di Valerio Mello è un percorso immersivo nella natura e del suo potere rigenerante, correlato però anche ad una visione particolare e aulica, quella delle antiche divinità che si trasformano  esse stesse in poesia. Un percorso di parole e immagini che come quadri astratti e simbolici accompagnano il lettore in una dimensione onirica. Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato leggere della terra, di alberi, di erba, di pietre secolari che si intersecano nella millenaria conoscenza, con la civiltà del sapere. Una

"Le deboli" di Flora Fusarelli.


4Punte edizioni, 2021, pagg. 124.


Incipit

"Annuccia! Annù!"
"Che vuoi, mà!" 
"Sbrigati, muoviti!"
"Mà, ma che succede?"
"Si fina il mondo, Annù. Ecco che succede!"
"Mà, è un poco di pioggia".
"Sbrigati. Rentra i panni!"
"Mà, si dice rientra non rentra".
"Annù, rentra i panni. T' l'so ditt cent vote, i libri a magnà nen t' l' dann!"
Quando pioveva era sempre così.
I panni. Ritirare i panni era quello che si doveva fare.
Solo quello.
 
Pensieri luminosi

Quando ho preso in mano il libro di Flora Fusarelli, ho pensato immediatamente che il titolo in sè racchiudeva qualcosa d'altro, di diametralmente opposto. Già la quarta di copertina mi metteva su una strada che ero curiosa di sapere dove andava a finire, ma ero certa che mi avrebbe portato ad un'ipotesi che si era già fatta strada nella mia mente. Una parola aleggiava già dalla prime pagine e che racchiudeva pienamente il nocciolo; il cuore pulsante delle donne raccontate ed è la fortezza.
Sì, perchè nonostante momenti e situazioni difficili ed estreme che turbano e sconvolgono l'esistenza, la fortezza è uno speciale dono, un piccolo-grande tesoro che permette di avere quella particolare forza di superare prove e dolori e di resistere anche a certe situazioni, anche estreme, assicurandosi così il lume sempre acceso e costante del bene.
La fortezza ammanta, chi la possiede, di un particolare coraggio,  che permette di guardare in faccia la paura, la discriminazione, la violenza e così risalire con spirito forte le cime virtuse dell'esistenza.
La fortezza è una virtù che accomuna alcune donne che la scrittrice abruzzese delinea in modo completo, di quella completezza che si carica di parole semplici, pensieri umili, ma non per questo meno profondi e pregni, soprattutto per il suo linguaggio spogliato del superfluo, perchè  il superfluo a quel tempo era, appunto, inutile. C'era però la sostanza, cioè esistenze significative e per certi versi simboliche.
Le donne che attraversano la storia hanno i nomi di Anna, detta Annuccia, Vincenza e Maria, che ritornano nel romanzo attraverso i capitoli che portano i loro stessi nomi. Un ritmo cadenzato che si ripete nei giorni, nei mesi, a dare significato di uno sguardo femminile che deve superare il tempo delle tempeste, degli ostacoli, delle ferite aperte e mai rimarginate. Anna, Vincenza, Maria, Vincenza, Maria, Anna. Qualche volta troviamo alcuni nomi di uomini, ma sono figure per lo più spente, opache, aggressive, codarde, autoritarie che hanno bisogno di essere raccontate per permettere alle donne della vicenda di acquisire ancor più valore e forza, di farsi, nell'evolversi della situazione grandi, statuarie, mentre al contrario gli uomini diventano sempre più piccoli, nel loro essere ottusi, nel loro restare nudi, deboli, mentre le donne si rivestono pian piano della loro fortezza. 
Ci troviamo nell'entroterra abruzzese negli anni quaranta del Novecento, quando la guerra è impellente e si sentono gli echi di un'ulteriore povertà in arrivo, di un pericolo imminente che serpeggia fra un mucchietto di case di un borgo altrettanto povero e arretrato. 
Le protagoniste si muovono silenziose, quasi in punta di piedi, per non disturbare il sonnolento paese, non destare turbamenti, nè strani pettegolezzi. Devono esistere ma al contempo sparire dietro la loro stessa ombra; essere quasi trasparenti, buone solo per procreare, e poco altro se non quello di vivere all'interno delle loro quattro mura.
Ma quel silenzio è un rumore di fondo che persiste, che crea lentamente un suono che si dimensiona e si fa eco nelle valli, tra le stradine del paese; pietra che lascia la sua impronta e pone le basi alle future generazioni del pensiero femminile. Ma qui non si tratta di femminismo, ma di una sostanziale volontà di non soccombere, avere quella dignità orgogliosa, di silenzi che parlano e di sguardi d'intesa sotto le ciglia, di mani che lavorano e diventano autonome, indipendenti, come nonna Maria che aveva un piccolo panificio e là trovava la sua dimensione umana, femminile  o come Anna che pensava di fare la maestra, di insegnare agli altri la libertà del sapere e della conoscenza. Piccoli semi gettati fra quelle valli arroccate di terra friabile pronta, a breve, ad accogliere acqua pura di sorgente; un cambiamento di pensiero e lo dovrà fare per non perire, per non essere dimenticato. 
Gli uomini che abitano quel luogo dimostrano una forza, una virilità che è fine a stessa, non si fa pensiero altro, è sterile, è pensiero debole, povero di quella povertà culturale e di idee destinato a visioni sterili. Ma, come detto, tutto dovrà cambiare e accadrà come una rivoluzione pacifica, goccia dopo goccia che scava nel profondo e forse cancellerà anni di arretratezza in senso ampio.
La fortezza di queste donne raccontate con sensibilità e profondo acume dall'autrice si trasforma in empatia; una rete di relazioni affettive che tralasciano le smancerie ma vanno al sodo; è un'empatia che salva, che si condensa in una rete di maglie strette, tese a tenere, cogliere, affermare, resistere, fra i discorsi della gente, i pettegolezzi della piazza, il sorriso ironico e sarcastico degli uomini.
Anna è colei che tiene le fila della narrazione, attorno a lei ruota la vicenda che si interseca in altre vite. La sua vita ha il volto del desiderio, quello del sapere, del conoscere attraverso lo studio che non è solo fatto di nozioni ma che si nutre di valori, di virtù da consegnare agli altri.
Si sente interiormente libera, così come era la sua nonna con il forno del pane. Questa sensazione si farà sempre più concreta; diventa pensiero grande in un mondo piccolo, che ignora che la donna possa essere qualcos'altro che solo femmina.
C'è nel romanzo anche il filo sottile delle radici, di un'appartenza linguistica che fa parte dell'autrice con l'uso familiare del dialetto, di alcuni detti popolari che rendono benissimo i luoghi e i tempi raccontati; sanno di antico ma al contempo ricordano che ognuno di noi ha i propri ricordi, caricati di espressioni anche affettuose che sprigionano memoria e appartenenza. 
Quel microcosmo racchiuso fra le valli racconta anche di noi come Paese, nazione che cammina nel qui e ora alla ricerca di un equilibrio fra passato e presente, fra ideali e idee, fra la comprensione e la percezione che il mondo si regge in un pensiero femminile che si fa spazio ogni giorno di più e l'imperfezione perfetta di ieri è composta di traguardi che hanno occhi e volti di donne, voci, esistenze di cui andare fieri.
Lascio a voi scoprire la trama che si dipana nel romanzo che percorre il dolore, la sofferenza ma che vede l'alba di un giorno nuovo proprio in Anna e alla sua idea di un mondo migliore.

Buona lettura!
 

La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Vedeva il paese dall'alto con i tetti sgarruppati e i vicoli intrecciati. L'odore dell'erba rugiadosa le entrava nel corpo e lì, poco più in alto, l'aria le pareva più buona. La respirava a fondo per passarla a quella creatura che si portava dentro con tanto amore. Guardava le foglie che luccicavano ancora e vedeva il sole, i cui raggi iniziavano a passare tra le chiome degli alberi".

Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di limone e tre gocce di tea tree da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per favorire l'autostima e purificare la  mente.

 

Un po' di luce sull'autrice
Flora Fusarelli (Avezzano, L'Aquila, 29 maggio 1986) è una scrittrice italiana e vive a Luco dei Marsi (AQ).
Appassionata di letteratura, si occupa di libri da molti anni.

 

Bibliografia essenziale

- "Il sapore del buio", romanzo (2022)

 

INTERVISTA ALL'AUTRICE

Ciao Flora e benvenuta nel mio spazio letterario. Vuoi parlarci un po’ di te?
Ciao cara Elisabetta, grazie per l’accoglienza. Non c’è molto da dire su di me. La mia passione per la scrittura risale all’infanzia, alle scuole elementari o forse ancora prima, e si è sempre mossa di pari passo con l’amore per la lettura. Ho collaborato e collaboro con varie case editrici, scrivo recensioni per vari giornali on-line e la mia vita ruota intorno ai libri. Ho pubblicato Le deboli nel 2021 per 4 Punte Edizioni e Il sapore del buio a fine 2022 per Diadema Edizioni.
 
Come è stata la genesi del tuo romanzo?
Le deboli nasce per caso. Avevo intenzione di scrivere un breve racconto e invece i personaggi mi hanno tirata per la giacca costringendomi a raccontare le loro storie. L’ho fatto con estremo piacere, ma con altrettanto stupore.
 
Da quale suggestione sei partita per scegliere il titolo?
Il titolo è antifrastico per la mia convinzione che il cosiddetto “sesso debole” non sia poi così debole.
 
L’immagine di copertina è di proprietà di Ines Di Donato e restaurata da Valerio Cristini e Angelo Iacobucci. Come mai questa scelta e, in quanto foto restaurata, che valore ha?
Ho trovato quella foto in una pagina Facebook dedicata alle foto ricordo del mio paese (Luco Dei Marsi AQ). Appena l’ho vista ho capito che volevo fosse la mia copertina così ho cercato la proprietaria, una nipote della bambina ritratta, per avere il permesso di pubblicarla. Era in bianco e nero, ma mi piaceva l’idea di farla ricolorare creando un collegamento tra presente e passato.
 
La dedica del tuo scritto è per i tuoi cari, dai nonni ai tuoi genitori e tuo fratello. Sono o sono stati importanti nella tua vita? 
La mia famiglia è tutto. A loro devo tutto. Può sembrare una frase di circostanza, ma non lo è. Se fossi nella vita la metà di quello che sono loro, potrei dire di essere soddisfatta.
 
Davide Angelucci, ha scritto la prefazione al tuo romanzo. Come è nata la vostra collaborazione?
Conosco Davide da quando siamo bambini. Persona di ineccepibile cultura. Mi faceva immenso piacere che il suo nome apparisse sul mio primo lavoro. Una questione affettiva e una dimostrazione di stima immensa che mi pareva doverosa nei suoi confronti proprio per l’amicizia che ci ha sempre legati.
 
Il tuo scritto è un elogio alla forza delle donne, nonostante le difficoltà e il pregiudizio di un tempo passato. C’è ancora nella nostra contemporaneità, secondo te, un pregiudizio nei confronti delle donne in quanto donne?
Pregiudizi ce ne sono tanti. Anche sulle donne. Il patriarcato esiste ancora seppure in forma mutata. Del resto, le credenze e i format centennali sono difficili da sradicare e non ci si riesce mai completamente.
 
Nella narrazione hai scelto di utilizzare alcune espressioni dialettali, perché questa scelta? 
Non avrei mai e poi mai immaginato di essere recensita dal Corriere della sera o da Robinson quindi credevo che il mio libro restasse circoscritto nei miei luoghi dove il dialetto sarebbe stato capito da tutti. Per fortuna non è stato così.
 
Cosa significa per te scrivere?
Scrivere per me è condividere. Niente altro che condividere.
 
Hai altri progetti in cantiere?
Tanti progetti in cantiere che però voglio portare avanti con molta calma. I miei tempi, in questo ambito, vengono dettati dalla scrittura. È la scrittura che decide quando essere scritta. Io sono solo lo strumento affinché ciò accada.
 
Grazie di aver condiviso le tue riflessioni.
Grazie a te.
 
 
 
La scrittrice Flora Fusarelli
 

Commenti

Post popolari in questo blog

"Silenzio imperfetto" di Riccardo Tontaro.

Funambolo edizioni, 2023, pagg. 128.   Incipit "Mai una parola, con nessuno. Ha un sorriso per tutti, ma mai una parola. É il silenzio vivente, dove la metti sta, zitta, come una pietra ben levigata, sommersa dall'acqua di un torrente. Legge sempre, ogni tanto scappa con un paio di libri in borsa, ma o torna subito o la ritroviamo qui vicino. A parte questo, non combina più fesserie, non fa mai danni. Queste alcune delle parole che ascolto ma non sento. Sono quelle che gli infermieri dicono al  mio nuovo dottore, arrivato qui da poco".   Pensieri luminosi  Anni fa ebbi una bellissima esperienza come insegnante di sostegno in una scuola dell'infanzia. Incontrai un bambino che non parlava, chiuso in sè, spesso a braccia conserte ma insolitamente curioso di osservare il paesaggio di là dal vetro. Quando entravo in aula il suo viso era sempre rivolto alla finestra da dove si poteva osservare un bellissimo paesaggio collinare: alcuni alberi in lontanza a formare un piccolo

"Una carezza all'improvviso" Francesca Ziliotto.

Historica edizioni, 2023, pagg. 143. Incipit "Anna aveva quell'immagine davanti agli occhi. Era impietrita, non sapeva se chinarsi a raccogliere il mazzo di tulipani che le era caduto dalle mani in mezzo alla strada o continuare a fissare quell'uomo, fermo al semaforo col cane guida al seguito, di fronte a lei. Le ricordava Leonardo, l'uomo che aveva amato per la vita e che, alla notizia che sarebbe diventato cieco entro breve tempo, era misteriosamente caduto nell'Adige e il suo corpo non era mai stato ritrovato".   Pensieri luminosi   Dopo aver terminato la lettura di questo romanzo, ho fatto un salto temporale negli anni degli studi universitari, quando studiavo concetti psicologici e sociologici e fra quelle pagine ho approfondito il significato di empatia, che è quella capacità di captare le corde emotive dell'altro ed entrare così in sintonia, in una sorta di musicalità percettiva per comunicare in modo sentito e per questo gratificante. Fra le pa

"Un cuore di smeraldo in eredità" di Melissa Bentivegna

    Historica Edizioni, 2023, pagg. 220.    Incipit   "Ester Mineo iniziava ogni giorno come un'ospite che entra nel mondo in punta di piedi. Non poteva sapere che quella mattina, un passo dopo l'altro, sarebbe andata incontro a qualcosa di impensabile. Che tutto stesse per finire, non poteva immaginarlo.  Quello era decisamente un giorno diverso". Pensieri luminosi   Si può lasciare un'eredità morale al prossimo? Si possono abbandonare briciole di un bagliore luminoso piuttosto che un gioiello, simbolo di unità, di completa fiducia nell'altro? Il romanzo della scrittrice Melissa Bentivegna risponde affermativamente a questi interrogativi, perchè tra le pagine della storia che racconta cresce, come un fiore nel deserto, il valore incommensurabile della vita e di come gli esseri umani possano farne uso, in maniera costruttiva o distruttiva, donandone in questo caso  un contorno qualitativo importante che ha i connotati della giustizia, del coraggio, della fidu