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"Un cuore di smeraldo in eredità" di Melissa Bentivegna

    Historica Edizioni, 2023, pagg. 220.    Incipit   "Ester Mineo iniziava ogni giorno come un'ospite che entra nel mondo in punta di piedi. Non poteva sapere che quella mattina, un passo dopo l'altro, sarebbe andata incontro a qualcosa di impensabile. Che tutto stesse per finire, non poteva immaginarlo.  Quello era decisamente un giorno diverso". Pensieri luminosi   Si può lasciare un'eredità morale al prossimo? Si possono abbandonare briciole di un bagliore luminoso piuttosto che un gioiello, simbolo di unità, di completa fiducia nell'altro? Il romanzo della scrittrice Melissa Bentivegna risponde affermativamente a questi interrogativi, perchè tra le pagine della storia che racconta cresce, come un fiore nel deserto, il valore incommensurabile della vita e di come gli esseri umani possano farne uso, in maniera costruttiva o distruttiva, donandone in questo caso  un contorno qualitativo importante che ha i connotati della giustizia, del coraggio, della fidu

"Sorelle. Una saga tra il Friuli e Trieste" di Barbara Pascoli.



 

 KAPPA VU edizioni, 2022, pagg. 289.

 

Incipit  

"Erano tutte in cucina, accanto al fogolâr acceso. Circondata dalle figlie, Rosa teneva tra le braccia l'ultima arrivata. 
- Avete visto che bella? - disse, scostando la copertina dal volto della neonata.
Caterina sorrise. Con le gote screziate, le mani vizze e le piccole unghie ritorte come artigli, la sorellina le pareva uno scherzo della natura, ma per niente al mondo se lo sarebbe lasciato scappare. A soli dieci anni, aveva già capito che certi pensieri era meglio tenerli per sè". 


Pensieri luminosi
 
Per riflettere su questo romanzo vorrei partire dal concetto di sorellanza che si addice molto a questa narrazione. Già di per sè il titolo focalizza l'attenzione su un legame, appunto quello tra sorelle, che prima di tutto è un rapporto sanguigno, naturale.
Ma la scrittrice Barbara Pascoli propone una visione più allargata di questo legame, che non è solo consaguineità; su tratta infatti di una specie di patto intimo che ha reso Dolores, Ada, Oliva e Caterina Godeas protagoniste di una evoluzione emotiva importante e profonda.  Hanno compreso cioè, nel progredire delle loro vicissitudini, che la forza di superare difficoltà, dolori e la condivisione di gioie piccole e grandi hanno significato solo se si è unite, insieme. "L'unione fa la forza" si dice spesso ed è proprio così in questa storia umana e sociale, nazionale e personale, collettiva e intima.
Sì, perchè queste quattro protagoniste donne, figlie, sorelle, madri hanno compreso, nel dispiegarsi della storia, che si è più forti e dunque coraggiose se si creano collaborazioni, sforzandosi di cooperare, e questo è possibile solo se si ammette sinceramente di essere alleate, amiche degne di reciprocità. Quattro sorelle che formano un piccolo gruppo, compatto che ha sconfitto il pregiudizio e avviato così una piccola rivoluzione di idee, valoriale, creativa che ha comportato per loro stesse un nuovo ideale sociale.
Una complicità femminile che hanno realizzato, forse in maniera inconsapevole, dopo tante prove ed errori, incomprensioni, lontananze prorogate nel tempo. Si sono rafforzate in tempi bui e tormentati e hanno interpretato il loro intimo cambiamento come forza propulsiva a visualizzarsi nei loro contesti di vita, creatrici del loro destino e ottenere così un cambiamento.
Sorelle in mutamento, in crescita, parallelamente ai cambiamenti politico-sociali del nostro Paese poco prima del primo conflitto mondiale al 1945. Amiche che ad un certo punto del loro percorso di vita, lastricato anche da litigi, si sono riavvicinate, hanno teso la mano l'una all'altra per operare il cambiamento dentro e fuori di loro.
Si sono impegnate per raggiungere la propria personale vetta, così diversa, degna di essere scalata con fatica ma raggiungibile, possibile perchè si sentono forti, insieme, in una specie di empatia complice ed efficace.
Ma vivere in quegli anni in cui le figure maschili avevano il loro peso specifico, dove il patriarcato dettava le sue leggi non è stato facile e mai scontato.
La scrittrice però, con una certa sensibilità, ha caratterizzato sin da subito le personalità delle quattro sorelle e così facendo mi ha  trasmesso la forza e la volontà del loro esistere e il desiderio di determinare il proprio cammino di vita.
Ho ascoltato con viva partecipazione le loro voci, i loro pensieri, i dubbi dell'anima, le incertezze del futuro in un contesto pre e bellicoso poi, in cui i pericoli erano sempre dietro l'angolo e una parola poteva essere sbagliata se pronunciata in un certo modo. 
Ma ho guardato pure anche alle altre donne che hanno lasciato un pezzetto di sè in questo romanzo. Donne impaurite, deluse, maliziose, rassegnate, invidiose. Un microcosmo che appartiene anche alla nostra società. Lo scritto di Barbara Pascoli l'ho sentito come un atto d'amore, una speciale rivoluzione mentale di quattro sorelle che si sono espanse in un tempo e in un luogo, hanno amplificato la loro coscienza al di là dei piccoli confini, arrivando a lambire l'oceano Atlantico, arrivare a New York, diventare famose tra le calli veneziane e osservare la luce potente di Napoli. Una epopea femminile che ha rotto gli argini del consueto ed è andata, con coraggio, oltre. Un fare rivoluzionario che da desiderio interiore si trasforma in concretezza esterna, si sopporta e supporta vicendevolmente e che cura le piccole e grandi ferite del cuore.
Sorellanza in questo caso come sostegno, non tralasciando però pensieri critici che diventano sprone a fare meglio, a imparare ogni giorno, a diventare persone migliori.
Il libro si apre con una nascita da poco avvenuta, la quarta figlia di Rosa, mamma delle quattro sorelle; un venire al mondo che già dalle prime pagine offre l'idea di qualcosa di vitale, non mortifero. 
Questa scelta l'ho trovata davvero efficace perchè dà il via a tutta una serie di azioni che troveranno il loro modo di farsi strada, di partorire, di venire alla luce sia che si tratti di un'idea, di un viaggio, di un progetto, di un valore, di un ideale. 
Nascere come possibilità di vivere, di assaporare l'esistenza, mettere a frutto talenti come Dolores, Ada, Oliva e Caterina hanno cercato di fare, nonostante le difficoltà, lo scoraggiamento ma pur sempre tenendo teso quel filo sottile che ha permesso loro di innalzare le loro braccia come fossero dei rami, a volte robusti altre volte fragili fuscelli, ma sempre aggrappati a quel tronco che è il loro luogo natio, il borgo friulano di Medea nel quale si sono sempre, nonostante la lontananza, in qualche modo riconosciute dapprima come qualcosa di cui vergognarsi: luogo povero, retrogrado, sporco e poi successivamente dove ri-trovare le proprie origini, le radici di quell'albero che sono stati insieme la loro madre e il loro padre. 
Alla fine non si sono più nascoste dietro il velo opaco dei ricordi ma di nuovo si sono messe in cammino fiere e altrettanto orgogliose di essere friulane nel mondo.
La scrittrice ci racconta, con uno stile di scrittura appassionata ma al contempo realistica, molti anni di una vicenda personale ma al contempo nazionale che dai primi del Novecento arriva fino alla liberazione dal nazifascismo e lo fa attraverso uno sguardo femminile, ricco di umanità, di un pensiero forte, di emancipazione, di ricchezza in un contesto misero e che ha nella città di Trieste, protagonista silenziosa della storia qualcosa di magico, una specie di trampolino dove gettare le idee, i desideri e farli rimbalzare in alto, nel cielo terso di un secondo dopoguerra tutto da costruire.
Per me è stato un vero piacere conoscere le quattro sorelle che sono diventate delle zie acquisite che con il loro fare, il loro agire chi fondando una casa di mode, chi capace di leggere nel futuro, chi scoprendosi attratta dall'arte crativa in genere, chi diventando una cuoca sopraffina hanno trasmesso l'dea che si può essere protagonisite veramente fino in fondo del proprio destino e definire il saper essere il nostro punto di forza.
Lascio a voi lettori scoprire le tantissime vicende che hanno incontrato e buona lettura!

 
La mia lampada ha illuminato questa frase:
"Prese in mano il libro e guardò il titolo, Catene spezzate: al negozio  le era sembrato di buon auspicio, come se si riferisse direttamente a lei che aveva rotto le briglie di un lavoro ben pagato per andare incontro all'ignoto".
 
 
Gli oli essenziali da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di rosa e tre gocce di basilico da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per entrare pienamente in un ottica di bellezza tutta al femminile e riscoprire le nostre origini italiane.
 
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Barbara Pascoli (Monfalcone, 12 febbraio 1962) è una scrittrice italiana. Vive in un borgo fra i confini italiani e sloveni.
 
 
 
 
Bibliografia essenziale
- "Senza scrupoli" (2012), romanzo;
- "L'uomo sbagliato" (2014), romanzo;
- "Il caso e le cose" (2018), raccolta di racconti;
- "Il cerchio delle streghe (2016), partecipazione all'antologia;
- "La natura offesa" (2020), partecipazione all'antologia;
- "L'uomo dei sogni reali" (2021), partecipazione all'antologia.

 

INTERVISTA ALL'AUTRICE

Ciao Barbara e benvenuta nel mio spazio letterario. Vuoi parlarci un po’ di te?  
Grazie per l’ospitalità, Elisabetta. Sono una scrittrice della domenica e una lettrice appassionata. Da tre anni organizzo il concorso letterario “Prepotto. I racconti dello Schioppettino”, per il comune di Prepotto di cui sono consigliere. Curo anche delle rassegne letterarie a livello locale: l’ultima è stata “Sciamani” a Cividale del Friuli. Vivo in un borgo nei boschi, al confine con la Slovenia, e sono spesso in viaggio per l’Europa, come export manager per un paio di ditte. Insegno comunicazione e marketing. 
 
Come è stata la genesi del tuo romanzo? 
Dopo aver pubblicato due gialli ambientati ai nostri giorni, mi sono ritrovata a scrivere dei racconti e, per alcuni di questi, ho preso spunto dal passato della mia famiglia. Tra tutte le vicende, mi ha catturato quella della mia nonna paterna: da qui a dedicare un romanzo a lei e alle sue sorelle il passo è stato breve. “Sorelle”, però, non è una storia vera: le quattro donne del romanzo prendono le mosse dalle mie ave, ma non ne seguono i destini.  
 
La copertina del libro è del famoso artista inglese William Morris “Tappezzeria con foglie di acanto” del 1875, famoso anche per le sue carte da parati. Come mai hai scelto proprio questa immagine?  
Assieme all’editore, abbiamo pensato a qualcosa che riuscisse a comunicare un’epoca. L’idea della tappezzeria, inoltre, pareva starmi a pennello, visto che lavoro nell’arredamento. Solo dopo essere andati in stampa ci siamo resi conto che, nel romanzo, una delle protagoniste acquista un quaderno con la copertina a motivi floreali, sui toni del blu e del verde. Proprio come quella che avevamo scelto noi.
 
La dedica del libro è per Cinzia Benussi “sorella per sempre”. Lei è una figura importante per te?  
Con Cinzia ci conosciamo dai tempi del liceo e, da quando scrivo, è lei a curare l’editing dei miei libri prima che li passi all’editore. Condivide con me anche l’organizzazione del concorso letterario e quello delle rassegne letterarie. Confidente, amica, compagna: una vera sorella.
 
Le vite di Dolores, Ada, Oliva e Caterina che hai raccontano nell’arco di quarant’anni rappresentano figure femminili con una grande volontà; con forza e determinazione sono diventate protagoniste della loro vita. Secondo te, è cambiato il modo di progettare il futuro da parte delle donne di oggi rispetto al passato?  
Le donne nate all’inizio del Novecento hanno affrontato due guerre mondiali, scendendo a patti con le disgrazie in un modo che non credo trovi eguali nelle donne di oggi. Le mie protagoniste si trovano costantemente a dover rivedere i loro piani, spesso buttati all’aria da eventi storici ai quali non possono opporsi. Generalizzare è, comunque, difficile: molto dipende dall’estrazione sociale, dalla cultura e dal denaro. 
 
La città di Trieste, nel dipanarsi della vicenda diventa, in un certo senso, essa stessa protagonista, simbolo di vicende personali e al contempo nazionali. Com’è il tuo rapporto con questa città? 
Da giovane vivevo a Monfalcone, alle porte di Trieste: ai miei occhi quella era La Città, ai cui stimoli non sapevo rispondere che in maniera inadeguata. Oggi resta la nostalgia per quello che non c’è più, la gioventù innanzi tutto.
 
Potresti definire con un aggettivo le quattro sorelle e perché?
Moderne: più vicine a noi che alle donne che le hanno precedute. La prima guerra ha offerto alle donne possibilità inimmaginabili e le ha proiettate nella modernità. Aggiungerei anche flessibili: nei momenti difficili la resistenza non sta nella forza, ma nella capacità di adattarsi alle condizioni in cui ci si trova, utilizzando, se necessario, la forza dell’avversario a proprio vantaggio. Proprio come si fa nel judo, sport che ho molto amato, e come fanno le mie sorelle. 
 
Nel romanzo racconti anche del folklore e delle tradizioni friulane. Che valore hanno secondo te nella nostra società queste tradizioni, questi riti?  
Sono le nostre radici, la nostra cultura: qualcosa da rispettare. Non sopporto la mistificazione che spesso ne viene fatta, la loro strumentalizzazione a fini propagandistici, la spettacolarizzazione a fini turistici.
 
Cosa significa per te scrivere? 
Dare forma a un’idea. Ma anche dare vita a dei personaggi che spesso  finiscono per diventare persone, con le quali mi scopro a parlare.
 
Hai altri progetti in cantiere? 
Sto raccogliendo del materiale, non so ancora se sarà la continuazione di “Sorelle” o un lavoro a sé. Sarà comunque un romanzo ambientato nel passato. Anche se amo il mio tempo, provo un’attrazione fatale per il mondo che lo ha preceduto. 
 
Grazie di aver condiviso le tue riflessioni.
Grazie a te.


 
La scrittrice Barbara Pascoli

 

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