Passa ai contenuti principali

"Case rosse" di Alberto Coco

  LuoghInteriori editore, 2023, pagg. 216. Incipit "Sono inginocchiato nel sedile posteriore della Fiat 1100 color verde oliva di papà. Mia sorella Olga si è sistemata al mio fianco nella stessa posizione. Attraverso il finestrino guardiamo l'ingresso del civico 9 di viale Monza. Mamma si è fermata a parlare con le cornacchie allineate davanti al portone d'ingresso. Stringe mani, abbraccia, si asciuga le lacrime. É un addio, il mio primo addio. Non so bene cosa sia.  Papà mi ha spiegato che è un saluto che fai quando poi non ti ti vedi più per tanto tempo. Mi farà male, ne sono sicuro. A me fa già male il ciao che dico a Dante la sera. Sembra far male anche a mia sorella: ha il labbro inferiore che tremola come un budino alla fragola. Se piange lei - lei che non piange mai - io piangerò almeno il doppio. L'addio mi riempie di vuoto, mi strige la gola con un nodo". Pensieri luminosi Vi è mai capitato di ascoltare una canzone e fra un ritmo e l'altro la mente ap

"L'acquaiola" di Carla Maria Russo

 


 Casa editrice Piemme, 2018, pagg. 249.


Incipit

"Maria abita al Travucco, la parte alta del paese, destinata ai poveri, dove non ci sono strade selciate, come nella parte bassa, riservata ai galantuomini, ma solo scalini pavimentati di lisce, le pietre comuni di cui la zona abbonda.
Ha quindici anni ed è l'ultima di quattro sorelle, nata quando i genitori erano già vecchi e ormai non aspettavano più figli. Vive nella casa di famiglia, formata da una stanza con un camino e un fondaco sottostante, cui si accede tramite tre scalini esterni, dove trovano ricovero l'asino e le galline".

 

 

Pensieri luminosi

L'adolescente Maria, detta l'acquaiola, trascorre la sua lunga esistenza fra un mucchietto di case abbarbicate nelle rocce dell'appennino centro-meridionale, in un'Italia che ha trovato da poco la sua unità e i primi anni del Novecento. Questa giovane ragazza dedita al lavoro e alle incombenze della povera casa in cui abita con il padre malato e qualche animale, diventa colei che porta l'acqua in grandi barili per tre chilometri, anche tre volte al giorno e con qualsiasi condizione atmosferica alla "Casa Grande" del suo padrone don Francesco, autoritario possidente del paesino.
Nella casa del ricco uomo è nato da poco il suo ultimogenito Luigi e Maria prova per quel neonato un tenero e profondo affetto e così sarà per lui quando diventerà più grande.
Il loro sarà un legame particolare e insolito caratterizzato da rispetto e da una inossidabile affinità.
Entrambi nel loro percorso di vita affronteranno gioie e dolori, sconfitte e rassegnazioni, ma porteranno sempre con loro quel piccolo scampolo di gratitudine che li terrà legati negli anni in cui scorreranno davanti ai loro occhi mutamenti sociali, economici e loro stessi saranno coinvolti in vicende affettive e amorose che li trasformeranno.
La scrittrice Carla Maria Russo  ci conduce con sensibile maestria e un linguaggio semplice, ma altrettanto profondo, tra le pieghe di una vicenda umana caratterizzata da estremo coraggio, orgoglio personale, desiderio di autonomia e libertà e fa dell'acquaiola Maria una figura emblematica. Il suo nome è tra i più comuni nel nostro Paese ma lei non è una persona comune, o almeno non lo è nel tempo in cui è vissuta. É dapprima una ragazzina e poi una donna come nessun'altra al suo paese: cocciuta, tenace, temeraria, orgogliosa, forte. Accetta con dignitosa umiltà qualsiasi lavoro faticoso le venga offerto pur di guadagnare il pane per sopravvivere. La sua è una vita costellata di essenzialità; il suo sguardo profondo, serio che tutto vede, cozza contro l'idea della donna che avevano gli uomini del tempo, in una Italia da poco riunita con il Risorgimento ma che molta strada doveva ancora fare per rendere uniti tutti gli italiani per gran parte analfabeti in luoghi arretrati economicamente, ma soprattutto con una mentalità rozza e a volte brutale. La donna di quel tempo e di quei luoghi era destinata alla sottomissione, ad essere possesso dell'uomo, ma Maria non è così, non vuole catene che la imprigionino, seppur nella limitatezza della sua vita fra il lavoro nei campi e le fatiche quotidiane che la portano a vivere il presente che, con le sue miserie e povertà, le impedisce di visualizzare un futuro prossimo degno di nota. Il suo domani si ferma dietro le palpebre che si chiudono dalla stanchezza alla sera quando, a fior di labbra, recita le sue preghiere e si addormenta per ricominciare all'alba il lavoro.
Nessuno si permette di scherzare con lei, nemmeno il padrone, che ne ha quasi soggezione, la reputa strana, diversa. Maria  apparentemente si dimostra fredda e altera così come le sue parole sono stilettate e battono sempre là "dove il dente duole": sembra quasi priva di emozioni; in realtà custodisce dentro di sè la fiamma dell'amore, soprattutto per sè stessa e per quella intimità femminile che reputa come un tesoro inestimabile.
Gli abitanti del borgo osservano questa piccola figura povera come loro ma dalla ricca dignità e in un certo senso provano un profondo rispetto per lei e quando il dramma busserà alla sua porta faranno gruppo compatto per proteggerla. Ma lei, nonostante il dolore lancinante non urla; lo trattiene riversandolo nella propria anima e solo qualche volta alcune lacrime scendono dai suoi occhi, il cui sale brucia la pelle.
La narrazione abbraccia anche altre tematiche come l'emigrazione: molti compaesani di Maria cercheranno una vita nuova verso "la Merica", così chiamata nella loro ignoranza e che appare ai loro occhi una nebolosa porta fortuna. Ta le righe sono presenti altri aspetti come la paura arcaica del progresso visto come il male assoluto, il senso profondo del dovere, l'alternarsi delle stagioni come simboliche parti dell'esistenza, la rigida e quasi medievale divisione delle classi sociali: i ricchi intoccabili e chiusi nella loro "torre d'avorio" che non vogliono essere insozzati dalle luride mani dei poveri, il pudore e la vergogna.
Ho provato un grande coinvolgimento emotivo tra le pagine di questo romanzo. Ho sentito la sofferenza di Maria, ho percepito la forza delle sue braccia e delle sue gambe che si muovono tra le rocce e le strade dissestate, sulle faticose salite e le discese scivolose, con il vento e la pioggia, la neve, il gelo e le afose giornate estive. Maria non si lamenta mai, è sfruttata ma nonostante ciò lavora sodo, lavora sempre: lei è il lavoro.
La vicenda descritta è un baule ricolmo di emozioni, di struggente amore, di sofferta solitudine, di sacrifici estremi. L'empatia ha preso il sopravvento e mi sono lasciata trasportare anche da quel linguaggio popolare, da quel dialetto misero ma intensamente ricco di sfumature e significativo, funzionale in certi momenti. Il libro è però anche mezzo di conoscenza per altri personaggi che nel bene o nel male entrano in contatto con l'acquaiola; una coralità di voci che si raccontano al lettore e metaforicamente sembrano appoggiarsi alle spalle di Maria, che la immagino come un grande albero. Scossa dal vento e dalle intemperie ha le radici ben piantate nel terreno; il suo tronco è forte, coriaceo e la linfa (l'intimo essere della protagonista, la sua acqua dell'esistenza) che l'attraversa dona vita e arriva fino ai rami che, innalzati verso il cielo azzurro come i suoi occhi, vengono avvolti da fiori e foglie verdeggianti e sembrano avere, come scossi da una brezza leggera, un fremito d'amore in cui lei annegherà per sempre serena.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
" Linù accarezza il volto rugoso della nonna, la sua pelle secca e ruvida, vi depone piccoli baci e ne manda con la manina, quando deve separarsi. Baci che lei ricambia, sorridendole e posando le labbra sulla punta delle dita, come fa la nipotina. Che incredibile sorpresa scoprirsi capace di compiere gesti che, in altri tempi, le sarebbero parsi sciocchi, frivoli e insensati, che l'avrebbero fatta vergognare".
 
 

Gli oli essenziale da utilizzare durante la lettura:
tre gocce di arancio e tre gocce di rosmarino da sciogliere nel bruciatore di essenze con candela bianca neutra, per ritrovare un sorriso quando tutto sembra buio e per assaporare le atmosfere dei borghi del centro Italia.


Un po' di luce sull'autrice
Carla Maria Russo è nata a Campobasso (Molise) ed è una scrittrice italiana. Vive e lavora a Milano. Si è laureata in Lettere Moderne presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi in storia del Risorgimento e ha insegnato italiano e latino nel triennio del liceo.
 
 
 
Bibliografia essenziale
- "La sposa normanna", 2004;
- "Il cavaliere del giglio", 2006;
- "L'amante del doge", 2008;
- "La regina irriverente", 2012:
- "La bastarda degli Sforza", 2015;
- "I giorni dell'amore e della guerra" 2016;
- "Le  nemiche", 2017;
- "Una storia privata. La saga dei Morando", 2019;
- "I venturieri. La travolgente ascesa degli Sforza", 2021;
- "Il segreto di Clelia", 2011 (libro per ragazzi);
- "Bartolomeo alla prima crociata", 2016 (libro per ragazzi).
 
 

INTERVISTA ALL'AUTRICE

Ciao Carla e benvenuta nel mio spazio letterario. Come è stata la genesi del tuo romanzo?
Il libro trae ispirazione dai racconti che mi narrava mia nonna quando ero bambina. L'ascolto delle sue storie resta una delle mie memorie più care perchè lei, che pure era analfabeta, possedeva il dono immenso di saper raccontare, saper catturare la mia attenzione, tanto che i suoi racconti erano molto più avvincenti di qualunque fiaba. É stata lei a narrarmi la vita del paese in cui abitava, gli usi, le abitudini e alcune vicende riguardanti i compaesani. Fra le tante storie, ho scelto quella di Maria, che mi era rimasta particolarmente impressa nella memoria.

Nel libro è tracciata la figura mirabile di Maria, l'acquaiola del titolo. Questa donna rappresenta al meglio il sentimento di attaccamento alle proprie origini, alle proprie radici. Ripensando un po' alla protagonista, anche nella tua esistenza hai questa sensazione?
La mia è stata una esistenza molto diversa da quella di Maria, immensamente più facile e fortunata, vissuta quasi interamente in una grande città come Milano, alla quale sono certamente molto legata, anche se esistono diversi luoghi cari al mio cuore, fra i quali quelli di origine della mia famiglia e la Toscana.

Alcuni elementi naturali come l'acqua ma anche la terra permeano il racconto come fossero anch'essi personaggi e hanno un forte valore evocativo. Ce ne vuoi parlare?
La terra e l'acqua hanno rappresentato per Maria il sostentamento e la sopravvivenza. Ho cercato di rendere nel libro la difficoltà di vivere in un contesto così duro, nel quale una giovane ragazza come lei considera una fortuna insperata l'incarico di acquaiola per la casa di don Francesco: un lavoro durissimo, chilomentri da percorrere ogni giorno con il suo asino, su e giù per stradine di montagna, ora fangose, ora gelate, ora polverose, a seconda delle stagioni, dal mattino presto, quando l'alba sta a malapena spuntando, sino a sera, per un compenso modestissimo e tuttavia meno incerto di altri, da arrotondare coltivando il suo piccolo campo. Maria ringrazia Dio per questa fortuna, che le consente di sfuggire alla precarietà del lavoro di semplice bracciante e alla tirannia dei caporali.

La figura di Maria è l'emblema della donna forte, dedita al lavoro e desiderosa di avere una sua indipendenza economica e mentale pur in un periodo storico difficile per le donne, soprattutto in un paese dell'appennino centro-meridionale di fine Ottocento, povero e lontani dal progresso, che avrebbe iniziato a lambire successivamemte anche la comunità montana. Quanto è attuale nella nostra contemporaneità una figura femminile con queste caratteristiche?
Le caratteristiche psicologiche di Maria, la sua forza, la sua indipendenza erano del tutto insolite negli anni e nel tipo di società in cui lei è vissuta. Talmente insolite da renderla una persona dura e difficile agli occhi degli altri, che sarebbe stata forse del tutto emarginata, non fosse stato per il profondo rispetto che la sua integrità morale e la sua generosità suscitavano nei compaesani. Per fortuna, oggi il bisogno di indipendenza e autonomia sono molto più diffuse fra le donne di quanto non fossero ai tempi di Maria.  Abbiamo fatto passi avanti, almeno in questo senso. Oggi, anzi, l'aspirazione a essere padrone della propria vita è così prepotente nelle donne che a volte gli uomini ne restano confusi e non ce la perdonano.

Nel romanzo sono citati alcuni eventi che hanno permeato il nostro passato storico. Quanta ricerca hai dovuto fare per questo tuo libro?
Gran parte delle informazioni e della documentazione mi vengono direttamente dai racconti di mia nonna, che ha vissuto nel paese di cui parlo (per questo non lo nomino) ed è stata testimone delle vicende di Maria l'acquaiola. Dunque, in questo caso (l'unico in tutta la mia esperienza) ho potuto utilizzare fonti davvero di prima mano, ovvero una testimone oculare della vita del paese, delle sue caratteristiche, dei suoi usi e dei personaggi narrati. A questo ho ovviamente aggiunto uno studio sulle condizioni dell'Italia negli ultimi decenni dell'ottocento e nei primi del novecento, soprattutto relativamente al sud e alle campagne.
 
Nel romanzo sono rappresentate due realtà: un paese montano e i suoni ovattati, come una lontana eco, della città. Due luoghi diversissimi che però possono riempire l'uno il vuoto dell'altra. A quale ambiente senti di appartenere di più e perchè?
In tutto e per tutto alla città. Amo la natura, mi ci rifugio spesso (ho un agriturismo in Toscana) ma non riuscitrò mai, temo, ad abbandonare la città e in particolare Milano. Anche perchè non potrei mai sopravvivere senza le sue ricche e super fornite biblioteche. 
 
Luigi è un altro personaggio importante nella vicenda che riesce ad abbattere le ferree distinzioni fra ricchi e poveri, diventando amico di Maria e abbracciando anche il suo mondo. Ha seguito l'istinto, il suo cuore. Quanto, secondo te, nelle scelte dell'esistenza è più importante seguire il cuore?
Difficile a dirsi. Io, per carattere e per esperienze di vita, non sono mai riuscita a prescindere dalla ponderatezza della ragione. E, per me, si è rivelato un bene. Ma non è detto che valga per tutti.

L'emigrazione è un altro tema presente nel romanzo.  Il "lasciare" ha una connotazione profonda che induce a riflettere sulla condizione di chi fugge per trovare un domani migliore. Quanto è attuale questa situazione?
Talmente attuale che l'emigrazione è e resterà uno dei più giganteschi fenomeni di questa nostra epoca. Sono in atto migrazioni di tale portata da sovvertire la società così come la conosciamo, a mio avviso.

Cosa significa per te scrivere?
Poter raccontare le storie bellissime nelle quali mi imbatto. Una sorta di magia, che ho sempre paura che mi abbandoni.

Hai un nuovo progetto in cantiere?
Sì, il nuovo libro uscirà a fine settembre. Vi darò delle anticipazioni su Instagram e FB appena tutto sarà completo e definito.

Grazie mille delle tue riflessioni e auguri per il tuo nuovo lavoro!
Grazie a te.
 

 
 
 
 La scrittrice Carla Maria Russo


Per l'acquisto del libro

Commenti

Post popolari in questo blog

"Silenzio imperfetto" di Riccardo Tontaro.

Funambolo edizioni, 2023, pagg. 128.   Incipit "Mai una parola, con nessuno. Ha un sorriso per tutti, ma mai una parola. É il silenzio vivente, dove la metti sta, zitta, come una pietra ben levigata, sommersa dall'acqua di un torrente. Legge sempre, ogni tanto scappa con un paio di libri in borsa, ma o torna subito o la ritroviamo qui vicino. A parte questo, non combina più fesserie, non fa mai danni. Queste alcune delle parole che ascolto ma non sento. Sono quelle che gli infermieri dicono al  mio nuovo dottore, arrivato qui da poco".   Pensieri luminosi  Anni fa ebbi una bellissima esperienza come insegnante di sostegno in una scuola dell'infanzia. Incontrai un bambino che non parlava, chiuso in sè, spesso a braccia conserte ma insolitamente curioso di osservare il paesaggio di là dal vetro. Quando entravo in aula il suo viso era sempre rivolto alla finestra da dove si poteva osservare un bellissimo paesaggio collinare: alcuni alberi in lontanza a formare un piccolo

"Una carezza all'improvviso" Francesca Ziliotto.

Historica edizioni, 2023, pagg. 143. Incipit "Anna aveva quell'immagine davanti agli occhi. Era impietrita, non sapeva se chinarsi a raccogliere il mazzo di tulipani che le era caduto dalle mani in mezzo alla strada o continuare a fissare quell'uomo, fermo al semaforo col cane guida al seguito, di fronte a lei. Le ricordava Leonardo, l'uomo che aveva amato per la vita e che, alla notizia che sarebbe diventato cieco entro breve tempo, era misteriosamente caduto nell'Adige e il suo corpo non era mai stato ritrovato".   Pensieri luminosi   Dopo aver terminato la lettura di questo romanzo, ho fatto un salto temporale negli anni degli studi universitari, quando studiavo concetti psicologici e sociologici e fra quelle pagine ho approfondito il significato di empatia, che è quella capacità di captare le corde emotive dell'altro ed entrare così in sintonia, in una sorta di musicalità percettiva per comunicare in modo sentito e per questo gratificante. Fra le pa

"Un cuore di smeraldo in eredità" di Melissa Bentivegna

    Historica Edizioni, 2023, pagg. 220.    Incipit   "Ester Mineo iniziava ogni giorno come un'ospite che entra nel mondo in punta di piedi. Non poteva sapere che quella mattina, un passo dopo l'altro, sarebbe andata incontro a qualcosa di impensabile. Che tutto stesse per finire, non poteva immaginarlo.  Quello era decisamente un giorno diverso". Pensieri luminosi   Si può lasciare un'eredità morale al prossimo? Si possono abbandonare briciole di un bagliore luminoso piuttosto che un gioiello, simbolo di unità, di completa fiducia nell'altro? Il romanzo della scrittrice Melissa Bentivegna risponde affermativamente a questi interrogativi, perchè tra le pagine della storia che racconta cresce, come un fiore nel deserto, il valore incommensurabile della vita e di come gli esseri umani possano farne uso, in maniera costruttiva o distruttiva, donandone in questo caso  un contorno qualitativo importante che ha i connotati della giustizia, del coraggio, della fidu