Passa ai contenuti principali

"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"La bambina e il sognatore" di Dacia Maraini

Casa editrice Rizzoli, 2015, pagg. 411. 

 

 

Incipit

"Cammino rapido in mezzo a una strada quasi cancellata dalla nebbia. Un vento secco e cattivo mi fa socchiudere le palpebre, mi toglie il respiro. Mi chiedo dove sono e dove sto andando. Dal muretto di mattoni sbreccati, carico di rampicanti, che scorgo  alla mia sinistra, mi sembra di riconoscere la strada che porta alla scuola in cui insegno.
Non vedo a due metri di distanza. Avanzo a fatica, forzando quella parete di vento e nebbia. Improvvisamente quasi inciampo in una bambina che cammina lesta, avvolta in un cappottino rosso da cui esce un collo bianco e lungo".
 
 
Pensieri luminosi 
 
In questo romanzo ci troviamo in un quartiere apparentemente tranquillo della città di S. Nani Sapienza è un insegnante di scuola primaria. Appena la scrittrice ne ha tratteggiato il suo profilo mi è venuto in mente il filosofo greco Socrate; secondo lui insegnare, educare, significava far emergere la verità e per farlo stimolava nei suoi ascoltatori il dubbio, la domanda, il pensiero critico.
Così fa lo stesso Sapienza, che proprio nel suo cognome ha la sua grande virtù; desidera che i suoi discenti vadano con i propri pensieri, le loro personali riflessioni alla ricerca del sapere, della conoscenza dei fatti del mondo senza lasciarsi influenzare nè dal pensiero dei loro genitori nè da ciò che la società, in modo subliminale, vorrebbe che pensassero o agissero.
Quotidianamente con loro instaura un dialogo costruttivo, armonico e quanto mai realista, pur partendo da favole, fiabe e mitologia.
In questo modo riesce a traslare contenuti importanti e funzionali che permettono riflessioni dense di significato e caratterizzate da perchè, ipotesi che nascono non più o non solo da bambini, ma da potenziali adulti con in mano il pensiero pensante.
Nelle sue giornate a scuola il dialogo tra l'educatore e gli alunni è sempre protagonista e diventa quanto mai fondante un giorno, quando nella magica arte del raccontare che tiene profondamente desta l'attenzione in quei cervelli in crescita, nomina Lucia, una loro coetanea scomparsa improvvisamente nel tragitto tra casa e scuola.
Ecco che allora si dipana parallela un'altra vicenda che coinvolge lo stesso maestro. Nelle sue notti in solitudine, dopo che un grave e sofferto episodio della sua vita personale lo ha sconvolto e privato anche dell'amore di sua moglie, sogna la piccola bambina e in vari episodi onirici, che diventano premonitori, si agrappa al bisogno e all'impellente necessità di sapere, di conoscere di più su quella ragazzina.
Inizia delle ricerche e vuole risposte ai suoi perchè, che di riflesso sono quelli della comunità, ma che per egoismo o per quieto vivere la società stessa cerca di dimenticare, di far morire.
Con la sottile arte del pettegolezzo la periferia porta voci contrastanti, spinge sull'acceleratore del pensiero ipocrita, vive di ipotesi, di sentito dire, di mezze parole, di pensieri farlocchi che hanno il rischio di trasformarsi in realtà. Ma il nostro maestro persiste nel cercare la verità ed entrerà in un buco nero di sporcizia, di marcio, di perversione, di illecito, negli inferi di menti malate e distorte.
Dacia Maraini, con ritmo incalzante e linguaggio concreto, ci fa conoscere il profilo di un personaggio insolitamente non femminile. Un uomo che con coraggio ed empatia ha in sè "quell'idealismo sognatore" che lo porta a guardare alla forza delle idee e nel valore pregnante dei principi morali.
Nel testo sono presenti anche altre tematiche come la solitudine degli affetti, la nostalgia del tempo perduto, la storia delle religioni, ma soprattutto il dilaniante dualismo che l'essere umano ogni giorno, in ogni scelta, in ogni occasione che la vita propone deve combattere, preso in una morsa tra le pulsioni degli istinti primari, l'Es e la logica morale del Super Io.


La mia lampada ha illuminato questa frase:
"La storia, ogni storia, nasce quando ci sono un corpo e una mente che si preparano all'ascolto. Il corpo non è meno teso e attento del pensiero che assorbirà, attraverso le parole, un racconto, con il suo eroe, le sue gesta e la sua conclusione. E io sono già saltato dentro, con tutti i piedi, in questo rito fatato".
 
 
Un po' di luce sull'autrice
Dacia Maraini (Firenze, 13 novembre 1936) è una scrittrice e saggista italiana. Figlia di un etnologo  toscano e della principessa palermitana Topazia Alliata, tracorse l'infanzia in Giappone dove fu internata con la sua famiglia in un campo di concentramento giapponese, dove patì la fame. Al suo ritorno in Sicilia, dai nonni materni, presso Bagheria conobbe la realtà dell'isola, soggetto di alcuni suoi scritti.
Fu compagna a lungo dello scrittore Alberto Moravia con cui visse dal 1962 al 1978. A Roma strinse amicizie con Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante, Maria Bellonci.
 
 
Bibliografia essenziale
- "La vacanza" (1962);
- "Memorie di una ladra" (1972);
- "Il treno per Helsinki" (1984);
- "La lunga vita di Marianna Ucrìa" (1990) premio Campiello;
- "Bagheria" (1993);
- "Voci" (1994);
- "Dolce per sè" (1997);
- "Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza" (2013);
- "Trio. Storie di due amiche, un uomo e la peste di Messina" (2020).


 
La scrittrice Dacia Maraini
 
 
Per l'acquisto del libro

 


 
 

 

Commenti

Post popolari in questo blog

"Il giardino dei gelsomini" di Nadia Mari

  IP Independently published, 2024, pagg. 353   Incipit "Nel tranquillo villaggio di Ca' di Verdalba, adagiato su morbide colline, Nadine, una donna non più giovanissima ma con un fascino non ancora sfiorito, si svegliava ogni mattina con un senso di vuoto interiore. Le cicatrici del passato, invisibili agli occhi ma ben radicate nel suo essere, tingevano la sua esistenza di una sottile malinconia. Nonostante vivesse in un ambiente idilliaco, sentiva che la sua vita si stava consumando in una sorta di routine priva di colore e di passione. Le giornate si susseguivano in un perpetuo rincorrersi di gesti, imprigionandola in un mondo grigio e monocromatico, in cui ogni momento sembrava la replica del precedente. Eppure, nel profondo del cuore, avvertiva un richiamo, un'eco lontana che le sussurrava dell'esistenza di qualcosa di più grande, oltre i confini della sua routine quotidiana".   Pensieri luminosi   Avete mai intrapreso un viaggio dentro a voi stessi in alcun...

"Prima che sia troppo amarti" di Annalisa Teggi

    Il Timone editore, 2024, pagg. 188.   Incipit "Se l'era cercata. Diana correva al buio pensando ai commenti sul suo necrologio. Non staccava gli occhi dall'unica luce davanti a sé. Aperti h24, un'insegna così anonima di giorno. Arrivarci, presto. Sentiva ancora addosso il fiato di alcol e sudore. Una voce roca era rigurgitata fuori da un angolo della strada. Un'ombra viva, arrabbiata o isterica si era sollevata da terra spalancando le braccia verso di lei. Un forte colpo a terra e una risata cavernosa. La stava rincorrendo?  O era rimasto in quel cantuccio nero di marciapiede?".   Pensieri luminosi Nel vocabolario   la parola "troppo" è sia un avverbio che un aggettivo e in entrambi i casi la definiscono come una quantità eccessiva, qualcosa più  del dovuto, più del giusto.  In definitiva sia che lo si qualifichi come avverbio o aggettivo, "troppo" ha un connotazione negativa e lo si può affiancare allo spreco come quello alimentare; o...

"Tutto può succedere" di Francesca Ziliotto

  Capponi editore, 2024, pagg. 152.   Incipit "Teresa Cortese era in piedi davanti al tavolino del suo salotto, vestita di tutto punto, come si fosse preparata per uscire da un momento all'altro. Aveva appena preso dalla madia antica, regalo di sua nonna, il vaso di cristallo che teneva sempre a portata di mano, il suo preferito, e lo aveva riempito di acqua fresca. All'interno vi sistemò un mazzo di calle bianche freschissime, ancora con il loro pistillo giallo racchiuso dentro il bocciolo. Quanta eleganza in quel fiore, così come elegante era lei". Pensieri luminosi Ricordate il detto "l'unione fa la forza?" Si dice che i proverbi e i detti popolari siano fonte di saggezza, perché nel tempo hanno trasportato insegnamenti degni di nota. Mi voglio soffermare appunto su sopracitato detto perché mi permette di riflettere sul nuovo libro scritto da Francesca  Ziliotto "Tutto può  succedere".  Sì, perché "l'unione fa la forza" calza p...